Bologna, 2 dicembre 2007 – Seconda parte
Nel rispetto della riservatezza dei soggetti coinvolti o dei quali si è parlato, salvo esplicite autorizzazioni individuali, saranno evitati i riferimenti personali, generalizzando anche sui gradi di parentela o su altri particolari. Per la stessa ragione sono stati omessi alcuni interventi riguardanti situazioni di grave disagio ancora in atto all’interno del Movimento. Alcuni partecipanti non hanno parlato al microfono mentre alcuni interventi sono stati interrotti o disturbati dalle voci di fondo: ci scusiamo pertanto per eventuali errori nella sintesi o nella trascrizione e rimaniamo a disposizione per chiunque volesse apportare correzioni alle proprie testimonianze. Ringraziamo anche coloro che ci hanno aiutato in questo delicato impegno trasmettendoci direttamente le loro sintesi.
Dott. Radoani: Trattate tutte queste tematiche, vorrei spostare l’attenzione su un altro problema che ha destato l’attenzione di tutta l’Italia sui Ricostruttori: il caso di Farneta. Il parroco, don Pierangelo Bertagna, membro dei Ricostruttori, è stato arrestato ed è reo confesso per abuso su circa40 minori. Naturalmente questo episodio non è motivo di condanna di tutto il Movimento perché evidentemente ognuno ha le proprie responsabilità. Però forse c’è qualcuno in sala che può raccontare cosa è avvenuto nella zona in concomitanza con questo episodio. Tra l’altro don Bertagna è stato sospeso a divinis dal Vescovo di Arezzo e, dopo un anno di detenzione preventiva agli arresti domiciliari, è tornato libero per decorrenza dei termini di custodia. Purtroppo anche eventualmente libero di operare. Vogliamo porre l’attenzione su questo caso anche perché crediamo che sarebbe giusto che fosse finalmente celebrato il processo e che, se questo fosse una persona malata, fosse anche adeguatamente curata. Immediatamente dopo l’arresto, don Bertagna è stato sostituito da don Lorenzo Spezia, sempre appartenente al Movimento dei Ricostruttori. Sul sito dell’Asaap è pubblicata una lettera del consiglio pastorale di Farneta a seguito della quale il Vescovo di Arezzo ha preso le distanze dal gruppo, almeno ufficialmente. Sono state anche pubblicate due testimonianze di abitanti della zona. Alcuni di loro sono qui presenti.
Partecipante: racconta di essersi avvicinata ai Ricostruttori, non tanto per motivi spirituali particolari, ma soprattutto per l’atmosfera serena che li circondava, per stare con amici e persone con le quali condividere dei valori. L’arrivo di Pierangelo a Farneta aveva cambiato completamente il paese. Farneta è un paesino di circa 500 abitanti, con una bellissima abbazia che la domenica, prima dell’arrivo di Pierangelo, era poco frequentata, ma lui, con il suo carisma, la sua personalità aveva riportato in chiesa praticamente tutti, dai bambini ai nonni. Erano sorte una serie di iniziative bellissime, dal volontariato al condividere tanti momenti insieme. In 5 anni di presenza di Pierangelo a Farneta, la vita di tutti noi era davvero cambiata. Ma veramente in meglio! Quando ho conosciuto Pierangelo io avevo 28 anni, e frequentavo poche persone del paese mentre nei 5 anni successivi sono diventata amica di molti di loro. Quando l’11 luglio del 2005 è successo il fatto di padre Pierangelo, a Farneta c’erano i bimbi di Cernobyl perché era una delle iniziative sorte proprio con Pierangelo. A noi è crollato il mondo addosso, perché comunque Piero era il nostro amico. Per esempio, per me non era tanto la figura del sacerdote (… io in 5 anni non mi sono mai confessata) quanto di un amico con il quale stavo insieme tanto, tanto tempo. Il non essermi accorta di niente…mi è crollato il mondo addosso! E ancor più mi è crollato il mondo quando, il giorno dopo l’arresto, fui chiamata al telefono da Pistu (nda don Guidalberto Bormolini), perché io lo conoscevo bene Pistu, e lui mi ha detto che il Padre (nda Padre Cappelletto) aveva bisogno di parlare con me. E io sono corsa. Ho lasciato tra l’altro una riunione importantissima perché c’era la presenza dei bambini di Cernobyl a Farneta… scoppia un caso di pedofilia…
Partecipante: …perché durante il giorno i bambini venivano tenuti tutti insieme in abbazia, dalla gente del posto. E quel girono a Farneta c’era una riunione…Partecipante: …e quindi era venuto il presidente del Comitato dei bambini di Cernobyl, preoccupato perché con quello che era successo c’era il rischio che li rimpatriassero tutti. Io ho lasciato questa riunione importante e sono corsa a Pontassieve dal Padre. Mi ha accompagnato una mia amica che frequentava anche lei i Ricostruttori. La mia amica è stata lasciata fuori. Tra l’altro loro erano ad Arezzo perché erano andati a parlare con il Vescovo e quando io ho detto “Allora troviamoci ad Arezzo” mi hanno detto: “No, perché il Padre deve rientrare immediatamente”. Per cui io sono partita e sono dovuta andare fino a Pontassieve, quando invece loro erano a 20 km da casa mia. Potevano anche aspettare, no’? (…) A colloquio eravamo io, Pistu e Padre Cappelletto. Lì mi è stato detto che Piero qualcosa aveva fatto e quindi già… Io… Immaginatevi… E poi il Padre mi ha chiesto se io conoscevo la famiglia che aveva denunciato. Io ho risposto che a 24 ore dall’accaduto qualche voce di paese girava però non eravamo certi . Mi hanno chiesto se potevo parlare, intercedere, trovare qualcuno che fosse vicino alla famiglia per convincerli a ritirare la denuncia. Tanto Piero sarebbe stato mandato in Brasile, (molte voci di fondo che discutono e si sovrappongono) che stava già pagando per quello che aveva fatto, che la famiglia sarebbe stata ricompensata. Io sono rimasta inebetita. Io ero talmente inebetita e scioccata che lì per lì non ho avuto… cioè… oggi forse me lo mangerei con i panni addosso, ma lì per lì sono rimasta… E ancora nei giorni successivi ne riparlavo con la mia mamma perché ero incredula. (…) Cioè incredula che mi avessero chiesto una cosa del genere. Questa è stata la mia vicenda personale. Poi me la sono metabolizzata per mesi. Fino a quando sono andata a raccontare al magistrato. Ma lei ha detto che questo non è reato e quindi la mia non poteva essere una denuncia ma una semplice SIT. Poi io non so che fine ha fatto, però io avevo comunque bisogno di dirlo a chi di dovere. E poi, insieme a questo che era già abbastanza pesante, c’è stata la bolla di sapone dei Ricostruttori. Perché lì sono crollati tutti i valori insegnati dai Ricostruttori, di fratellanza, di volersi bene, di amore… E’ rimasto il vuoto… Persone che io consideravo parte della mia famiglia si sono dimostrate di una freddezza, di un egoismo agghiacciante. Dirò solo questo: il giorno dopo l’arresto, dei Ricostruttori a Farneta non c’era più l’ombra! Il sacerdote ha chiuso e se ne è andato. La famiglia che teneva la cascina se ne è andata e ha portato via il cartello che c’era in fondo alla stradina con scritto “Ricostruttori”. Perché loro “non potevano sostenere i giornalisti che arrivavano”. Noi di Farneta, invece sì? Perché erano stati “loro” ad essere colpiti da questa “mela marcia” che era Piero! Perché naturalmente per loro Piero era diventato la “mela marcia”! Poi, quando si è venuti a sapere che tanti Ricostruttori sapevano del problema di Piero, la loro risposta è stata: “Se il Padre ha fatto così vuol dire che aveva le sue ragioni”. (molte voci di fondo che discutono e si sovrappongono) Pistu telefona a me e a (omissis) per dire: “Rassicurate tutti che domenica c’è la Messa”. Sì, e a noi comuni mortali chi ci rassicura? Perché ve ne siete andati? Perché siete spariti? Perché il Padre non è venuto?
Partecipante: Eravamo noi ad avere bisogno di un appoggio. Non noi a dire cosa era successo, o a rassicurare che ci sarebbe stata la Messa o i matrimoni. A noi toccava rispondere ai giornalisti! Eravamo noi che eravamo rimasti, oltre allo shock, colpiti. Noi alla sera, dopo cena, ci ritrovavamo lì, davanti all’abbazia e ci ripetevamo quello che era successo. “Sì è successo”… (….) Nella segreteria telefonica dell’abbazia, il mercoledì, c’era il messaggio dei familiari di Pierangelo: il mercoledì ancora nessuno gli aveva fatto sapere niente. Disperati dicevano: “Ma qualcuno ci può dire che cosa sta succedendo che dal giornale abbiamo saputo che Piero è stato arrestato?” Quindi loro non avevano fatto niente! Saranno stati anche in difficoltà ma possibile che nessuno abbia detto niente neanche a loro? Telefonammo noi a Pistu per dirgli cosa succedeva e lui disse ancora di stare tranquilli e di non preoccuparci, che era tutto a posto. Ecco, così è come andata! Noi non abbiamo avuto nessun aiuto. Loro sono andati via! Loro sono andati via subito dopo! Sono ritornati il giovedì in cascina, dove era venuto padre Daniele. E poi, dopo, era vietato parlare di Piero. Proprio: era tabù! Quando lo si nominava, cambiavano discorso. Ma noi avevamo bisogno di parlare! Noi avevamo bisogno di parlarne, non di sapere cosa aveva fatto…
Partecipante: no, per loro era una cosa superata. C’era stato questo “fatto spiacevole” e bisognava non parlarne più…
Partecipante: Ci dicevano: “Ricominciate da capo”, ma noi ci chiedevamo: come si fa? Come si fa a dimenticare 5 anni con una persona? E, poi, soprattutto dopo che hai scoperto quello che hai scoperto! Hai bisogno sì di ricominciare da capo ma con un aiuto, non un voltafaccia dall’oggi al domani. Per noi è stato un trauma. Proprio una cosa irraccontabile! Noi avremmo voluto averli vicini ma non è stato così…
Partecipante:… e la presunzione di chi ci veniva anche a dire che i bambini stavano bene! Ma come fai tu a dire che i bambini che hanno subito questa cosa stanno bene? (voci di fondo che discutono e si sovrappongono) Questo lo ha detto padre Daniele.
Partecipante: Io credo che qualunque persona, in un momento del genere avrebbe voluto stare vicina. Tanto più un Movimento che si dice cristiano! Tanto più dei sacerdoti!
Partecipante: E da lì io cominciato a rivedere tanti piccoli particolari. A vedere che è un gruppo che vive solo per se stesso. Contano i Ricostruttori e la cascina, poi tu puoi morire di fame in fondo alla strada della cascina e chi se ne frega. E’ così! Io mi ricordo che dopo l’attentato delle “Torri Gemelle”, io raccontavo a loro che non avevo dormito per più notti per quelle immagini. E sono stata rimproverata Perché avrei dovuto spegnere la televisione, perché quelle cose mi turbavano. Ma come? Sono migliaia di persone che ci sono andate di mezzo! Io “devo” essere turbata! No, spengo la TV e chi se ne frega, vengo qui a bere la tisana. Non è questo l’amore e la fraternità! Se questo è l’insegnamento di Gesù Cristo… Questi erano piccoli segnali che mi lasciavano un po’ a disagio ma… poi quando c’è stato il fatto eclatante, sono venuti fuori nella loro essenza, per quello che sono. Loro, a Farneta, per quello che era successo, si preoccupavano perché “questo scandalo faceva stare male il Padre” e perché i Ricostruttori “non sarebbero stati riconosciuti come ordine”.
Partecipante: Nota bene: il Padre Cappelletto!
Partecipante: Non i bambini… Non le famiglie dei bambini…
Partecipante: Il Padre che sapeva! Che sapeva tutto…
Partecipante: Sì, erano arrabbiati anche con Pierangelo perché stava facendo star male il Padre…
Partecipante: Ecco perché poi, nei mesi successivi, di Pierangelo non si parlava più…
Dott. Radoani: A noi risulta che lo stesso Padre Cappelletto ha ammesso che lui sapeva già di questo problema e ha taciuto. Non so se tu puoi confermarlo.
Partecipante: Sì.
Partecipante: Sarebbe bello chiedere questo ai diretti interessati ed è un peccato che qui ci siano solo uditori. Sarebbe bello sapere se lui sapeva sì o no.
Dott. Radoani Questo fatto credo che sia stato accertato ufficialmente.
Partecipante: E’ stato anche detto che il Bertagna è caduto in tentazione perché faceva poca meditazione.
Partecipante: Infatti padre Daniele, quando sono tornata a parlargli a Pasqua, in un colloquio massacrante (perché sono uscita distrutta dalla presunzione di queste persone!) mi ha detto che la colpa era nostra perché non preghiamo abbastanza per le vocazioni.
Partecipante: Per le vocazioni? Non per i bambini sofferenti?
Partecipante: No, per le vocazioni.
Dott. Radoani: Aggiungo a questo che noi abbiamo avuto segnalazione di numerosi sacerdoti del Movimento che poi hanno smesso il ministero, alcuni che non hanno frequentato regolarmente il seminario ma per i quali è stato Padre Cappelletto a farsi garante presso i Vescovi. Altri si sarebbero separati dalle mogli per diventare sacerdoti mentre le mogli sono state mandate in cascine diverse.(Si tratta poi della segnalazione di una situazione ancora in atto)
Partecipante: Ha conosciuto i Ricostruttori subito dopo un lutto familiare. Ci fu una conferenza sulla morte e mi hanno affascinato subito e devo dire la verità, ho trovato una intensità, una coerenza, molto forte, bellissime persone. Ma davvero! Anche Pierangelo è una bellissima persona per come l’ho conosciuto io e per come anche è stato testimoniato. Direi di più, la maggior parte anche in buona fede. Quello che non torna è tutto il contenitore o il perché si fanno queste cose. Posso anche esserne grato perché ho ottenuto dei benefici concreti. Io ancora medito, non dico più il mantra, faccio la mia doccia fredda la mattina e mi fa benissimo. E non riuscirei a farne a meno. Nel contempo, anche in generale, ho avuto un certo avvio alla spiritualità. E’ che, finchè ero dentro l’incantesimo, non vedevo certe cose. E’ così! E’ come il trucco di un prestigiatore perché sembrano vere. Io ho portato gente nei Ricostruttori. Non ci sono andato solo io. Ecco, c’è questo: ogni tanto qualcosina affiorava e le contraddizioni sono emerse. (Cita l’esempio dell’episodio di Pierangelo). Lì mi suonò un campanello forte. (Non era a conoscenza di certi avvenimenti e ringrazia per le testimonianze precedenti). Questa è sathya, cioè la persona dice la verità, cose che ha visto. Nel suo caso fu un sacerdote del gruppo ad informarlo che Pierangelo aveva fatto qualcosina ma roba minore. E qualcuno commentò: “hai visto era una cosa da poco”. Ricorda che si arrabbiò molto con questa persona e con altri (con il sacerdote non si poteva) e disse che non esistono cose minori in queste situazioni. “Ce n’è di gravissime e di molto gravi”. Ci sono persone che non si sono più riprese da abusi di questo tipo che avrebbero preferito essere uccise. Concorda con suor Cecilia che ci possa essere veramente una esaltazione psicologica e forse anche certi “poteri”. Non in tutti perché ci sono persone molto miti e brave. Io ho avuto anche aiuto. Ma in altre persone questa esaltazione c’è. È esaltazione poter pensare di mandare qualcuno in Brasile se è pedofilo. Perché non serve aver fatto due anni di psicologia: è buon senso! Non è coscienza, 2°, 3°, 4°livello, ma è “incoscienza” mandare in Brasile un pedofilo perché è come un morfinomane rispetto alla morfina. E’ così. È’ la realtà! E non serve nemmeno una grossa cultura.
(Cita altri esempi di sacerdoti pedofili ed i cui parrocchiani non si erano accorti di nulla e non si sono capacitati della situazione. Cita altri casi in cui il silenzio di chi sapeva ha permesso ulteriori abusi).Ci sono altri tipi di violenze, ma la violenza psicologica non è da meno di quella fisica. Tornando ai Ricostruttori, c’è gente in gamba, ma in gamba per davvero. Con qualcuno, non faccio i nomi, avevo l’impressione di incontrare un santo, compreso Pierangelo, che è molto, molto in gamba. Però manipolano le menti e una delle situazioni in cui ciò accade sono i pellegrinaggi. Non so se ci sono esperti che mi possono dire se è così, ma io mi dicevo, dopo aver partecipato, ma guarda che cose ingegnose tirano fuori per abituarmi alla umiltà, all’obbedienza. Perché l’obbedienza è uno dei tre parametri lì dentro: “sgonfia l’ego”. E questo è utile per avanzare nel cammino spirituale. Nei pellegrinaggi, non sai dove ti trovi, che ore sono, quando mangerai, marce notevoli, dormi pochissimo, si corrono dei rischi inutili. Può trattarsi solo di scavalcare un recinto ma c’è stato anche chi ha corso rischi ben più gravi, come attraversare il confine tra Palestina e Israele scavalcando il muro. Dentro a Gerusalemme. Poi, alla fine del pellegrinaggio, se ne tornano con la profezia, che il mondo sta per finire: dopo questo Papa ce ne sarà un altro poi nulla. In queste circostanze, alcuni che non erano neppure cattolici, decidono improvvisamente di entrare in comunità. Ma davvero in pochissimo tempo. Inoltre c’è la forte spinta ad accrescere. L’ho sentito io, confrontare il numero dei centri che hanno i gesuiti in Italia con il numero dei devadatta che sono stati aperti. E che il numero dei devadatta è maggiore: questo era il messaggio di padre Cappelletto. Purtroppo i sacerdoti dei gesuiti erano tanti di più perché è tanto che ci sono, ma veniva data l’età media e quante nuove vocazioni. C’è questa spinta brutale, alle nuove vocazioni. Mi limito qui perché potrei dire tante altre cose… mi rivolgo anche a voi, perché non è facile ve lo assicuro, io ci sono stato per anni… Ci sarebbe anche la questione dei soldi. Io ho una domanda per lei. Perché io sono cattolico, io non ero un lontano e il fatto che ci fosse un padre gesuita e che ci fosse un sacerdote lì che celebrava la santa messa, per me faceva la differenza. Ma chiaramente! Un vescovo ha affermato che nella chiesa cattolica nessuno viene per conto suo ma viene mandato da qualcuno. Padre Cappelletto chi lo manda? Perché io voglio conoscere chi lo manda! Io con padre Cappelletto non ci ragiono perché … vi assicuro che dentro questo pacco ci sono belle cose e belle persone e che si fanno cose molto interessanti. Gente che ci crede, coerente (….) però vorrei conoscere chi è responsabile di tutto questo, se è possibile. Grazie.
Dott. Radoani: Tra gli altri, erano stati invitati anche i superiori dei gesuiti. Non sappiamo se sono presenti in sala, magari anche in veste non ufficiale. Certo c’è da osservare che, al di là dei pro e dei contro dei quali si sta discutendo, se il Movimento è serio, ha buoni propositi, è conforme alla religione cristiana, non dovrebbe tacere davanti a persone che stanno piangendo per dire i problemi nei quali si sono trovate. Sarebbe certamente corretto difendere il Movimento, le proprie idee, ma dovrebbero dare una risposta a tutte queste persone. Non che ci si debba trovare a Bologna, attraverso una associazione che si è trovata in mezzo a questa storia come a tante altre, per venire a sapere di situazioni di questo genere e alle quali comunque non si dà risposta.
Partecipante: proprio a proposito di questo, noi a Farneta abbiamo chiesto tante volte a padre Cappelletto di venire a parlare con noi ma non si è più visto.
Partecipante: E’ venuto a celebrare un matrimonio (nda tra due membri del gruppo.)
Partecipante: Si è vero, è venuto ma non per parlare con noi, non a dare spiegazioni…
Partecipante: non per venire a parlare con noi, con la gente!
Partecipante: (non sempre le parole sono ben udibili. Ci scusiamo per eventuali errori di trascrizione.) Bene ci provo… dalla parte dei genitori. Nel senso che ho sentito parlare di livelli di coscienza… non vedo il livello di coscienza…
Dott. Radoani: Coraggio…
Partecipante: A seguito dell’ingresso del figlio, la loro vita familiare è stata sconvolta. Io penso che quelli che istituiscono corsi per elevare il livello di coscienza, dovrebbero per un attimo sentire quello che pensano i genitori. Perché ho sentito parlare di gruppo religioso cattolico. Ho sentito parlare di brave persone… E non ho capito quali sono i loro atti… Quali sono gli atti di un gruppo così… gli atti religiosi… quali? Salvo dare consigli sulle abitudini personali. Gli atti religiosi vorrei capire quali sono… basterebbe solo un minimo della coscienza che vogliono rappresentare nei loro corsi…Si capisce che un figlio che si affaccia alla vita e che incontra sulla sua strada un gruppo religioso cattolico… come quando noi da ragazzi ci siamo trovati nell’Azione Cattolica. Ma nessun rappresentante della religione cattolica insegna a disprezzare la propria famiglia, il proprio contesto, la propria vita. Può essere accettabile anche un contesto collegiale, con la limitazione di alcune attività a favore di un cammino spirituale, ma questo non dovrebbe diventare così totalizzante. Quando tutto diventa meditazione è una droga continua. Questa non è più vita: questa è una dipendenza, una completa dipendenza! Quando la persona abbandona i familiari, non ha più coscienza del paese in cui vive, un paese civile, perde di vista i parenti, gli amici, perde di vista tutto, perde di vista la realtà in cui è vissuto, le proprie attitudini che sono culturali, fisiche… Un tale atteggiamento può degenerare in un grave danno personale. E’ possibile che questo sia vero per casi isolati o che avvenga solo in alcuni Centri dei Ricostruttori e che in altri le condizioni siano migliori, ma c’è un modo di insegnare la meditazione, e ne sono stati fatti alcuni esempi, che può essere devastante. Può forse dipendere dalla sensibilità individuale, ma il soggetto entra in un circuito deleterio. Difficile dire se è a causa del “contenitore”, come è stato detto, o se di chi gestisce queste situazioni. In ogni caso la nostra è una situazione drammatica e noi ci siamo ritrovati la vita distrutta. Sembra che le persone non riescano più a percepire la realtà. Viene lasciato e disprezzato tutto a favore di un’unica cosa: la meditazione. E tutto il resto non conta più. Qualcosa deve essere sfuggito di mano agli organizzatori del Movimento. Chi organizza i loro corsi, se incontra una persona che ha già un forte disagio, dovrebbe fermare quella persona! Non si possono tenere lì le persone a meditare e a meditare. E permettere che si estraneino completamente, con una sensibilità inesistente verso tutto il loro mondo. Un mondo che è stato anche costruito con fatica. Non so se nella fatica c’è spiritualità ma le assicuro che nella nostra fatica c’è stata e c’è spiritualità! Per cui dire che la spiritualità è solo la meditazione e solo quel gruppo la sa dare è sbagliatissimo! Anzi, forse in alcuni casi si può arrivare a gravi alterazioni della coscienza. Per cui ci sono grandi responsabilità a carico degli organizzatori. Vi sono inoltre situazioni in cui le persone vengono fatte vivere in condizioni estremamente disagiate…. Grazie e scusate.
Partecipante: Ci provo anch’io. Perché non è facile. Penso che i genitori nei confronti dei figli diano tutto quello che di meglio possono dare. Noi abbiamo cercato di allevare il figlio nel modo migliore, abbiamo cercato di dare dei valori, di farlo crescere in quei valori nei quali noi credevamo. E il figlio è cresciuto bene ed era anche molto bravo. Ha superato tutte le prove della vita in maniera encomiabile. Forse però non abbiamo saputo aiutarlo a sviluppare una adeguata autostima, un autostima normale e auspicabile, e quindi probabilmente è diventato un soggetto influenzabile, bisognoso di qualcuno che decidesse per lui. Negli ultimi anni ha purtroppo conosciuto padre Cappelletto, che considera un grande guru. Noi non ci siamo accorti di quello che stava succedendo, anche perché ci fidavamo del fatto che Cappelletto fosse un gesuita. Noi siamo cattolici e pensavamo che di un gesuita ci si potesse fidare. Però poi la situazione è cambiata. Per un genitore prendere coscienza di certe cose non è facile, perché uno conosce il figlio, sa che il figlio è in una certa maniera, sa che ragiona, sa che ha un’intelligenza. Poi però, piano piano, ha cominciato a criticare la famiglia, i nostri condizionamenti che erano solo negativi. Ha cominciato a rinnegare ciò che aveva studiato e nel quale si era tanto impegnato e ha cominciato ad abbracciare tutte le cose che abbiamo sentito qui. Questa meditazione, questa meditazione è diventata tutto!(…) la meditazione veniva sopra ad ogni cosa, anche se fosse morto suo padre, prima veniva la meditazione! Perché se non si fa meditazione probabilmente uno non si sente a posto, si sente incolpa, non riesce più a vivere. Poi ha cominciato a tornare a casa sempre più raramente, quasi che respirare l’atmosfera familiare mettesse in crisi le sue scelte. Sembrava dovesse scappare, fuggire. Naturalmente quello che diceva don Cappelletto era il “verbo”, era la verità assoluta. Anche quando i consigli ricevuti erano contrari al buon senso e l’interessato lo capiva, però l’aveva detto don Cappelletto e non si discuteva. E così purtroppo anche noi ci ritroviamo in questa situazione che è stata ben descritta da chi mi ha preceduto. Però poi, piano piano, cercando anche un po’ di approfondire le cose, si vede come ad un certo punto chi fa parte di questo movimento è completamente chiuso in un guscio. Perché la televisione non bisogna guardarla, i giornali non bisogna leggerli, non bisogna sentire niente perché quello che dicono gli altri è tutta “roba del diavolo”. Sono completamente autoreferenziali, questo vorrei dirlo anche a quel signore che mi sembra che abbia fatto un intervento molto equilibrato, che mi è piaciuto molto,(nda vedere prima parte della sintesi, intervento del partecipante che ha dichiarato di trovarsi bene nel gruppo). Ma comunque è così, perché praticamente loro si passano le notizie uno con l’altro: (…) uno bisbiglia che Cappelletto vede l’angelo, l’altro che ha fatto il miracolo. Le vocazioni: “noi abbiamo 100 preti”, e poi adesso scopro che forse sono 16. “Abbiamo un numero di vocazioni che non finiscono più”, etc, però sempre informazioni che girano nell’interno e quindi basta che uno bisbigli nel corridoio che poi questa notizia diventa verità assoluta. Allora poi si scopre, e questo vorrei che mi fosse contestato se non è vero, che don Cappelletto vede l’Angelo che hai dietro, vede lo spirito, e allora bisogna andare a saltare gli steccati per andare a pregare sulla tomba nei cimiteri perché lì ci sono gli spiriti. Questi, ad un certo punto, vivono in una situazione paranormale, per cui diventano dei creduloni, dove non c’è più critica. Come è stato rilevato in modo molto razionale in interventi precedenti, se nel gruppo viene diffusa un’affermazione anche assurda, ad esempio che l’acqua è rossa, allora non è più trasparente: è rossa. Non so come si arrivi a pensare in questa maniera ma di fatto si arriva a pensare così. Un tale modo di agire è veramente definibile come plagio, lavaggio del cervello. Un movimento religioso dovrebbe portare l’individuo alla liberazione, all’autorealizzazione, alla libertà, quella che si chiama “la libertà dei figli di Dio”, non a questa soggiogazione psicologica tremenda per cui conta solo quello che dice don Cappelletto e tutto il resto è “demonio”. C’è anche una critica strisciante nei confronti della Chiesa ufficiale. Loro si definiscono come “i migliori”. Tutti gli altri sono destinati alla dannazione. E poi c’è la priorità assoluta data alla meditazione: se uno non medita si danna. Se qualcuno si ammala è perché non medita bene: se tu meditassi bene staresti bene, non saresti depresso, non avresti mal di testa, non ti verrebbe il tumore. Poi malauguratamente qualche tumore è anche venuto, allora la cosa è andata un po’ in crisi però … è quasi la situazione veterotestamentaria nella quale, se un soggetto stava male, la causa era attribuita ad una sua colpa.(…) E poi però uno si chiede, ma, alla fin fine, qual è lo scopo di tutta questa cosa qui? Se vedessi che questi ragazzi si aprono, sono liberi, vanno verso gli altri, ma questi Ricostruttori cosa fanno? Un movimento religioso si dedica ai poveri, si dedica al sociale, si spende per gli altri. A me sembra che qui l’unica cosa per cui ci si spende è fare degli adepti e ricostruire le cose. (…) Di cose da spendere per gli altri io non ne ho mai viste. Praticamente qui il cristianesimo è una scatola che serve a legittimare la cosa, ma è una scatola vuota. Dentro c’è ben altro, c’è questa benedetta meditazione che certamente io pensavo che fosse un qualcosa per arrivare a rapportarsi a Dio, ma ho scoperto che non è così, è un’illusione. E’ un’illusione nella quale, purtroppo, questi ragazzi in buona fede cascano. E una volta che ci cascano non riescono più a ragionare, proprio viene tolto quello che è il senso critico, per cui diventano davvero dei creduloni. Ma credono a delle cose… Sembra impossibile che una persona intelligente e acculturata possa arrivare a pensare in una certa maniera. Ecco questa è la situazione ed è veramente drammatica! E vorrei dire ai responsabili: cercate di meditare bene perché state giocando con la vita delle persone, è una responsabilità gravissima. Meditate bene a quello che state facendo, il cristianesimo è tutta un’altra cosa. Il cristianesimo rende liberi e non rende soggiogati in questa maniera. Cercate di meditare bene perché state giocando con la vita delle persone: è una responsabilità gravissima! Durante un incontro comune avuto con padre Cappelletto, certamente non sono stato edificato dai suoi discorsi rancorosi: non era stato sufficientemente valorizzato, la chiesa non lo considerava… Non mi sembrano i discorsi di una grande figura spirituale.
Partecipante: Io vorrei portare soltanto due o tre esempi a proposito di quello che sta succedendo credo all’uno o all’altro. Sono cresciuto in una famiglia che crede in Dio e i figli sono stati educati tutti quanti ad esser cristiani. Racconta l’episodio di un familiare che decise di andare in seminario. I genitori se ne disperarono: piansero per una settimana, 15 giorni. Andarono dal Vescovo a parlare, perché assolutamente non accettavano che questo figlio andasse a fare il prete. E’ successo uguale ad un’altra famiglia: (….) il figlio era già un ingegnere molto bravo, lavorava già in una grande azienda, ad un certo punto anche lui decise che voleva diventare prete. Ugualmente i suoi genitori disperati hanno fatto di tutto, l’impossibile perché non volevano che diventasse prete. Lo stesso partecipante si chiede come reagirebbe se posto nelle stesse condizioni di quei genitori: in questo momento non lo so. Però sicuramente non è facile accettare una cosa simile. Nello stesso tempo Gesù, già dice lui che è venuto per dividere i padri dai figli e questo da quell’altro: forse si riferiva a questo. Io non lo so, però quello che è successo a voi credo che succede anche per quelli che vanno a fare i preti. Io ho portato soltanto un esempio…
Partecipante: Io vorrei soltanto dire questo. Che non è quello il problema, perché se nostro figlio si fosse fatto monaco, fosse andato in un istituto di clausura, qualsiasi, (…) noi saremmo stati contentissimi. Risottolinea che il problema è invece il plagio al quale sono sottoposti i ragazzi, che ha altri risvolti.
Partecipante: A sua volta ribadisce che ciò che non convince è che i ragazzi vengano affascinati da ambienti e luoghi attraenti e che poi la loro attenzione venga totalmente incentrata sulla sola pratica della meditazione: l’unica cosa importante della vita è meditare, può succedere di tutto, può crollare il mondo intero però l’importante è la meditazione.
Partecipante: Una vocazione è qualcosa che matura lentamente. In altri Ordini cercano persino di dissuadere le persone che dichiarano la loro vocazione. Questo non accade nei Ricostruttori, dove i ragazzi vengono plagiati.(Si tratta poi di una caso personale seguito e ancora in atto)
Partecipante: Quello che secondo me non va è il meccanismo: primo, le vocazioni. Io ho visto persone cambiare in pochi mesi da così a così e questo è già un segnale anomalo. Quello che non va è che uno può andare anche in clausura, e incontrare i monaci di clausura ma non si vive assieme monaci e non monaci, non si vive assieme uomini o donne. Io ho visto persone innamorarsi di un Ricostruttore e l’altro entrare perché c’era il primo. E’ la promiscuità, l’ambiguità. Vedervi utilizzare l’energia sessuale, l’innamoramento: questo per me è anomalo. Racconta di giovani che ricevono sino a 300 sms e telefonate da uno stesso sacerdote. Inoltre i giovani vengono attratti dall’esaltazione delle guide, dai “poteri” che vengono descritti e promessi. E’ testimone del fatto che un sacerdote, ad un training a San Venerio, ha dichiarato di aver visto quattro angeli durante la Messa. Un’altra persona, andata a colloquio da padre Cappelletto, ha detto che il padre gli ha riferito che lei ha “due angeli”. Questa è manipolazione: non si fa così! E’ possibile capirlo quando le vocazioni sono troppo repentine, di persone che non avevano mai neanche preso in considerazione l’idea e poi, improvvisamente, si stabiliscono in comunità. Ma è perché si sta anche bene, non c’è lotta di potere, il potere è tutto centralizzato, o da Cappelletto o dalla guida locale.
Partecipante: (nda. Non parla al microfono e le parole non sono ben udibili, ci si scusa per eventuali errori od omissioni nella trascrizione) Non è vero.
Partecipante: Ma guarda ve lo sto dicendo col cuore perché tra l’altro siete persone che stimo. Non è facile, ma il meccanismo è malato! Si devastano le persone in questo modo! E state incontrando dei guai, perché è esaltazione maniacale il poter pensare che io controllo un pedofilo. Riferisce di altri casi in cui un soggetto sarebbe stato consigliato da padre Cappelletto di esporsi aduna circostanza rischiosa dal punto di vista della propria capacità di esercitare un personale controllo psicologico della situazione.
Partecipante: Al Vescovo di Arezzo aveva consigliato di metterlo (nda. Si riferisce a donPierangelo) a lavorare con i ragazzi!
Partecipante: Sono meccanismi sottili ma il plagio esiste. Purtroppo è così! (Si tratta poi di una caso personale seguito e ancora in atto)
Dott Radoani: Chiede di interrompere la discussione pubblica di situazioni strettamente personali da affrontare eventualmente in sede privata.
Dott Piras: Ribadisce quanto già affermato dalla dott. Radoani sulla necessità di distinguere le segnalazioni ricevute dai casi noti in quanto seguiti direttamente. Esprime inoltre solidarietà per la sofferenza emersa durante la discussione, sia nelle testimonianze dei fuoriusciti sia nello sconcerto dei membri del gruppo. Specifica inoltre che, sulla base dei contatti avuti e della documentazione consultata, i casi trattati per disagi di vario tipo (quindi non soltanto segnalazioni) sono numerosi e non sono solamente quelli dei quali è stata resa testimonianza durante l’evento in corso. Si tratta di soggetti che esprimono un malessere talvolta anche molto grave. Dal punto di vista medico, il malessere e il disagio necessitano della ricerca delle loro cause e di un trattamento, indipendentemente dal fatto che siano o meno conseguenza di azioni biasimevoli o reati. Conferma che anche le segnalazioni dei genitori incontrati non riguardano la critica all’eventuale vocazione dei propri figli quanto il riscontro di un loro malessere, anche e soprattutto fisico, più o meno dichiarato e consapevole. Quindi i loro timori appaiono perlopiù fondati.
Partecipante: Io ho avuto contatti abbastanza brevi e sporadici con i Ricostruttori. Ho frequentato il corso di meditazione e poi ho avuto modo di incontrare personalmente padre Cappelletto e di conversare con lui, ma mi sono poi subito allontanato capendo di che tipo di Movimento si poteva trattare. (…) La parola yoga significa “unità”, unificazione. La domanda che vorrei porre agli appartenenti di questo Movimento è dove sia l’unità all’interno del Movimento dei Ricostruttori. Io vedo che anche una manifestazione come questa dimostra che i Ricostruttori, più che seminare amore, unità e liberazione, seminano tutt’altro. Mi sembra un meccanismo perfettamente oleato, non per liberare le persone, per emanciparle dal punto di vista spirituale ma per farle diventare sempre più dei perfetti soldati (infatti l’analogia con i Templari è molto presente) da mandare in giro a fare proselitismo, raccattare soldi e costruire cantieri, oltre le possibilità umane, per le loro sedi. (…) Io mi stupisco che ci siano persone che non riescono a capire come sia possibile definirei Ricostruttori una setta. Abbiamo tutti gli elementi: condizionamento mentale nel profondo della propria quotidianità, tutte queste regole, il dormire per terra, i vari lavaggi, i vari sistemi di autocontrollo che hanno il solo obiettivo di penetrare il più possibile all’interno del quotidiano delle persone e renderle il più possibile condizionate e condizionabili. Gerarchia e sudditanza a un guru, che in questo caso è plateale. Un guru che ha un potere ai limiti del soprannaturale. Ai limiti del comico. Dove ormai ogni difesa logico-razionale è stata distrutta attraverso un metodico processo di condizionamento. Dove ormai si può credere a qualunque cosa. L’allontanamento dalle famiglie, dal gruppo di amici che si frequentava prima. Poi soprattutto questa tecnica di meditazione che ha ben poco a che vedere con la liberazione spirituale. E’ una tecnica autoipnotica che anziché portare all’estasi, cioè all’apertura, porta all’entasi, cioè alla chiusura in se stessi. Gli effetti li vediamo: anziché avere persone aperte, disponibili verso gli altri, abbiamo persone sempre più chiuse, sempre più ristrette nel loro piccolo mondo. (…) Io guardo con compassione queste persone che stentano a vedere le sbarre della gabbia e addirittura cercano in qualche modo di decorarle, di renderle più belle, di non vederle… E’ un enorme sistema di prigionia di massa. (…) Se giudichiamo dai frutti di un Movimento possiamo riconoscere l’albero, mi sembra che i frutti di questo Movimento, da Farneta ai cantieri…Non so se lo sapete, ma ogni anno nei cantieri muoiono 250-300 persone e sono migliaia gli infortuni: è in assoluto il luogo di lavoro più pericoloso che esiste. E’ davvero da delinquenti, e infatti è un reato, mandare la gente a lavorare nei cantieri senza le necessarie misure di prevenzione e di protezione.
Partecipante:… e per di più di persone incompetenti. Che girano magari sui ponteggi…
Partecipante: Appunto. La legge 494 sulla sicurezza nei cantieri dichiara esplicitamente che se il datore di lavoro non fornisce misure di sicurezza e non fornisce ai propri operai le necessarie informazioni (e formazione), soprattutto le necessarie attrezzature di protezione, compie un reato.(…) Se gli ispettori delle ASL facessero un giro nei cantieri dei Ricostruttori sarebbe sconvolgente.(…) Quindi mi chiedo come mai don Cappelletto, uomo santo, uomo della Provvidenza, incarnazione del divino, sia disposto a mandare la gente a lavorare in questo modo, quasi in forma di schiavitù, in suo onore e del suo Movimento. Come è possibile che una persona tanto santa si possa mostrare così irresponsabile, con tale dispregio della sicurezza delle persone? Si è visto anche nel caso di Farneta. Nel disprezzo anche nei confronti dei seguaci del Movimento… Queste persone mostrano il loro vero volto in occasione delle crisi. Mi auguro che voi possiate capire in che prigione vi siete rinchiusi.
Partecipante: Io non sono competente di edilizia né di autorizzazioni comunali ma penso che questi cantieri debbano avere un’autorizzazione da parte dell’autorità competente per territorio. Che tipo di cantieri sono? Voci di fondo che discutono, distinguendo i tipi di autorizzazioni richieste o disattese e le loro circostanze.
Partecipante: Vorrei fare due domande. Ho sentito la dottoressa dire che c’è gente che sta male, ma come mai non esce? Nel gruppo si afferma che se esci, se non mediti, sarai dannato per l’eternità. Anche quando questo non viene detto esplicitamente ma tra le righe, in modo subliminale, si dice, ed è comunque una costrizione psicologica molto, molto più grave di una qualsiasi schiavitù. In secondo luogo vorrei chiedere: come mai questa chiusura ermetica verso le informazioni esterne, verso giornali, televisione, etc? E poi vorrei che mi diceste cosa si fa verso il sociale, oltre che ricostruire, oltre che auto-osannarvi, oltre che fare proseliti. Cosa fate verso il sociale? In che maniera vi aprite verso i poveri, verso gli altri?
Partecipante: (nda. Non parla al microfono e le parole non sono ben udibili, ci si scusa per eventuali errori od omissioni nella trascrizione) …le domande sono troppe e sarebbe lungo rispondere (….) non siamo stati invitati Varie voci di fondo che discutono e si sovrappongono.
Dott. Radoani: Invita il partecipante a venire a parlare al microfono per poter registrare la risposta, per il loro diritto a poter rispondere.
Partecipante: (nda. Non parla al microfono e le parole non sono ben udibili, ci si scusa per eventuali errori od omissioni nella trascrizione) Quale diritto? Noi non siamo stati invitati. A noi non è giunta nessuna lettera di invito. Sono stati invitati i Vescovi, non siamo stati invitati noi. Varie voci di fondo che insistono perché vengano date risposte al microfono.
Partecipante: (nda. Non parla al microfono e le parole non sono ben udibili, ci si scusa per eventuali errori od omissioni nella trascrizione) Dicevo appunto che noi non siamo stati informati…(non udibile) perciò sono qui come uditrice. Poi siccome ero vicina, allora sono venuta. Ora, io non posso spiegare una realtà così vasta che qui vede delle esperienze negative e che ci fa pensare che possiamo avere anche commesso degli errori. Però chi ha autorità su di noi sono i Vescovi, come gruppo ecclesiale.
Dott. Radoani: Non sempre. Garantisco che ci sono Vescovi che non sanno della vostra presenza nella diocesi.
Partecipante: (nda. Non parla al microfono e le parole non sono ben udibili, ci si scusa per eventuali errori od omissioni nella trascrizione) Comunque vedo qui esperienze parziali. In ogni gruppo che conosco ci sono persone che hanno vissuto esperienze negative e quindi è difficile ora spiegare tutto quello in chiave positiva come l’ho vissuto o visto io. Non ho mai pensato che il padre dicesse tutto il vero e che tutto quello che dice lui fosse assoluto, ma vedo solo un padre spirituale a cui si deve obbedienza, come in tutta la tradizione cristiana. … Poi noi consigliamo di non guardare solo la televisione perché è diventato un condizionamento. Voci di fondo che discutono sul fatto che sia vietata anche la lettura di molti giornali.
Partecipante: (nda. Non parla al microfono e le parole non sono ben udibili, ci si scusa per eventuali errori od omissioni nella trascrizione) (…) Noi vietiamo solo la televisione perché è diventata una droga. Ci sono bambini che stanno otto ore davanti alla televisione. Quindi si consiglia di evitare questo. Cosa facciamo nel sociale? Siamo un gruppo che insegna a pregare e non abbiamo altra attività nel sociale. Insegniamo. Riteniamo la preghiera profonda, che noi chiamiamo meditazione, il vero modo di pregare come tutta la tradizione cristiana che insegna a pregare mattina e sera. Poi noi, come comunità, come persone che hanno fatto una scelta religiosa, abbiamo altri momenti di preghiera. Dopo che abbiamo insegnato a pregare, le persone che “vengono da lontano” vengono avvicinate alla vita sacramentale o al rosario e anche ad altri metodi di preghiera della nostra tradizione.
Partecipante: Io non sono un ex Ricostruttore né li ho studiati come Movimento. Sono venuto qui come curioso, come una persona che voleva vedere cosa si fa all’interno dei Ricostruttori, chi fossero. E sentire anche chi aveva da dire qualcosa “contro” a questi metodi. Sono arrivato qui neutrale. Tutti questi interventi abbastanza sconvolgenti… Benché io non appartenga né a una parte né all’altra ma semplicemente come essere umano… Non ho neanche una mia forma religiosa che venga attaccata, né una religione che guardi ad un’altra religione come quella sbagliata, ma sono venuto qui esclusivamente come essere umano. Quindi ad ogni intervento mi sono identificato in modo empatico con chi parlava e già mi sentivo male come lui. Quando avevano le lacrime agli occhi, anche a me venivano le lacrime agli occhi. Quando ha parlato la ragazza di Farneta mi sono sentito come lei: solo in mezzo al mondo. Apprezzo moltissimo che tre Ricostruttori siano venuti qui e soprattutto ho apprezzato (omissis: nda. Il partecipante che ha espresso il suo punto di vista positivo sul movimento, parlando al microfono), perché sono venuti con il coraggio, perché sono in estrema minoranza. E poi con tanta umiltà, perché venire qua vuol dire uscire dal proprio sistema e andare a vedere quello che c’è fuori e, in un certo modo, rapportarcisi. E anche il fatto di parlare, un po’ timidamente perché qui gli animi si scaldano, vuol dire che il tentativo di rapportarsi c’è tra queste persone e c’è un’umiltà. Quindi, io quando parlavano loro, mi sentivo…L’ho sentito parlare in assoluta buona fede. Mettendomi quindi dalla loro parte, io ho una domanda da fare alla quale non sono riuscito a darmi una risposta. Quando parlava la ragazza e diceva di essere stata spinta a contattare i genitori del bambino perché ritirassero la denuncia, dietro un pagamento, perché tanto questo prete sarebbe andato in Brasile, ovviamente da essere umano mi tremavano le gambe! Se fossi un padre di famiglia mi tremerebbero ancora più forte. La domanda che mi sono fatta è: se fossi un Ricostruttore (e la domanda la faccio a loro perché, grazie alla loro umiltà, forse potrebbero anche rispondermi) e il pensiero di far parte di questo sistema (perché questo è stato fatto da Cappelletto e non è riportato da una lettera anonima, c’è una ragazza che dice: “sono stata portata io a fare questo, me lo ha chiesto direttamente lui”)…appartenere a questo sistema, io da essere umano, farne parte, e quindi sostenerlo con la mia partecipazione…Io mi chiedo: come farei a dormire la notte? Io non lo so se sarei capace. Vorrei chiedere a voi tre, perché ci siete voi qui oggi, ma lo chiederei a chiunque della comunità: ma adesso come vi sentite? A parte le voci di corridoio, una testimonianza del genere? Mi sembra che parliate in buona fede, quindi in buona fede vi chiedo una risposta perché io non saprei come mi sentirei… Grazie.
Partecipante: Posso dire che dentro di me ho rabbia, perché ho sentito delle cose che non conoscevo e che adesso vorrei approfondire. Io non sono l’insieme dei Ricostruttori: sono uno e cerco di fare la mia parte. Vorrei portare un esempio riguardo a quello che è successo a Pierangelo che conoscevo e stimavo. E quando è successo il fatto sono crollato come tutti voi. Racconta l’episodio di un sacerdote, conosciuto in gioventù, che radunava intorno a se i ragazzi perla raccolta della carta effettuata a favore dei poveri. Questa attività fu svolta per diverse stagioni, finchè il sacerdote, improvvisamente scomparve. Si venne poi a sapere che si era verificata una situazione simile a quella di Pierangelo. Questo prete era stato preso e messo in un posto isolato, avevano cercato di non far sapere più niente a nessuno. Questo ho visto che purtroppo è il modo di comportarsi della Chiesa. La Chiesa vede nel sacerdote il proprio figlio e cerca di proteggerlo come può. Se succedesse una cosa così a mio figlio lo porterei via e cercherei di proteggerlo. A quel tempo mi venne una rabbia incredibile dentro e pensavo che uno che si comportava così doveva essere messo in galera. Poi chi ha ragione o chi ha torto io non lo so.
Partecipante: Il discorso non è: Pierangelo ha sbagliato, mettiamolo in croce, mettiamolo alla gogna. Non è quello. Anche perché io a Pierangelo sono stata vicina anche dopo. Io! Non i Ricostruttori. Non ho avuto vicino persone che consideravo amiche, nelle quali credevo e che sono sparite per difendere il gruppo. Quindi io, come persona… a quelle persone… della mia crisi non è importato a nessuno!
Partecipante: Ho una profonda rabbia per quello che hai detto.
Partecipante: E’ questo che mi ha spiazzata. Perché Piero ha fatto quel che ha fatto, ma… tutti gli altri? Tutti gli altri ci hanno abbandonato…
Partecipante: Vorrei sapere quanto i Ricostruttori… Quando riuscirete a pensare che potrebbe essere tutto vero? A ipotizzarlo? Se tu pensassi ai tuoi figli violentati dal Bertagna e il Padre che lo sapeva… (…) All’inizio è stato detto: “No, non è vero niente.”, poi è stato detto: “No, non è stata una violenza del tutto autentica”. Poi che “i genitori erano degli isterici”. Io ho visto davvero il tentativo di coprire tutto, ma non dalla Chiesa: dai Ricostruttori, dal Padre! E da tutti i proseliti che gli stanno intorno. Io ho visto questo! Quanto è possibile che ciò sia vero? Quanto è possibile secondo voi, che giustamente credete in questa cosa, che nei Ricostruttori ci sia qualcosa di marcio, qualcosa che non funziona? Per carità, ci possono essere tante cose belle. Anche Mussolini o Hitler avranno detto buongiorno a qualcuno, o costruito una autostrada, o fatto qualcosa per il sociale. E quanta mafia della Chiesa c’è dietro? Ricordiamo che i gesuiti sono un Ordine molto forte!
Partecipante: Io voglio dire una cosa riguardo alla preghiera e alla meditazione. Per me sono due cose bellissime e per fortuna le ho incontrate. L’ipnosi stessa: ci sono ipnotisti che risolvono casi gravissimi con l’ipnosi, ma c’è gente che ha preso il portafoglio ai vecchietti con l’ipnosi. Cioè è l’utilizzo che si fa della meditazione e della preghiera che fa la differenza. Quello che non va nei Ricostruttori è la struttura di potere che non è di qualsiasi Ordine religioso. (…) Ci sono congregazioni dove l’abate viene eletto e se non se lo merita… è “a mandato” e al massimo può essere eletto per tre mandati. E’ scritto anche nello Statuto dei Ricostruttori che dopo i 75 anni non si può rimanere in carica. Questo significa essere aggrappati al potere. Dopo quello che è successo a Pierangelo, in qualsiasi istituzione non ci si sarebbe comportati così! Padre Cappelletto è stato il padre spirituale di una persona che ti combina quello che è successo e… dai le dimissioni! Questo lo si vede dal condizionamento mentale che adesso a me è talmente evidente. Nei Ricostruttori viene utilizzato il senso di colpa. Prima qualcuno lo ha detto… Hanno annunciato che una persona del gruppo era ammalato di cancro al pancreas e il sacerdote presente disse: “Perché ha mangiato la carne!”. Giuro che questa è la verità! Qualsiasi cosa si combini è perché non si è meditato abbastanza! E’ d’uso che se ne parli dopo la meditazione. Ognuno nella vita sceglie quello che vuole, ma non è la meditazione in se, non è la preghiera in se dannosa. E’ una scelta. E’ una cosa buona. E’ invece tutto questo colpevolizzare che fa vedere che nell’insieme la cosa è malata. E’ un peccato perché ci sono davvero delle belle persone. Io davvero prego perché queste persone si salvino, escano da questo incantesimo. Tutti quanti!
Partecipante: Vorrei chiedere se padre Cappelletto o chi per lui sapeva della questione della pedofilia con certezza, perché se lo sapeva, non dico a voi che siete qui perché questo è invece un merito, ma ai Ricostruttori dovrebbe rimordere la coscienza. (…) Molte voci di fondo che discutono e si sovrappongono.
Partecipante: Don Pierangelo Bertagna è stato arrestato l’11 luglio 2005, se la memoria non mi inganna; in quel periodo c’erano i training estivi, ma non fu detto assolutamente nulla. Il primo ritiro dell’anno, verso fine ottobre del 2005, fu detto ufficialmente, dalla persona che teneva il ritiro, che Pierangelo era stato arrestato perché c’era stato il caso di “un” bambino molestato; fra l’altro era la stessa domenica nella quale comparve un articolo su un quotidiano riguardo alla vicenda. Noi presenti a quel ritiro e di quel gruppo insistemmo per avere delle altre informazioni, ma niente, tutto tacque. Questo durò fino al 20 settembre dell’anno successivo, quando, finalmente, noi volontari di quel gruppo potemmo avere una riunione con Cappelletto, il quale ammise che, 12 anni prima dell’arresto di Don Bertagna, una signora, dal John definita isterica, era andata a dirgli che suo figlio aveva avuto delle molestie da parte di Pierangelo. Qualcuno mi ha detto che, invece, erano andati da lui entrambi i genitori di quel bambino. Io, inoltre, so di una persona che era vicino al gruppo dei bambini, che affermò che anche lui sapeva di Pierangelo e anche lui lo disse al John. Quindi io so di almeno tre persone che, negli anni, lo dissero al John. Cappelletto si era scusato e discolpato dicendo che la signora era andata a dirglielo, ma lui non le aveva dato credito perché la signora era isterica. Quindi ci risiamo col suo modo di calunniare le persone dicendo che hanno malattie psicologiche. Perciò, per rispondere alla domanda del precedente intervenuto, Cappelletto lo sapeva, o meglio gli era stato detto. Dal mio punto di visto uno può anche non dare credito ad una cosa, ma non se è così grave. Perché se ci fosse anche un lievissimo dubbio che gli sfiora il cervello, come minimo avrebbe dovuto portarlo lontano dall’ambiente che lo stimolava nella sua debolezza. (varie voci di fondo che discutono e si sovrappongono)
Dott. Radoani: Noi sappiamo da documentazione ufficiale che Cappelletto era stato informato.
Partecipante: Per quanto concerne la domanda che è stata fatta riguardo a Chiesa e Mafia, in senso lato, ossia sull’eventuale protezione di Padre Cappelletto da parte di personaggi importanti della Chiesa stessa, due fatti. Conosco una persona di Torino che mi ha detto che in Diocesi non fanno alcun mistero sul fatto che il Vescovo di Torino protegge Padre Cappelletto. Un’altra persona ha partecipato ad un pellegrinaggio organizzato nel 2006 in Terra Santa, e guidato da Don Mauro Pozzi. Loro sono andati, un giorno, a mangiare dal Cardinal Martini. Uscendo da lì, Mauro Pozzi è rimasto un po’indietro e ha detto al Cardinale: “Padre Cappelletto teme per il processo”; e Martini ha risposto una frase, o ha fatto un gesto come per dire “Non si preoccupi”.
Partecipante: In relazione a quanto accade normalmente nei seminari. In un seminario non c’è un Pistu che ti dice, come disse a me quando timidamente manifestai un interesse per entrare in comunità: “Tanto anche tu conosci le profezie di tante tradizioni che dicono che nel 2012 finisce il mondo.” (…) Non sono questi i modi! (…) Pistu va dire in giro che padre Cappelletto gli dice che lui non morirà perché è un comunitario. E’ vero questo? I comunitari non muoiono?
Partecipante: (nda. Non parla al microfono e le parole non sono ben udibili, ci si scusa per eventuali errori od omissioni nella trascrizione) Non lo sapevo. Grazie dell’informazione.
Partecipante: Padre Cappelletto però lo sapeva perché sono andato io personalmente a chiederlo e lui non lo ha negato. Perché questa persona dice ad un gruppo di altre persone che ha fatto dei miracoli e ad altre non lo dice? Perché le persone escono spesso terrorizzate dagli incontri con padre Cappelletto? Se tu sei terrorizzato quando vai a parlare con un padre spirituale, dov’è l’utilità del colloquio? Anche se tu non sei stata forzata ad entrare in comunità… Le vere scelte, i veri cambiamenti non vengono maturati così rapidamente e tutte queste vocazioni lampo che si concentrano soprattutto nell’area di Firenze: sono persone cambiate da così a così. Questo non è un tempo di maturazione e non è insegnare a pregare. Portare una persona dentro la propria comunità a fare la vita ascetica dello yoga… La preghiera è un’altra cosa! E’ un rapporto non mediato con Dio. La preghiera non è tutto questo corollario di pratiche alle quali tenete tanto da dare un esame di coscienza con 35 punti al giorno. (…) Discorso del terrorismo: come fa una persona a valutare la propria vocazione se tutti, da Cappelletto in giù dicono: “Noi siamo gli eletti, noi siamo i migliori, tutti gli altri sono dei ciarlatani”, di qualsiasi altra corrente religiosa si stia parlando? Dai gesuiti agli anandamarga? Questa non è libertà! In questo modo non c’è libertà di scegliere perché il concetto è: o siamo noi ose no, non dico che sei dannato, ma se no cadi in mano a un ciarlatano. Poi mi chiedo: se voi siete cristiani e nel Vangelo è scritto: “Date a Cesare quel che è di Cesare”, che vuol anche dire vivere secondo le leggi di un Paese, per non creare squilibri a livello sociale, perché voi infrangete le proprietà private? Perché si fanno abusi edilizi? Perché si pensa tanto ad espandersi quando si hanno tantissimi centri ma non si ha la gente per gestirli?
Partecipante: E’ stato detto che la missione del gruppo è fare accoliti e insegnare a pregare. E questo potrebbe anche andare bene. Ma la domanda che voglio fare è questa: siete sicuri che questa meditazione profonda sia veramente preghiera? Che veramente unisca a Dio? Perché io conosco veramente degli uomini di preghiera, i quali per prima cosa dicono che se la preghiera è autentica si vedono i frutti. (…) Qui i frutti non mi sembrano molti, tranne che accumulare, ricostruire, tirar dentro gente… Ma per cosa? Quando poi uno sostanzialmente se ne frega di chi sta fuori, se ne frega dei genitori, se ne frega di tutti… ma allora dove sono i frutti?
Partecipante: Una cosa importante di chi insegna l’amore è il rapporto con le persone, mentre qui abbiamo l’esperienza di tante persone e famiglie divise. (…) Prima di voler cambiare il mondo, di fare apostolato, insegnare agli altri a pregare, perché non si guarda alla propria famiglia? Se davvero con la meditazione si diventa persone buone, caritatevoli, compassionevoli, non si è in grado di rapportarsi con i propri genitori? A cosa mi serve se io converto un ateo o un materialista ma poi non sono in grado di rapportarmi con mio padre? (…) Mi sembra che sia solo una questione di fattore numerico. A cosa serve pregare tutto il giorno se poi i tuoi genitori sono diventati per te degli estranei.
Dott. Piras: Era stata lasciata in sospeso una risposta. Prima però volevo esprimere la mia solidarietà per tutte le persone che sono qua, per tutte le persone che ho conosciuto, e mi metto nei panni di chi crede nei Ricostruttori e ora si sente raccontare tutto questo. Vorrei esprimere la mia solidarietà anche per i Ricostruttori che ora sono qua e immagino che stiano soffrendo. Tutte le testimonianze che io ho ricevuto iniziano con l’incredulità: “Non ci posso credere!” I genitori che hanno parlato in questa sede certamente non disprezzano i propri figli, tutte le persone che hanno testimoniato hanno prima creduto in questo gruppo, e io non ho sentito dire che i Ricostruttori non siano persone “belle” o in buona fede. E’ necessario però specificare che molte delle tecniche utilizzate dai Ricostruttori, benché poi finalizzate alla preghiera, possono essere rischiose, anche tenendo conto che vengono avvicinati giovanissimi, e attraverso gli ambulatori persone malate, o ancora persone in fasi critiche della loro vita, ad esempio per lutti o crisi spirituali. Tali tecniche dovrebbero essere utilizzate da persone più competenti, non solo più preparate per il loro insegnamento ma anche in grado di riconoscere eventuali situazioni di disagio che insorgessero, e con la capacità di intervenire adeguatamente o orientare la persona verso un intervento adeguato in caso di necessità. Ad esempio, l’insistenza nel proporre come soluzione ad un malessere l’invito a meditare con maggior frequenza o per più tempo, è in se deleterio. Se la causa del disagio è nella tecnica di meditazione o in ciò che essa risveglia o provoca, è evidente che più si medita più si peggiora la situazione. Sarebbe invece necessario sospendere la pratica (la pratica in senso tecnico, non la preghiera) e cercare di comprendere meglio il problema e le sue cause. Anche se molto brevemente vorrei inoltre specificare il frainteso che può nascere nei pellegrinaggi, durante i quali molte persone sembrano prendere la decisione repentina di cambiare drasticamente vita per entrare in comunità e interpretare le proprie sensazioni come un’improvvisa e miracolosa vocazione. Senza negare la possibilità di vocazioni reali, in realtà i pellegrinaggi rappresentano situazioni particolari nelle quali si ha la concomitanza di più fattori che possono generare fraintesi. Tra questi: Il disorientamento, anche piacevole, legato al fatto di trovarsi in ambienti diversi dal consueto (specialmente se ci si trova in ambienti naturali o luoghi con alti contenuti spirituali) e con la proposta di attività ed esperienze nuove.
Il disorientamento provocato dalla mancanza dei normali parametri di riferimento: che ore sono, quando si mangia, dove si sta andando, quando ci si fermerà e dove, e così via. La minor stimolazione sensoriale, per l’assenza dei rumori cittadini o dei propri ambienti lavorativi e familiari. La fatica fisica per le lunghe camminate ed eventualmente le alterazioni glicemiche conseguenti al tipo di dieta seguita o ai digiuni. L’abbassamento della soglia di vigilanza per i tempi più lunghi dedicati alla meditazione. Ancora una volta il rinforzo dato dalle credenze e dall’emotività del gruppo. Queste ed altre sono le circostanze che possono disorientare il soggetto e indurlo a ritenere desiderabile il poter ripetere simili esperienze per godere più spesso di un simile stato di benessere. Se poi contemporaneamente vengono descritte come deprecabili le situazioni abituali del soggetto (il proprio lavoro, la famiglia e le ansie che ne derivano) e se questo stato di relativo benessere viene attribuito ad una causa “spirituale”, rinforzando la motivazione del soggetto, spesso giovane o con un disagio personale, presentandogli un fine più “elevato”, è possibile che la persona non sia effettivamente messa in condizioni di maturare una scelta autentica ma semplicemente fraintenda le proprie emozioni e sensazioni interpretandole come una “chiamata”.
Partecipante: Sono rimasta molto stupita che qualcuno abbia potuto negare il culto della personalità che c’è nel gruppo. Secondo la mia esperienza nei Ricostruttori, è innegabile il culto della personalità attorno alla figura di Cappelletto. Egli è visto come il tramite diretto dello Spirito, la sua parola è verità assoluta e il messaggio chiarissimo è che chi si oppone alla sua volontà si sta opponendo alla volontà di Dio. Cappelletto riesce a convincerti che se non gli ubbidisci sei fuori dal piano provvidenziale. Poi è possibile che lui non si presenti a tutti allo stesso modo. Ma è così per i giovani. I giovani – io ero giovane quando lo incontrai la prima volta – che si rivolgono a Cappelletto sono in una posizione fragilissima: desiderano incamminarsi verso l’incontro con lo Spirito, sono aperti come fiori, guardano all’Ignoto, all’Infinito, coscienti di non sapere nulla. Quando si ritrovano davanti la figura carismatica del ‘Padre’, con la sua lunga barba bianca, circondato da un’infinità di voci su poteri e facoltà che possiederebbe, avvertono profondamente la propria nullità. Magari sono stati toccati dal messaggio di Cristo e si aspettano di ricevere il Cristo. Ma quando mai l’avete sentito parlare di Cristo? Questo è ciò che più scandalizza: che lui si ponga all’ombra della figura di Gesù per operare invece secondo il proprio criterio e i propri interessi. Ciò che ricevono i giovani al posto Suo, è la volontà di Cappelletto sulla loro vita. Se Cappelletto intuisce che un giovane può essere utile ai suoi piani, che ha talenti e qualità che ne farebbero un buon apostolo e adescatore per il gruppo (che altro non fa che alimentare se stesso), egli metodicamente e inesorabilmente inizia un processo di destrutturazione della persona. Usa tecniche ipnotiche e agisce sulla paura, sulle ferite e sui sensi di colpa. Tutto ciò avviene nel privato, nei colloqui a tu per tu. Di preferenza, fa leva sulla paura: senza il gruppo ti aspetta un futuro terribile, sei in pericolo, ormai hai sentito qual è il tuo destino, non puoi più dire di non sapere. Fa uso senza remore delle tue ferite, dei tuoi punti deboli, pur di piegarti alla sua volontà. Se questa volontà è diametralmente opposta alle tue scelte, egli procede fino a spaccarti.. Si oppone persino ai progetti che hai su te stesso per forzare la tua vocazione. Utilizza ogni mezzo per spingerti verso una presunta vocazione, anche quando tu insisti nell’affermare che non è vero. Sono stata testimone delle pressioni inaudite che esercitava su un ragazzo che frequentava il gruppo per convincerlo a farsi prete. Non si ferma di fronte a nulla. E quando non gli sei più utile, ti scredita di fronte ai tuoi stessi amici. Ma qui stiamo parlando di vocazioni! Stiamo parlando di vite! Stiamo parlando di vite rubate! Ti ruba a te stesso…
Padre Gianpaolo: Non me ne vogliate: sono un prete! Non devo difendere nessuno, però vorrei spezzare una lancia a favore del buon Sant’Ignazio. Io non sono un gesuita: sono un dehoniano. E’ un’altra razza, molto più piccola. Non contiamo praticamente niente. Però ho studiato Sant’Ignazio
e ho fatto, a suo tempo, il mese dei suoi Esercizi. Quindi posso parlare con cognizione di causa. Sant’Ignazio, nella terza settimana, prevede l’elezione del passaggio dello stato di vita: chiede a chi fa gli Esercizi che decida che cosa vuol fare “da grande”. Se correre dietro la bandiera di Gesù o qualcos’altro e anche con un impegno personale. La cosa interessante è che quest’uomo, come diceva un suo figlio spirituale qualche secolo dopo e che ho avuto come professore, e cioè che in tema di obbedienza Sant’Ignazio non era esattamente un liberale, quando è il momento di scegliere che cosa fare nella vita, soprattutto se consacrarsi a Dio o no, prescrive al padre spirituale di “stare zitto”! Perché uno deve decidere da solo davanti a Dio, cosa deve fare della sua vita! Ed è il motivo per cui, anche da parroci, non diciamo mai a nessuno: “Coraggio, sposati. Fai bene. Te lo garantisco io.” Ma siamo mica scemi! Ma perché se non va bene questo ha tutto il diritto divenirmi a dire: “Ma sei fuori?!” Ma chi ci autorizza? Chi ci dà il permesso? Sant’Ignazio non ce lo dà! Come anche credo tutti i Superiori religiosi sensati di questo mondo. Il mio professore, “figlio” di Sant’Ignazio che è un cardinale, proprio citando un testo della lettera agli Ebrei quando si ricorda il compimento, nel Nuovo Testamento, della profezia di Geremia che “Non dovranno più dirsi l’uno all’altro: conosci il Signore, perché tutti mi conosceranno dal più piccolo al più grande, perché io perdonerò la loro iniquità, e non mi ricorderò dei loro peccati”, dice: “notate come il Nuovo Testamento comporta come compimento un rapporto personale con Dio”. Personale! Ed è un rapporto in cui nessuno umano ha il diritto di entrare. Nessuno! Credo che questo riferimento agli Esercizi spirituali di Sant’Ignazio sulla elezione allo stato di vita sia quello che dal punto divista della chiarezza delle idee, per quanto riguarda il cristianesimo, la confessione cattolica, e la prassi normale della Chiesa, serva a mettere a posto tutto quanto. Se uno pensa di poter dire: “Tu devi farti prete”, non ascoltatelo! Credo che si arroghi un potere che non ha. Credo che l’unico che possa dirlo sia il Vescovo, credo che solo a lui competa. Ma credo che anche davanti al Vescovo uno possa dire: “Tu credi così, però io, davanti a Dio, non mi sento la responsabilità di prendere questa decisione” E anche il Vescovo deve dire: “Amen.”
Dott Radoani: Saluta e ringrazia i rappresentanti della comunità dei Ricostruttori perché sono stati comunque gli unici ad aver avuto la volontà e la sincerità di intervenire al dibattito che viene chiuso per ragioni di orario. Rimane aperta la possibilità di compiere azioni comuni per far pervenire informazioni e richieste alle istituzioni di competenza.
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