Astrologia e cristianesimo

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Siamo ormai al termine del 1993 e ritorna urgente il desiderio di interrogarci sul nostro futuro più prossimo attraverso vari mezzi, fra i quali spicca senz’altro quello ritenuto più scientifico: l’astrologia.

            Gli ultimi giorni dell’anno racchiudono una grande carica emotiva e spesso angosciante di fronte all’anno successivo che ognuno vorrebbe migliore e positivo; ci troviamo allora di fronte al massiccio impiego dei mezzi di comunicazione di massa per predire il futuro e spesso calmare o rassicurare le ansie dei soggetti più vulnerabili.

            Sono moltissimi i giornali (pur escludendo gli specialistici del settore) che escono con all’interno speciali o inserti con le previsioni astrologiche e, a quanto pare, poco conta che nessuna previsione assomigli ad un’altra e che si possa perciò obiettare: ma le stelle non sono le medesime?

            Tutti gli astrologi e i maghi (ricordo che non tutti gli astrologi sono maghi ma tutti i maghi sono astrologi, poiché l’astrologia è una forma di divinazione) sono alle prese con difficilissimi calcoli interstellari per poterci “chiarire” che: «TORO – Saturno è in trigono con Marte perciò non tutto sarà splendido ma, tenendo conto che Plutone è in terza casa ed è in opposizione a Venere, quest’ultimo ci permetterà di uscire da brutte situazioni, se noi sapremo sfoderare la grinta necessaria e usufruire dell’aiuto di chi ama… (N.d.A. pur variando i nomi dei pianeti e delle costellazioni il prodotto non cambia!)».

            La gente preferisce lasciare che tutto sia pianificato e difficilmente riesce a comprendere che gli oroscopi, in quanto tali diminuiscono il libero arbitrio delle persone.  

            L’osservazione dei fenomeni celesti che determinavano le tre stagioni dell’anno (ricordiamo che l’autunno è una stagione immessa soltanto durante l’età ellenistica) iniziava ad assumere un’importanza rilevante già durante la comparsa sulla terra dell’uomo neolitico che, basando la propria economia sulla pastorizia e l’agricoltura, si sforzava di interpretare i segni celesti con particolare riferimento al percorso del sole e della luna.

            L’idea dello zodiaco cominciò ad avere una sua fisionomia ma i segni zodiacali non furono subito i dodici che ora conosciamo, bensì’ un numero maggiore o minore a seconda delle culture che li determinavano.

            Per memorizzare gli astri che con la loro presenza indicavano l’inizio e la fine dei periodi da tenere presenti, si attribuì loro un nome o un’immagine, che non sempre alludeva ad una effettiva somiglianza antropomorfica, ma spesso si riferiva a fattori di vita agropastorale coincidente con l’apparire di quella costellazione (per esempio il segno dell’ariete – 21/3 20/4 – era collegato al periodo in cui questo animale era pronto per l’accoppiamento). Tali ricorrenze periodiche venivano celebrate con feste allegre e solenni fino a rivestire un carattere sacro e a considerare i fenomeni naturali come manifestazione di esseri divini.

            I greci introdussero il concetto di personaggi mitici trasformati in astri (Marte, Giove, Venere…) e la metamorfosi siderale assunse pertanto il significato di una giustizia divina e incitò i credenti a derivarne un insegnamento morale e religioso.

            Per comprendere meglio il cambiamento nel concetto di segno zodiacale, prendiamo in esame il primo dei 12 conosciuti: la costellazione dell’Ariete, che copre il periodo che va dal 21 marzo al 20 aprile.

            L’ingresso del sole in questo segno annuncia il momento in cui, come dice Lucrezio, gli animali esultano per i fertili pascoli ed è il momento in cui l’ariete è pronto per l’accoppiamento. Per le civiltà pastorali era simbolo e augurio di prosperità, tanto più che il ridestarsi della natura dopo l’inverno segnava non solo una nuova stagione ma anche l’inizio dell’anno sociale (eccetto che per gli egizi, per i quali il Capodanno era indicato dal levare eliaco di Sirio-Sothis, poiché coincideva con i primi rigonfiamenti delle acque del Nilo, nunzi della successiva inondazione fertilizzante.

            I babilonesi chiamavano con il nome di KusariKu (ariete) soltanto le tre stelle più alte a forma di triangolo, mentre la costellazione completa era detta Dil-gal (irrigatore) attribuito al dio Ea, apportatore di piogge primaverili e raffigurato con una testa di ariete.

            Anche gli Ebrei, in prossimità dell’equinozio di primavera (solo in seguito la pasqua venne celebrata come ricordo del passaggio del Mar Rosso).

            Il moderno “anello zodiacale” venne colto dai babilonesi, studiando quella fascia di cielo in cui gli astrologi (termine che allora identificava anche gli astronomi) vedevano muoversi i pianeti e il sole, pensandoli esecutori di una volontà superiore sul destino degli uomini e dividendo questa fascia in 12 parti uguali, chiamate segni, della durata di 30 giorni ciascuno.

            Ancor oggi si è mantenuta questa classificazione, non tenendo conto che l’anello zodiacale contiene 13 costellazioni e non 12 (vi è anche l’Ophiuco 29/11 – 18/12) ed è postulato che ogni persona sia legata in modo determinato e determinante alle configurazioni celesti: in particolare alle disposizioni reciproche degli astri nel giorno della nascita (è in atto però una giusta discussione sul perché non usare la più esatta data del concepimento).

            Premetto che non è mio intendimento dare un giudizio definitivo su questa disciplina, ma solo fornire elementi utili a un discernimento di valori che ognuno potrà poi approfondire per conto proprio.

            Preciso anche che, mentre mi accingo ad analizzare i contenuti dell’astrologia “scientifica”, non prendo neppure in esame l’astrologia che pretende di predire il futuro, ritenendola senza fondamenti, senza casistica con riscontri positivi e contro la fede in un Dio che, unico dirige i nostri passi all’interno del suo piano di salvezza: questa astrologia è un modo estremamente subdolo e menzognero per attirare la gente e fare soldi.

            Uno dei problemi dell’astrologia scientifica, dibattuto anche dai moderni astrologi, è se bisogna computare l’eventuale influsso degli astri a partire dalla nascita dell’individuo o dal suo concepimento.

            Oltre al fatto che la vita di un uomo inizia prima di vedere la luce, la scienza astrologica non riesce a tenere conto di tutti gli studi genetici, dei cromosomi, dei geni, del DNA nel quale è già inserito anche parte dei tratti caratteriali di un individuo (ricordiamo che il maggior influsso sull’uomo è dato dall’ambiente e dalla società in cui vive).

            Un altro problema è la credenza, a cui è legata l’astrologia, che la terra (e ancor più l’uomo) sia al centro dell’universo e che la realtà materiale sia formata ancora dai quattro elementi primari: aria, acqua, terra e fuoco. Non si prende in esame non solo la rivoluzione copernicana, ma neanche gli studi della moderna astronomia.

            Le analisi del carattere dell’individuo sono spesso legate alle rappresentazioni dei segni dello zodiaco (Toro, Vergine, Leone…), ma oggi sappiamo che la precessione degli equinozi ha come effetto che, ad esempio, quando il Sole è nella Vergine, in realtà si trova nel Leone.

            Le costellazioni poi sono delle illusioni ottiche di prospettiva: avviciniamo con lo sguardo stelle molto distanti e allontaniamo stelle che in realtà sono tra loro molto vicine, per cui definire una costellazione non è sempre tanto chiaro. Teniamo conto che intorno a molte stelle esistono dei sistemi planetari come il nostro e se l’influsso di un pianeta sugli individui non dipende dalla sua distanza (come sostiene l’astrologia), si può dimostrare che l’influsso di questi miliardi di pianeti molto lontani supera largamente quello dei pianeti usati dagli astrologi.

            Che dire infine dell’oroscopo della povera gente nata a nord del circolo polare, a Murmansk o a Tromsoe? Il cielo di questi sfortunati è privo di pianeti, tutti sotto l’orizzonte per molti mesi. Murmansk, città di 300.000 abitanti, dovrebbe avere la gran parte di essi senza attitudini particolari: tutti disoccupati o incompetenti?

            Alle soglie del 2000 non possiamo credere ancora alle conoscenze medioevali del cosmo! Altrimenti dovremmo ancora credere che la terra è al centro dell’universo… anche se per le persone sentirsi “al centro dell’universo” è sempre un motivo di autostima e di rassicurazione. Se io sono al centro dell’universo so da dove parto e come muovermi e non mi sento più circondato da forze ostili che ormai posso riconoscere, combattere e sconfiggere.

            Il problema più interessante per i credenti è capire quale tipo d’influsso possono avere gli astri sulla loro vita: è un  influsso per il quale la persona può agire diversamente o no? Dentro questi parametri, come si colloca la libertà dell’uomo e ancor più la chiamata di Dio nella storia umana?

            Un cristiano non può accettare che il suo futuro (e neanche il proprio carattere e le proprie tendenze) sia iscritto totalmente nelle stelle: si annulla la libertà e la responsabilità delle proprie azioni. Nella propria fede, il cristiano si riconosce chiamato da Dio a costruire liberamente il proprio destino, in collaborazione con Dio.

            Sono troppi i problemi che l’astrologia pone nel suo intento di pianificare l’esistenza dell’uomo. Gli oroscopi poi, in quanto tali, rientrano senz’altro in un sistema religioso alternativo a Dio. L’astrologo diventa l’intermediario tra l’uomo e la divinità: basti vedere sui giornali quante persone chiedono consigli anche per la scelta del coniuge, per intraprendere un lavoro o per l’educazione dei figli.

            «Quando si è sicuri di avere il rporpio destino già scritto da qualche parte, ci si sente dispensati dal prendere in mano la propria esistenza e dal cercare, talvolta con fatica, la propria strada: dopotutto “è scritto negli astri”», scrive Jean Vernette, ed è proprio questa la molla dell’immenso movimento astrologico.

            Dobbiamo tornare alla fatica di costruire il nostro destino e di accettare la nostra creaturalità nella certezza che Dio ci invita a seguirlo. Ben venga il monito di Isaia 47, 12-14: «Sta’ pure ferma nei tuoi incantesimi e nella moltitudine delle magie, per cui ti sei affaticata dalla giovinezza: forse potrai giovartene, forse potrai far paura!… si presentino e ti salvino gli astrologi che osservano le stelle, i quali ogni mese ti predicono cosa ti capiterà. Ecco, essi sono come stoppia: il fuoco li consuma; non salveranno se stessi dal potere delle fiamme».

            Annunciare il Vangelo, a differenza dell’astrologia, non è mai lesivo della ragione umana e delle conoscenze scientifiche. Dio è il creatore dell’universo e tutto è a Lui sottomesso, perciò noi nasciamo (anzi veniamo concepiti) sotto il segno di Lui, che racchiude tutti gli altri segni o influssi che il creato potrebbe avere su di noi.

            Se poi vogliamo fare un salto di qualità allora possiamo dire che siamo nati sotto il segno della Trinità, creatrice e ordinatrice del cosmo, e il suo “segno” più antropomorfico è senz’altro quella dello Croce.

            Lasciamo che sia Dio, sotto il segno della Croce, ad accompagnare l’anno che viene e ogni passo della nostra vita.

Articolo per Settimana del dicembre 1993

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