Esorcismi ortodossi

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Il recente interesse suscitato dal dibattito sulla possibilità di compiere esorcismi nella Chiesa cattolica, e che ha permesso la recente pubblicazione del nuovo rituale per gli esorcismi, ha risvegliato lo stesso interesse anche in altre chiese cristiane, prima fra tutte quella ortodossa.

È in via di pubblicazione un libro che parla degli esorcismi nelle chiese orientali, analizzando il pensiero ortodosso a riguardo della demonologia e il contesto liturgico delle preghiere d’esorcismo.

Il Concilio Vaticano II ci ha aiutati a riscoprire le linee di una teologia orientale che spesso si distanzia dalla Chiesa latina per autonomia e originalità.

Studiando l’esorcismo secondo la tradizione ortodossa, si è inteso rispondere all’appello del Concilio per ritrovare gli elementi comuni della spiritualità orientale e occidentale. Nella Unitatis Redintegratio si afferma: «Non si deve dimenticare che le Chiese d’Oriente hanno fin dall’origine un tesoro, dal quale la Chiesa d’Occidente molte cose ha preso nel campo della liturgia, della tradizione spirituale e dell’ordine giuridico» U. R. 14/544, e ancora «Tutti sappiamo che il conoscere, venerare, conservare e sostenere il ricchissimo patrimonio liturgico e spirituale degli Orientali è di somma importanza per custodire fedelmente la pienezza della tradizione cristiana e per attuare la riconciliazione dei Cristiani d’Oriente e d’Occidente» U. R. 15/551.

Difatti molti elementi che troviamo nelle preghiere esorcistiche orientali li ritroviamo quasi intatti nella tradizione latina e questo ci aiuta a comprendere che le due liturgie non sono poi così distanti fra loro.

La tesi fondamentale è che l’azione demoniaca è tuttora viva e presente nella storia dell’uomo, in particolare di colui che incautamente si avvicina alla superstizione e alla magia, allontanandosi invece dalla piena fede nel suo Creatore e dalla redenzione operata da Cristo sulla croce. Proprio la Croce rimane l’unico strumento di salvezza a disfatta del demonio ed essa viene invocata ripetutamente dai sacerdoti che pregano sul fedele tormentato, così come la S. Scrittura afferma «nel mio Nome scacceranno i demoni».

La stessa tradizione occidentale ha attinto a piene mani da questa liturgia ortodossa dell’esorcismo, anche se ne ha ristretto la celebrazione a casi particolari e dopo lunghe indagini sulla realtà mentale del  posseduto.

A differenza invece la Chiesa Orientale ha ritenuto ogni manifestazione negativa (difficoltà, possessione, malattia…) come un’azione diretta del demonio e quindi eleva la propria preghiera per la guarigione-liberazione di ogni persona che ne faccia richiesta con fede e umiltà, senza ricercarne le cause. Secondo gli ortodossi la morte, il peccato e la malattia sono in stretta connessione. Anche secondo il Vangelo, lo si vede chiaramente, a volte siamo in presenza di un indemoniato, in altri momenti siamo in presenza di un malato, eppure Gesù dal malato caccia il demonio, quasi come se il demonio fosse la causa della malattia.

La Chiesa ortodossa afferma che, visto che la malattia è comunque opera del demonio, non c’è bisogno d’indagare sull’origine della malattia degli eventuali posseduti ma si procede ad esorcismo comunque. Per gli ortodossi non ha tutta quell’importanza che ha per la Chiesa cattolica romana stabilire se ci si trova di fronte ad uno psicotico o ad un posseduto, perché anche la malattia dello psicotico è dovuta all’azione del demonio. Allo stesso tempo quando si curano le piaghe dell’anima dei figli spirituali, si curano indirettamente anche le piaghe dei loro corpi. E quando una persona sana le piaghe dell’anima anche il suo corpo ne risente positivamente, perché l’uomo è un’unità psicosomatica.

Non si può pensare che una persona per essere veramente posseduta da Satana debba essere sana di mente! Mentre la Chiesa cattolica fa mille indagini prima di autorizzare un esorcismo, la Chiesa ortodossa fa esattamente il contrario: siccome il male in ogni caso è opera del demonio, non si capisce perché non si debba procedere ad esorcismo, il quale certamente male non fa.

Normalmente si compiono esorcismi in un contesto liturgico, per esempio dopo un ufficio (vespro) o dopo un ufficio di supplica (paraclisi) a Cristo, agli angeli, ai santi, o dopo un ufficio per i malati. Negli Eucologi, o libri sacramentali della Chiesa ortodossa, le preghiere esorcistiche di san Basilio e san Giovanni Crisostomo sono inserite tra il Battesimo e la Confessione. Questa collocazione ci fa comprendere che l’esorcismo è una preghiera per il cristiano che, dopo il Battesimo, è stato indotto al peccato o è caduto in possessione e questa preghiera è intimamente connessa con il Sacramento della Confessione del cristiano.

Viene spesso celebrato davanti ad un leggio dove vengono esposti il Vangelo e la croce, che è lo stesso luogo dove la gente si sistema per la Confessione. Quando il sacerdote recita l’esorcismo deve indossare l’epitrachilio (o stola), cioè lo stesso abito liturgico con cui celebra l’esorcismo battesimale e ogni sacramento penitenziale.  Durante il rito il sacerdote cercherà di far baciare il santo Vangelo al posseduto, prima e dopo l’esorcismo e molto spesso recita le preghiere esorcistiche tenendo nella mano destra la santa Croce e benedicendo spesso la persona.

Se l’esorcismo avviene in un santuario dove sono conservate le reliquie di un Santo o una icona taumaturgica, se è possibile, si useranno questi trofei per imporli sulla testa del fedele tormentato. Si cercherà anche di ungere la fronte, le narici, la bocca e le orecchie del posseduto con l’olio della lampada liturgica che arde perennemente sulla tomba del Santo o davanti all’icona.

Se viene fatta la preghiera con l’aghiasmos (o benedizione ordinaria dell’acqua), sarà con quest’acqua che sarà asperso il fedele. Nella chiesa ortodossa esiste anche una Grande Benedizione dell acqua che si celebra solo il 6 gennaio, giorno dellEpifania (chiamata Teofania) in ricordo del Battesimo di Cristo, ed è considerata vera acqua sacramentale. È ovvio che talvolta essa viene fatta bere o viene aspersa sul posseduto. Sappiamo che la Chiesa Ortodossa è costituita da diverse chiese fra loro indipendenti (greca, russa, serba, bulgara, georgiana, ecc.). Esse presentano da una parte una grande uniformità liturgica, accompagnata però da tante piccole usanze e varianti locali.

Possiamo però dire che in tutte le chiese ortodosse, a differenza della Chiesa occidentale, gli esorcisti (come i confessori) vengono nominati dal vescovo. In genere, salvo qualche raro caso, sono i monaci che possono confessare e quindi anche esorcizzare. Nelle Chiese ortodosse quindi ci si accosta ad un esorcista con la stessa facilità e frequenza con la quale ci si accosta ad un confessore.

Anche per gli ortodossi l’esorcismo non è una specie di “magia sacra”, L’esorcismo è una preghiera sacerdotale che il prete dirige verso Dio perché siano cacciati i demoni. Il prete non agisce in nome proprio, né in virtù di un potere, ma prega Dio in nome della Chiesa. Il prete di Cristo non è una specie di “mago cristiano”, ma il servitore di Dio.

Nessuno si improvvisa esorcista, come non si improvvisa confessore, ma lo studio di queste preghiere accompagnano la formazione sacerdotale (quello che invece la chiesa latina lamenta!). Quando la Chiesa prega col suo ufficio d’intercessione per coloro che si raccomandano alle sue preghiere, agisce la “preghiera della Chiesa” e non una pratica paranormale. Questa dottrina proviene dai santi Padri, che vengono seguiti nella loro vita e nei loro esempi e per i quali i carismi non sono dei talenti individuali ma sono per il servizio della comunità.

Ricorrere all’intercessione dei santi e alla preghiera della Chiesa non impedisce certo di fare appello ai rimedi naturali. Sono perciò richieste due condizioni indispensabili:

– la prima di non tralasciare alcuna cura messa a disposizione dalla scienza medica; La preghiera non dispensa da questi doveri. Colui che segue fedelmente queste norme può poi ricorrere alla preghiera della Chiesa, con tutto il cuore, con umiltà e confidenza: «Signore, se tu vuoi, tu puoi guarirmi, tu solo sai quel che è bene per me. Agisci dunque, non come voglio io, ma come vuoi tu». Il cristiano che prova difficoltà deve innanzi tutto condurre una vita cristiana più fervente e mettere ordine nella vita personale se questa non è conforme ai comandamenti della legge dell’amore di Dio.

I rituali per gli esorcismi ortodossi non si differenziano molto da quelli latini. Negli Eucologi troviamo gli “esorcismi o orazioni di S. Basilio Magno sopra gli ossessi dai demoni e contro qualsiasi infermità” (Eucologio, ed, rom. pp. 359-366).

Il titolo generale come è stato stampato nelle ultime edizioni dell’Eucologio, non corrisponde perfettamente al contenuto. Vi sono difatti tre brani attribuiti a s. Basilio e quattro a S. Giovanni Crisostomo. Al contrario, i manoscritti che contengono le orazioni e gli esorcismi, uniti come ora sono, distinguono la parte di ciascuno di questi due autori: dopo le preghiere di S. Basilio vengono con intestazione ben definita: Preghiera di S. Giovanni Crisostomo per la stessa situazione.

Il titolo, come trovasi negli Eucologi moderni, accoppia l’ossessione diabolica con qualsiasi genere di malattia. Altri codici distinguono i due elementi di questo rito, l’orazione e gli esorcismi. Così nel codice dell’Eucologio Sinaitico n° 973 (a. 1153): Preghiera per coloro che soffrono per gli spiriti impuri, come sopra e poi Esorcismo del S. Padre nostro Basilio per gli spiriti impuri e sono le prime due orazioni di S. Basilio. Si trova pure solo l’Esorcismo del grande Basilio per coloro che soffrono per gli spiriti impuri. Come è facile osservare in simili documenti varia non solo l’ordine, ma il numero delle orazioni attribuite a S. Basilio e a S. Giovanni Crisostomo, giacché ora ve ne sono due, ora una sola.

Nella prima orazione il sacerdote chiede a Dio di cacciare, in suo nome, il demonio e le sue falangi tenebrose. L’esorcismo che segue (e che non è un’orazione, ad onta del titolo Alta preghiera) contiene una vera dottrina sulla natura e l’attività dei demoni. Sono enumerati tutti gli elementi nei quali si nasconde lo spirito delle tenebre, tutte le forme che può assumere per ingannare l’uomo e per nuocergli, sia nel corpo che nell’anima. L’esorcismo rammenta ancora tutta l’economia della Provvidenza rispetto all’umanità: dalla creazione ai portenti dell’Antico Testamento, ed all’intervento della divinità nel Nuovo Testamento.

Questi pensieri sono ancora più sviluppati nella terza orazione. Verso la fine di essa sono ricordate la magia, l’astrologia, la necromanzia, l’orneoscopia e tutte le false scienze proibite dalla Chiesa. Ai vizi morali che genera l’azione del diavolo sull’animo dell’uomo sono opposte le virtù cristiane.

Nella prima, nella seconda e nella terza orazione attribuite a S. Giovanni Crisostomo, si prega invece Iddio di cacciare il diavolo dall’anima e dal corpo del cristiano per renderlo “tempio vivo, animato dallo Spirito Santo” e si domanda che “l’angelo di pace” prenda il posto dell’angelo perverso e impuro. Queste formule completano l’insegnamento della Chiesa contenuto nell’esorcismo di S. Basilio.

Con maggiori sviluppi sono nuovamente rammentati tutti i benefici della creazione, della perseveranza, della redenzione del genere umano, e di nuovo sono palesate le mene astute e perverse del secolare nemico di Dio.

A questi esorcismi se ne aggiungono altri attribuiti a san Cipriano, a san Gregorio Nazianzeno e a san Nicodemo dell’Athos, sempre con le stesse caratteristiche che abbiamo riportato per i precedenti. Comprendere le caratteristiche degli esorcismi ortodossi, tanto simili ai nostri, fornisce un valido contributo non solo per la comprensione dell’Oriente, e quindi per un dialogo ecumenico, ma per spingere i cristiani alla riscoperta della ricchezza del patrimonio di fede comune e ad una esperienza più autentica della misericordia di Dio.

Radoani Silvana  2000

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