Reincarnazione e cristianesimo

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         Per molti cristiani d’oggi il discorso sulla vita eterna è oltre che impensabile, fortemente ambiguo e imbarazzante.

         Eppure la vita eterna è una verità centrale della fede cristiana, che non può essere taciuta o lasciata silenziosamente scivolare nel numero delle cose morte o divenute insignificanti, in quanto resti di concezioni superate o di mentalità sorpassate. La professione di fede che si recita ogni Domenica termina con le parole: «Aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà», ma spesso si preferisce sorvolare su tali parole della preghiera.

         Se la morte fa paura all’uomo moderno, si è cercato di dipingerla a tinte meno fosche, in base alla credenza nella metempsicosi (reincarnazione).

         Secondo varie indagini condotte circa un quarto degli europei e ben il 35 % dei praticanti cattolici crede anche nella reincarnazione.

         Il mito della reincarnazione prende piede in Europa nel secolo dei lumi, per opera di un certo G. E. Lessing che pubblica un libro interpretando la storia dell’umanità come una continua ascesa dell’umanità verso la luce dello spirito.

         Viene poi supportata da Goethe e soprattutto da alcuni spiritisti, primo fra tutti Allan Kardec, che fa incidere sulla sua tomba le parole: “Nascere, morire, rinascere ancora e sempre progredire, questa è la legge”.

         Fra le tesi a sostegno della metempsicosi ricordiamo:

  1. a) I bambini che ricordano vite precedenti e si identificano completamente con esse;

b)) Sogni di eventi o luoghi a noi sconosciuti e che in seguito si rivelano esatti;

  1. c) frequentazione di un luogo mai visitato prima e riconoscimento dello stesso;
  2. d) caratteristiche somatiche e segni di nascita che fanno pensare ad una morte violenta precedente;
  3. e) paure e fobie che si ricollegano a morti precedenti;
  4. f) ricordi prenatali sotto ipnosi
  5. g) morenti che predicono il luogo e l’ora della nuova nascita;
  6. h) casi in cui la persona parla correntemente una lingua sconosciuta;

         Ognuno di questi temi possono però essere facilmente smascherati e si può fornire ad essi valide motivazione a sostegno della inesistenza di una rinascita:

  1. a) la fantasia dei bambini non ha limiti e quando essi si identificano con un personaggio, tutta la loro vita ruota intorno allo stesso, senza distinguere tra realtà e fantasia, fino la momento in cui all’improvviso passano nella assoluta realtà;
  2. b) la mente registra tutta una serie di dati, anche in modo non volontario, sia per immagini che per racconti altrui o in altri modi, e li può rimettere in gioco quando meno ce se lo aspetta;
  3. c) vale la stessa risposta precedente
  4. d) è dimostrato che le caratteristiche somatiche di un bambino dipendono non solo da quelle dei genitori, ma ancor più dai caratteri recessivi delle due famiglie d’origine, mentre per quanto riguarda i segni della nascita (macchie della pelle e simili) non si possono assolutamente prendere come segni di una vita precedente ma come segni della pelle che tutti abbiamo a causa della posizione fetale che assumiamo nel grembo materno;
  5. e) le paure e le fobie avvengono per condizionamento ambientale e per eventi stressanti che sono prodotti nella nostra esistenza e ai quali la mente reagisce con un meccanismo di difesa;
  6. f) durante l’ipnosi il soggetto viene “guidato” attraverso domande che lasciano emergere il subconscio della persona, ma le cose emerse non significano vite precedenti, ma solo esternazione di quello che la mente ha immagazzinato e non lascia emergere volontariamente a causa di alcuni meccanismi di rimozione o sublimazione che tutti mettiamo in atto;
  7. g) questo è l’argomento più difficile da dimostrare anche perché è abbastanza facile avere ragione di una nascita imminente (visto i bambini che nascono al mondo);
  8. h) questa motivazione è invece altamente discutibile, sia perché proviene dal mondo dello spiritismo, sia perché sappiamo che uno dei segni più eloquenti della possessione diabolica è appunto il parlare correttamente e comprendere una lingua sconosciuta.

         In realtà la concezione occidentale della reincarnazione è molto lontana dall’idea che ne ha la religione indù (dalla quale si pensa di farla provenire), che peraltro ignora completamente l’idea di un progresso universale (il progresso universale e non solo del singolo è un’idea legata in modo particolare alla corrente New Age, per la quale tutto il mondo è in trasformazione verso la “luce”).

         Nel nostro pensiero occidentale la possibilità di reincarnarsi significa una nuova occasione positiva, per la quale una singola vita è troppo breve, al fine di realizzare tutte le possibilità umane ed eventualmente recuperare una vita fallita e sbagliata; ma per la religione orientale il ciclo delle rinascite è qualcosa di temibile al quale si desidera sfuggire e dal quale ci si vuole liberare; la teoria del ritorno in un corpo è inseparabilmente unito al tema della colpa e dell’espiazione, della purificazione e della catarsi; la ruota della rinascita evoca orrore e spavento.

         Spesso si cerca di sostenere questa teoria con argomenti empirici, e cioè affermando che vi sono persone che dicono di ricordare vite precedenti oppure ci si rifà ad esperienze di morenti.

         Queste sono però prove “scientifiche” della reincarnazione? Alcuni lo affermano senza ombra di dubbio ma in realtà non è affatto vero e non si può parlare di scientificità in qualcosa di assolutamente dipendente dalla fede della persona.

         La reincarnazione è piuttosto una teoria esplicativa: cioè presuppone dei principi generali, alla luce dei quali vengono interpretate determinate esperienze soggettive.

         Ciò che spinge molti fratelli a credere nella metempsicosi è il sentimento che un’unica vita terrestre è troppo breve per sostenere il peso di una decisione di portata eterna. Di qui il tentativo di immaginare delle esistenze successive che permetteranno di correggere ciò che è mancato nel corso della vita presente. Questo modo di pensare sembra essere molto indulgente verso le debolezze umane, ma ad un attento esame si rivela spietato e crudele, poiché l’uomo non può liberarsi da solo, ma deve accettare questo dono da Dio.

         Il problema principale che non permette di essere cristiani e reincarnazionisti insieme è quindi: tale credenza non nasconde forse un rifiuto profondo di lasciarsi salvare? Ciò che decide della vita eterna non è la somma delle nostre azioni o la quantità dei nostri sforzi, ma se avremo aperto la porta a Colui che bussa, proprio per donarci la salvezza.

         Per il cristianesimo l’uomo è una creatura: ciò significa che egli è voluto da Dio nella sua realtà intera, la sua anima e il suo corpo, è voluto proprio in quanto egli è quest’uomo determinato, in quanto è persona con un’origine unica, una vita unica destinata ad un compimento nella vita eterna.

         In più il cristiano ha un fine ultimo che è Gesù Cristo stesso: la fede cristiana lo considera come Dio incarnato, ed è proprio in questa carne che Egli è risuscitato, salito al cielo e siede alla destra del Padre, con tutta la sua carne glorificata.

         L’esperienza cristiana è quindi orientata ad un destino simile a quello del suo fondatore, Maestro e Signore, e trova già compimento in questa vita terrena, allorché vive in comunione con Cristo, in un solo corpo mistico con Lui e con i fratelli e così come Gesù Cristo si è offerto una sola volta, così «è stabilito che gli uomini muoiano una sola volta, dopo di che viene il giudizio» (Ebr. 9, 27).

Articolo pubblicato su Testimoni nel 1997

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