A.D. 2013 – Siamo a ottobre e io continuo a pensare ai krampus. Durante l’anno ho preso contatti con diversi gruppi krampus, dell’Alto Adige, del Friuli e anche con due piccole isole al confine con la Svizzera. Mi sono fatta raccontare molto da loro ma, da brava etnografa, mi manca ora una partecipazione a tutta la manifestazione, a partire dai suoi preparativi, fino al dopo sfilata. Chiedo la disponibilità ad alcuni gruppi già contattati e uno, gentilissimo, di Tarvisio Centrale accetta la mia presenza.
Così il 3 dicembre parto per l’Udinese e il 5 mi presento puntuale all’appuntamento. Già il fatto di essere stata accettata anche durante i preparativi mi offre un gran punto di forza, giacché i krampus si conoscono sempre tutti tra di loro (almeno quelli riuniti in associazioni o gruppi, che sono la stragrande maggioranza) ma al di fuori solitamente non si sa chi si celi sotto le enormi e totali maschere indossate. Questo anno, in questo gruppo, vi sarà inoltre l’iniziazione di un nuovo membro.
Parto dal mio alloggio al mattino, mi inoltro per la strada carnica che porta verso il confine con l’Austria e man mano che percorro la strada vedo nel display dell’auto scendere la temperatura ormai prossima allo 0. Inizio anche a vedere coltri di ghiaccio e gelo, e i primi campi leggermente innevati, come invece ben innevate sono le cime delle montagne che mi attorniano.
Prima di raggiungere Tarvisio, mi fermo in un piccolissimo paesino, Malborghetto, dove c’è un interessantissimo e documentato museo etnografico dell’alta Carnia, che ha al proprio interno una intera sezione sui krampus. La sua direttrice, la dott.sa Lara Magri, con la quale pure avevo preso contatti precedentemente, mi accoglie gentilmente, nonostante sia molto occupata in quel momento all’allestimento di una imminente mostra nel museo, e dopo una breve chiacchierata mi lascia la piena disponibilità del museo stesso, nel quale faccio un rapido giro, per poi dirigermi e rimanere a lungo nella sezione da me desiderata.
Finita la visita, presi tutti gli appunti del caso e soprattutto aver scattato foto su foto, torno a salutare la direttrice e poi mi dirigo a Tarvisio. Sono passate le 12 e io so che fra poco il gruppo che sto per raggiungere si ritroverà e cominceranno gli ultimi preparativi prima della sfilata della sera.
Passo Tarvisio e quando il paese finisce mi accorgo di non riuscire a trovare l’indirizzo prefissato, anche perché a Tarvisio centrale (nella piazza principale suppongo io) regna un silenzio assoluto e nessuno si aggira per la strada. Chiamo allora il mio referente e chiedo lumi: mi dice di oltrepassare la cittadina e poi di inoltrarmi su per una stradina a sinistra che mi viene accuratamente indicata, perché Tarvisio Centrale non indica la zona del centro paese, ma la zona, ormai dismessa, della vecchia stazione ferroviaria chiamata appunto Tarvisio Centrale.
In che guaio mi sono andata a cacciare? Penso mentre comincio la salita verso la piazzetta indicata. Saranno davvero indiavolati questi krampus? Saranno persone pericolose prese come sono dall’incarnare il loro mito? Mi accoglieranno davvero o dovrò conquistarmi la mia posizione di osservatrice? Ma neanche il tempo di soffermarmi sulle ipotetiche risposte che sono già arrivata, scendo dalla macchina e per primo mi accoglie un grande lastrone di ghiaccio sul quale fatico a rimanere dritta e dal quale spero stanotte di riuscire a far ripartire la mia auto che, vista la mancanza di concorrenza, ci si è comodamente parcheggiata sopra.
Per fortuna devo percorrere solo pochi metri per raggiungere la piazzetta dove già fervono i preparativi e chiedo del presidente dell’associazione Giovanni che è intento a impartire direttive per l’allestimento scenografico. Egli mi accoglie calorosamente; alla fine deve essere un buon diavolo, penso io. Gli confermo che non voglio crear loro intralcio o problemi e che quindi me ne starò buona buona in disparte ad osservare quello che succede. Ma Giovanni mi risponde che posso anche fare domande a chiunque, fotografare e registrare se lo voglio. In quel mentre conosco anche l’altro mio contatto del gruppo, Tiziano, un giornalista simpaticissimo e cordialissimo che mi introduce nel gruppo stesso, presentandomi diversi partecipanti. Egli è vestito con un paio di jeans e un giaccone e berretto che riporta la scritta Krampus Coccau (Coccau è una frazione di Tarvisio) e io noto che per comunicare con noi umani usa un banale cellulare al quale rimane incollato quasi costantemente. Per rimanere in incognito, penso non c’è male. Ma poi mi accorgo che anche altri presenti indossano giacche, magliette e berretti con le scritte dei gruppi a cui appartengono: Gruppo krampus Skaupaz Toifl, Gruppo Krampus Tarvisio Centrale, ecc.
Nel campetto ancora spoglio c’è solo una grande gabbia metallica da una parte e una costruenda pira di legna, ma tutto intorno fervono i lavori. A cosa serve quella gabbia? – chiedo incuriosita. Vedrai, vedrai, mi rispondono.
Nulla da fare, devo aspettare la sera per scoprirlo. Intanto c’è chi agitato va e viene dal campetto, chi prepara torce, chi sega la legna per la pira, chi mantiene contatti con coloro che devono ancora arrivare, chi inizia a spargere paglia sul campo, chi allestisce tende e punti ristoro nelle vicinanze, chi riflette sui problemi insorti l’anno precedente e a come ovviarli, chi controlla il funzionamento delle ricetrasmittenti, chi goliardicamente non disdegna qualche scherzetto innocente ai compagni che stempera un po’ la tensione che si respira. In quel mentre mi presentano un simpatico signore che impersonerà san Nicola, con il quale intesso un dialogo che mi svela molti retroscena della manifestazione, soprattutto del contatto con i bambini.
Io mi aggiro per il campo facendo qualche domanda, ma soprattutto cercando di muovermi per non soccombere alla temperatura che nel frattempo sta calando rapidamente dopo che il sole si è nascosto dietro alla montagna. Il termometro ora segna i -5 e c’è un’aria gelida che sferza viso e mani.
Improvvisamente rimango quasi sola nel campetto: tutti se ne sono andati verso il luogo del raduno per la vestizione e soprattutto per la cerimonia di iniziazione di un nuovo membro. Li raggiungo e quando entro nel salone trovo un ammasso di pellicce a terra o sulle sedie, insieme a artigli, mascheroni orrorifici, code, campanacci, fruste e catene, insieme a diversi ragazzi (perlopiù giovani e maschi) che man mano stanno convergendo nella sala. All’entrata si sta preparando un buon vin brulè che rilascia il suo caratteristico odore nella stanza, insieme al tè che andrà a riscaldare gli spettatori della manifestazione. Noto divertita che il tè viene preparato in una grande bacinella d’alluminio, come si usava 50 anni fa e travasato in un contenitore termico che ha l’aspetto di un residuato bellico: penso a un contenitore che doveva servire a mantenere calde le bevande per le truppe austriache.
Nell’aria c’è una grande ansia ed eccitazione e molti cominciano ad indossare, non senza grande fatica, le pesanti e ingombranti pellicce che li rivestono interamente, aiutandosi spesso fra loro. Già lo sforzo della vestizione è notevole; non oso pensare a cosa significhi trascinarsi poi per ore quel peso addosso, nei percorsi prestabiliti. Cerco ancora di fare qualche domanda ma quasi nessuno mi risponde se non a monosillabi, e anzi vedo che alcuni cercano di stemperare l’attesa e l’ansia con sorsate di birra o di altri alcolici o fumando nervosamente. L’impersonare un krampus è molto sentito dai partecipanti: a questa manifestazione vengono preparati sin da piccoli, quando sono condotti a incontrare il giudizio sul loro operato da parte di san Nicola e i suoi fidi krampus.
Sale il frastuono, perché tra il vociare delle persone e il rumore delle catene e soprattutto dei grossi campanacci appesi alla cintola, si comincia a capirsi a fatica e si urla. Alla fine, dopo più di un’ora, sono tutti vestiti, ma tutti rigorosamente senza la maschera che coprirà loro interamente il volto. Da una parte della sala, un po’ in disparte rispetto al chiassoso gruppo che si sta vestendo, noto un giovanissimo ragazzo che si sta vestendo anche lui ma che appare piuttosto teso e pallido: è il nuovo acquisto del gruppo e fra poco dovrà subire la propria iniziazione prevista. Mi avvicino, e tento anche con lui di fargli qualche domanda, ma vedo che deglutisce a fatica, ha le mani sudate, è in forte stato ansioso e non ha molta voglia di condividere. Mi dice solo che spera passi tutto in fretta.
Ecco ora tutti sono vestiti e si portano all’esterno della struttura, schierandosi su due file parallele e compatte, armati di verghe di legno: il neofita dovrà attraversare tutta la fila, mentre tutti lo colpiranno con gli scudisci (viene escluso naturalmente il viso). Questo vuole la tradizione di questo gruppo, sia per far capire al neofita il gioco di squadra che deve sempre esserci, sia perché vengono ammessi solo i maggiorenni che si preparano alle difficoltà e alle sofferenze della vita, sia perché il neofita deve sapere che se da quel momento colpirà con troppo accanimento, o per livore personale, o per stupidità altre persone indifese, potrà creare molta sofferenza. Insomma, con questa forma di iniziazione si intende insegnare la responsabilità delle proprie azioni.
E’ molto freddo fuori ed è buio; nessuna luce illumina direttamente la scena e i volti dei krampus si distinguono davvero con difficoltà.
Il ragazzo è pronto, compirà i 18 anni fra pochi giorni e solo in via eccezionale è stato ammesso nel gruppo prima del tempo prestabilito. Indossa già il costume (che attenuerà i colpi) ma non la maschera che gli verrà permessa solo dopo l’iniziazione. Respira a fatica ed è terribilmente spaventato, ma deve saper affrontare le sue paure se vuole entrare nel mondo dei maschi adulti, e così parte, abbastanza di corsa in mezzo alle due file. Man mano che attraversa il gruppo, gli piovono addosso colpi e forti pacche, sulla schiena, sulle gambe, sulle braccia. Ma in pochi secondi è fuori e si lascia andare a una isterica risata liberatoria, attorniato dalle urla festose e accoglienti degli altri che da questo momento lo accettano come uno di loro. Tutti tornano in sede per mettersi le pesantissime maschere e partono per le diverse destinazioni scenografiche alle quali sono stati destinati. Si respira una forte carica goliardica e di squadra e quasi di eccitazione nel sentirsi trasformati ora in quei personaggi mitologici chiamati krampus.
parte 1 – ….continua
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