La mia esperienza con i rom

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Ed eccomi qua, circa un anno dopo aver avvicinato rom in campi abusivi. Ho fatto amicizia con molti di loro e ne sono fiera.

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     Quando vado a trovarli mi trattano come una principessa, puliscono con la scopa e gli straccetti dove mi siedo, vanno a comprarmi una bottiglietta di acqua fresca o di CocaCola, mi offrono tutto quello che possono, si sgridano l’un l’altro se qualcuno non parla italiano perché dicono che è maleducazione essendoci io, stanno attenti alla mia borsa che nessuno gli si avvicini, condividono con me tutto quello che possono, ecc.

     E un paio di loro (Maria e Nicola) li ho anche avuti diversi volte a svolgere piccoli lavoretti a casa mia e vi assicuro che si sono sempre comportati benissimo. Ho imparato a voler loro bene e mi commuovo tutte le volte che li vedo e Maria o le ragazze mi abbracciano forte forte, quasi da togliere il fiato.

     Ma la situazione a Bologna è davvero tragica verso di loro: gli sgomberi forzati vengono eseguiti pressoché tutte le settimane e quando avvengono tutto viene sotterrato dalle ruspe e nessuno di loro può avvicinarsi neanche per riprendersi qualcosa da mangiare o le bottiglie d’acqua. Addirittura dopo certi sgomberi, oltre che aver rovinato alberi in quantità con le ruspe, hanno dato fuoco ai terreni e a quello che rimaneva a terra dei rom.

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     Anche tanti rottami e sporco che si trova accanto ai campi, non è dovuto all’incuria dei rom, ma soprattutto è dovuto alle ruspe che lasciano solo devastazione intorno oppure alla mancanza di servizi igienici di qualsiasi tipo.

     Per me è inaccettabile: nonostante i tanti fondi che la Comunità Europea ha stanziato ai Comuni per la ricollocazione dei rom, i fondi vengono regolarmente rubati dai politici e la politica rimane quella della loro eliminazione.

     Eppure dopo ogni sgombero ricominciano da capo a costruirsi alloggi di fortuna, a cercare qualche coperta a farsi largo tra i detriti e a cercare qualcosa da mangiare e qualche lavoretto da svolgere. Io penso sempre a due cose sostanziali: la prima è avrei potuto nascere io in una famiglia di rom, come avrei voluto essere trattata? La seconda è che è indegno di società cosiddette civili e ricche di valori trattare persone in questo modo, se vediamo cani per la strada che hanno fame e hanno sete li prendiamo, li curiamo o li portiamo dove possono prendersene cura, ma di persone (oltretutto diverse di loro incensurate) come noi non ci curiamo e anzi pensiamo a come farle fuori.

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     Ma loro riprendono il cammino, sempre con il sorriso e asciugandosi le lacrime o prendendo me come l’unica confidente che hanno. Io vado a trovarli al campo o dove chiedono l’elemosina la domenica e riesco spesso a farli ridere; li porto a fare visite mediche o a fare documenti vari; mi telefonano quando hanno voglia di piangere e quando hanno voglia di ridere e ballare; mi raccontano la loro vita di bambine/i sposati da piccoli ma hanno grande considerazione del loro “matrimonio”, così come da loro (almeno da quelli che conosco io e che non sono stanziali) la prostituzione femminile è assolutamente vietata, mentre qualche uomo accetta ogni tanto di svolgere qualche piccolo servizietto sessuale con vecchietti bavosi ITALIANISSIMI, che poi sprecano fiumi di parole contro “gli zingari schifosi”: e già siamo tutti bravi a parole e pieni di sani principi.

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     Oltre ai Comuni che si mangiano i fondi, i rom generalmente non vengono aiutati da nessuno, neanche dalla Caritas. A me chiedono vestiti, anche per i loro bambini rimasti in Romania, pentole per cuocersi qualcosa di caldo, e spessissimo di trovar loro il modo di lavarsi, di farsi una doccia calda. E io faccio quel poco che posso, certo con l’aiuto di qualche persona di buona volontà. Mi rendo conto di quanto queste conoscenze mi abbiano reso impopolare agli occhi di tanti, e alcuni amici si sono addirittura allontanati, ma a me non importa, perché lavorare per la dignità umana vale più di qualsiasi cosa al mondo, soprattutto come cristiana. Così mi metto accanto a loro qualche volta mentre chiedono l’elemosina davanti ai supermercati o in stazione (e la gente si incuriosisce), vado a parlare con loro e a sorridere quando si fermano davanti alle chiese e ringrazio anche io quando qualcuno offre loro una moneta. Pian piano alcuni hanno un po’ rotto il ghiaccio vedendo che un’italiana riesce a stare con loro e a parlare senza venir aggredita in nessun modo. Un paio di parrocchie li stanno accogliendo la domenica e magari offrono loro un caffè la mattina o lasciano loro una borsina con qualcosa da mangiare o danno loro qualche moneta facendogli fare piccoli lavoretti. Questo per me è un grande traguardo anche se è molto meno di una goccia nell’oceano.

     E quando qualcuno di loro viene a farmi qualche lavoretto in casa (pulizie primaverili o taglio dell’erba o pittura di un balconcino….) generalmente li facciamo pranzare con noi e questo diventa il loro principale racconto con tutti: Silvana e suo marito ci hanno fatto sedere a tavola con loro! Ho mangiato insieme a loro e quello che loro mangiavano! E tutti si fanno intorno per sapere questa mirabolante notizia. Sì, credo di essere davvero un caso raro, ma pensate davvero che potrei lasciarli senza mangiare o dare loro “una ciotola”? Non sono cani, sono persone come noi e anche amici.

     Pensate che una volta una ragazza aveva ricevuto un sacchetto con dei vestiti e dentro vi era una maglia abbastanza larga. Mi ha telefonato e mi ha chiesto di andare al campo; quando sono arrivata, fiera fiera mi ha detto: “Silvana, l’ho tenuta per te! E’ ancora bella e a te va bene! Te la regalo!”. Beh, a voi forse avrebbe fatto schifo questo gesto, a me sono venute le lacrime agli occhi.

     Io vorrei che almeno nessuno possa insultarli quando li vede, quando vede una mano tesa a chiedere aiuto. Non sono nata ieri per dire che molti di loro non ricorrano al furto, ma bisogna anche capirne i motivi e soprattutto se c’è qualcuno che li sfrutta proprio per delinquere e rimanere a sua volta impunito. In ogni caso, non esiste un gruppo umano, un’etnia, un insieme di persone che delinquano tutte. In qualsiasi gruppo esistono i buoni e i cattivi, esistono gli onesti e i disonesti. E so che a volte sono un po’ “difficili” da trattare e terribilmente cocciuti. Ma io, fra questi amici Costurai (così si chiama il loro gruppo e sono fra i gruppi più chiusi di rom, che non legano neanche con altri rom) mi sono sempre trovata bene, ci sono andata a tutte le ore, anche con il buio, con l’acqua, con il freddo e sotto il sole cocente e non mi hanno mai fatto nulla. Impariamo a trattarli come persone e ne saremo tutti più ricchi.

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Khorakhané di Fabrizio de André:

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