Testimonianza sulle comunità toscane

PRIMI APPROCCI AL GRUPPO.

Sono entrata a far parte del gruppo nel 1998. Ero alla ricerca di Dio e di qualcosa di speciale per avvicinarmi a lui. Essendo cresciuta all’estero, non avevo mai fatto parte di una parrocchia e mi sentivo lontana dalla chiesa tradizionale. Sono sempre stata credente anche se ho avuto un crollo dopo un grave lutto in famiglia.

Venni a conoscenza del corso di meditazione attraverso amici e fui attratta dalla maniera in cui veniva presentata questa forma di preghiera. Più che dalla forma orientale ero attirata dalla forma esicastica (così la presentavano e invece dietro c’era Anandamurti con la sua Anandamarga).

Mi ero convinta che non fosse un gruppo strano dal fatto che i sacerdoti, e in primo luogo Cappelletto (era un gesuita!) celebravano la messa e confessavano. Dicevano che il vescovo era al corrente del movimento, come lo è tuttora il nuovo vescovo.

Le prime parole che mi sono state rivolte da loro, erano finalizzate a farmi capire che ero capitata al posto giusto, che la provvidenza mi aveva guidata lì perché quella sarebbe stata la mia strada spirituale. Ero fortunata a far parte del loro gruppo! Facevano chiaramente intendere che il gruppo era fondato sulla povertà, obbedienza, semplicità, purezza e che i loro membri facevano riferimento totalmente e fedelmente al loro fondatore.

RAPPORTO CON IL FONDATORE E VARIE GUIDE

Il primo contatto con il fondatore Padre Cappelletto, mi venne indotto dagli altri membri la sera dell'”avviamento” in cui dovetti verificare il mio mantra. Aleggiava intorno a Cappelletto una grande aria di devozione e sottomissione. Anche se titubante mi avvicinai a lui con soggezione. Rimasi un po’ delusa perché non ebbi la sensazione di essere accolta con amore ma quasi con indifferenza. Pensai che questo era dipeso solo da me, forse non mi ero avvicinata con l’atteggiamento giusto?

Nel corso degli anni durante i brevi colloqui con lui, ho mantenuto sempre la convinzione che non sapevo fare l’approccio con Cappelletto perché ho avuto sempre la sensazione che per lui ero solo una delle tante persone insignificanti che lavoravano per il gruppo. Mi rendo conto adesso che ero solo un numero, e ho anche capito un po’ tardi, che la sua attenzione era rivolta ai giovani (candidati alla comunità) ai facoltosi medici, architetti, ingegneri, commercialisti, persone di famiglie benestanti, che potevano portare più profitto, sia in denaro che in prestazioni nell’ambito del loro lavoro. Le persone come me però, erano “la forza fisica” che mandava avanti tutto!

Eravamo consigliati ad avere una guida spirituale nel gruppo di appartenenza o al limite nelle sedi vicino alla nostra. Venivo seguita da Vittorio Lo Valvo di Spezia. Quest’ultimo voleva che avessi la massima fiducia in Cappelletto e quando lo riteneva opportuno, mi mandava da lui a chiedere consiglio. Vittorio mi rimproverava di non essere totalmente fiduciosa e di non riferire abbastanza con lui e Padre Cappelletto. Non avevo una grande dipendenza da Vittorio nonostante ciò cercavo di seguire i suoi consigli e la sua direzione spirituale. Sin dall’inizio ho capito che nel gruppo vigeva l’abitudine di obbedire totalmente alla propria guida spirituale e a Cappelletto. Se non lo si faceva i sensi di colpa erano inevitabili. Il consiglio era di lasciarsi andare senza ribellarsi e senza mai dire di no!

ESPERIENZE VISSUTE DA ME, FAMILIARI, AMICI.

Ci facevano capire che era molto importante svolgere volontariato per il movimento. Fui fortemente consigliata a farlo. Feci presente che da dieci anni stavo svolgendo volontariato alla confraternita di Misericordia per il soccorso stradale ma mi dissero che dovevo fare una scelta e che non si possono servire due padroni. Mi convinsero dicendomi che tutto ciò che veniva fatto per il gruppo era a beneficio della nostra crescita spirituale, lo si faceva per il Maestro, e c’era tanto bisogno di persone che facessero volontariato. Così mi trovai coinvolta molto intensamente a lavorare per il gruppo.

– Pulire il devadatta (luogo degli incontri settimanali, dei corsi ecc)

– Cucinare per le persone del cantiere quando venivano a fare dei lavori

– Cucinare e organizzare per le feste che venivano fatte per attirare nuova gente

– Cucire tendaggi, tovaglie per la messa

– Partecipare ai lavori di cantieristici di ristrutturazione (tinteggiare pareti ecc)

– Partecipare alle riunioni dei volontari (dove solo Pistu prendeva comunque tutte le decisioni)

– Tenere corsi di cucina vegetariana, di pittura, sempre per attirare nuove reclute.

– Partecipare ai corsi di meditazione annuali, per “accompagnare” le persone nuove

– Durante gli avviamenti accogliere i “nuovi”

Inutile dire che il cibo necessario lo portavamo sempre noi, come tutto quello che serviva per l’organizzazione di feste, di spettacoli di teatro, di musica.

La situazione igienico sanitaria:

Durante i ritiri e specialmente ai trainings estivi la situazione sanitaria era davvero precaria, sia per quanto riguardava l’igiene nei bagni che per la cucina.

Il cibo che veniva servito era tutto scaduto da mesi (per le marmellate e scatolette anche da anni), ne davano abbondantemente perché tanto ne chiedevano poi dell’altro ai negozi che se ne disfacevano volentieri. La farina che serviva per fare il pane era scaduta e mal conservata, ho visto sui sacchi tracce evidenti di umidità. I topi facevano parte della cucina anche loro (A San Venerio – La Spezia, a Sant’Esuberanza – Biella, San Simeone – Terni, a Santa Maria in Acone – Firenze). Durante i trainings ma anche ai ritiri, le persone (anch’io) soffrivano di mal di testa lancinanti, di mal di stomaco, dolori addominali. Ci dicevano che ci stavamo ripulendo dalle tossine e che era normale.

Quella settimana era una tortura vera e propria. Dover condividere i bagni con un centinaio di persone ogni mattina era disgustoso. I lavandini erano quelle lunghe pile bianche che usavano nelle caserme, e mentre ci lavavamo i denti insieme ad altre sei persone, dai “cessi” nello stesso locale, provenivano ogni sorta di rumori. Decisi di andare in bagno mentre gli altri erano a pranzo!

Se pensiamo che ogni persona che partecipa al training da un minimo di 150 euro per usufruire di cibo scaduto, di bagni indecenti, dormire in sacco a pelo in una stanza con decine di persone, oppure dormire nella propria tenda (a questo punto è meglio), e tante persone danno più di 150 euro, il Cappelletto si fa un bel gruzzoletto durante i mesi estivi.

Vittorio e tutti quelli che guidavano le persone, ci esortavano a partecipare a tutti i ritiri e tutti i trainings. L’ommissione era da confessare e chiarire per quale motivo non eravamo andati. Venivano organizzati dei trainings dove i genitori potevano partecipare lasciando in custodia il loro figli durante il giorno. Generalmente questi trainings si svolgevano a San Venerio (Spezia). I bambini dormivano al vecchio mulino vicino al torrente. Il vecchio mulino non era in condizioni igieniche da ospitare dei piccoli bambini dai tre anni in su (forse alcuni erano anche più piccoli). Per farli mangiare decentemente alcuni genitori all’inizio del training portavano un po’ di cibo ma tanti genitori lasciavano i propri figli mangiare quello che passava “il convento”. Per merenda non era difficile vedere che venivano distribuiti da un enorme sacco, dei popcorn rancidi che erano stati regalati chissà quando da qualche negozio.

Gli ambulatori

Parlando della mia esperienza personale, posso dire che ho visto la realtà dell’ambulatorio di La Spezia di via Monfalcone. Mi era stato offerto di partecipare all’attività dell’ambulatorio per praticare il metodo di rigenerazione ossea. Tale corso era stato proposto a San Venerio da esperti provenienti dalla Svizzera, e in seguito i vari moduli del corso (rigenerazione degli organi, delle emozioni, dei muscoli) andavamo a seguirli a Soriso vicino Varese da un ricostruttore che tiene la cascina di San Giuliano. Questa persona, oltre ad insegnare la rigenerazione, la mette in pratica insieme ad altre terapie come la terapia dei suoni, la cristalloterapia. Insomma è una specie di sciamano. Avevo fatto il corso di rigenerazione per curiosità, perché Cappelletto l’aveva provata su se stesso a aveva detto che era “una bomba” che ridava energia all’organismo e faceva passare i dolori muscolari. Durante la seduta poteva scatenare delle reazioni improvvise di pianto o di formicolii in alcune parti del corpo.

Dunque mi arrivò l’offerta di praticare la rigenerazione (come volontaria!) in ambulatorio, insieme a due altre mie amiche del gruppo di Lucca. Due di noi dovevano praticare la rigenerazione sui pazienti, e la terza faceva i fiori di Bach. Mi sono subito rifiutata di esercitare qualsiasi pseudo terapia su chiunque. Non ritenevo giusto manipolare delle persone malate senza avere nessun titolo medico, chi ero io per accettare di trattare persone bisognose di sostegno psicologico o medico? Le mie amiche accettarono e lo fanno tuttora. Persone del gruppo inviano pazienti all’ambulatorio e non viene rilasciato nessuna ricevuta per questo genere di prestazioni. Vengono lasciate delle offerte in denaro come contributo. Tante terapie vengono eseguite da persone inesperte che hanno una preparazione del tutto superficiale.

Vita al Devadatta

Le bollette di luce, gas, acqua venivano pagate con i soldi che ognuno di noi dava in offerta. Le offerte venivano date volontariamente dopo che ci facevano capire che padre Cappelletto non poteva provvedere a tutto. Alcune persone del gruppo invece hanno ricevuto esplicita richiesta di denaro per l’acquisto della sede (episodio raccontato personalmente a me dalla persona interessata). L’alone di mistero aleggiava sempre nel gruppo e ha fatto parte della mia esperienza.

Frasi dette a metà che lasciavano intendere qualcosa, soprattutto ai poteri soprannaturali di padre Cappelletto: chiaroveggenza, illuminazione, santità. Venivamo continuamente incoraggiati ad interagire con gli angeli e con i morti per chiedere il loro aiuto. Eravamo sollecitati a percepire l’energia ad imporre le mani su altre persone, a non mangiare né carne né pesce, in modo da acquisire maggiore sensibilità, a meditare per avvicinarci maggiormente al mondo spirituale. Padre Cappelletto sconsiglia il battesimo per i bambini e predilige quello in età adulta, quindi le persone del gruppo che hanno bambini piccoli non li fanno battezzare per seguire la linea di pensiero di Cappelletto.

Queste esperienze sono state esasperate al massimo quando arrivò a Lucca Guidalberto Bormolini detto “Pistu”. Se prima del suo arrivo eravamo abbastanza liberi di scegliere da chi farci guidare, se andare o meno in cascina il sabato e la domenica, se dormire per terra o no (per le coppie sposate), tutto diventò dittatura!

Il Bormolini voleva il coinvolgimento assoluto di tutti, personalità carismatica, egocentrico, integralista, molto intelligente, acuto osservatore e con la tendenza a crearsi intorno una corte femminile devota di cui lui è l’adulatore. Iniziò così a volere il consenso del gruppo intero e cercò di accattivarsi anche la mia approvazione (aveva sentito la mia reticenza e quella di altri). Per esaltare l’ego delle persone e specialmente quello femminile usa la sua tecnica. “Complimenti! Sei una donna speciale, sei diversa dalle altre, su di te posso contare, il tuo aiuto è prezioso!”

Quando si accorse che la sua tecnica non funzionava e non riusciva ad incantare tutti, incominciò con la pressione psicologica: tutto doveva essere deciso da lui, anche le cose più assurde e banali come spostare un mobile, chiedere l’autorizzazione per ogni cosa fatta, per appendere un foglio di annunci delle attività sulla bacheca, insomma ogni dinamica del gruppo. Annullò l’incontro dei volontari (ovviamente cosa potevano decidere ormai!). La cosa più grave, incominciò a fare pressione sui ragazzi per convincerli ad entrare in comunità. Lo faceva con furbizia accattivandoli con i suoi discorsi esoterici e misteriosi. La sera dell’incontro settimanale durante la cena cercava sempre di attirare l’attenzione dei giovani, parlava delle sue prodezze e delle sue avventure in modo sempre molto egocentrico, era sempre l’eroe di turno.

Vedendo con i miei occhi il suo modo di volere soggiogare i giovani ed anche le persone che fino ad allora sembravano con la testa sulle spalle, corsi a lamentarmi con il Bormolini. Devo precisare che nel frattempo questo signore teneva sotto di lui anche il gruppo di Firenze da dove arrivavano notizie sconcertanti di plagio

 mentale. Mia figlia era stata mandata a Firenze da Cappelletto dietro suggerimento di Pistu con la speranza di attirarla in comunità, e lavorava come educatrice professionale (è laureata in scienze dell’educazione) in un centro per recupero di tossicodipendenti. Durante il giorno lavorava e nelle ore libere cucinava, e aiutava a tenere pulito il devadatta di Firenze (dove risiedevano studenti che si preparavano alla maturità per poi entrare in seminario). Mia figlia accettò di andare a vivere a Firenze per obbedienza a Cappelletto. In quell’occasione parlammo a cuore aperto io e lei e mi disse che non aveva nessuna intenzione di entrare in comunità, ma voleva in futuro formarsi una famiglia. Questo bastò per tranquillizzarmi.

Quando mia figlia ritornava a casa per il fine settimana, mi raccontava cose sconvolgenti.

– Non potevano accendere il riscaldamento

– Dovevano usare solo acqua fredda per lavarsi

– Le stanzette dove dormivano i giovani, nel sotto tetto di lamiere erano freddissime e umide .

– Dormivano sul pavimento nel sacco a pelo che era quasi bagnato e la mattina quando si alzavano avevano i capelli umidi.

– Una volta per settimana potevano scaldare l’acqua per lavarsi i capelli

– Mangiavano il cibo scaduto che veniva regalato dai negozi dove bisognava andarlo a chiedere. Le verdure invendibili perché in cattivo stato, venivano mendicate ai mercati.

– Il Bormolini mandava in continuazione messaggi con il suo cellulare ad una povera giovane comunitaria che piangeva tutti giorni.

Mia figlia dormiva nella stanzetta di legno accanto alla sua e di notte la sentiva sempre singhiozzare. Sentiva che anche a mezzanotte o l’una le arrivavano i messaggi di Pistu che la controllava. Quella ragazza era sull’orlo della depressione e durante il giorno aveva degli scatti di umore terribili. Quel martellamento continuo di messaggi veniva fatto per avere sempre il controllo psicologico. Tutte le donne che facevano parte dell’entourage di Pistu lacrimavano sempre e ne sono stata varie volte testimone anch’io. Addestrava i suoi fedelissimi in maniera autorevole. Tutto doveva essere riferito a lui: i discorsi che venivano fatti dalle persone del gruppo, i dissensi di qualcuno, gli appezzamenti ecc. Proibiva di raccontare a chi non era presente, i contenuti delle sue “chiacchierate esoteriche” in maniera di allettare le persone ad andare in cascina la volta dopo (in genere le misteriose serate si svolgono alla cascina di Santa Maria in Acone a Firenze tutti i sabato sera).

Altre situazione viste da me:

Tanti fidanzamenti interrotti e le coppie (tutti e due) convinti ad entrare in comunità. Ho visto con i miei occhi Pistu mettersi in mezzo a delle coppie di giovani e manovrare le loro vite in maniera che decidessero per la comunità. Nel giro di un anno 10 giovani. Ho visto coppie sposate andare in crisi alcune si sono separate. Il Bormolini è riuscito a convincere un intera famiglia ad entrare al servizio di Cappelletto. Padre madre, il figlio che era fidanzato con una splendida ragazza, anche lei in comunità ormai (tra l’altro so che sta male), la figlia promettente atleta di pallacanestro. Hanno venduto i mobili, messo il nonno in istituto (padre Cappelletto consiglia sempre a tutti di mettere gli anziani in instituti, così non intralciano i figli che devono a servire lui) smerciato i loro abiti e sono partiti a Gornate Olona a tenere un devadatta per Cappelletto. Chi lavorava lasciava il lavoro e partiva senza più possedere niente. Lucca, Firenze La Spezia ho visto giovani appena laureati spinti non solo dal Bormolini ma anche da Tiziano Tamussi (un altro Pistu ma più diplomatico) ad una vocazione improbabile perché troppo fulminea. Partivano tutti lasciando la famiglia dall’oggi al domani. Tutta questa nuova manovalanza veniva impiegata al servizio di Cappelletto, insieme ai numerosi volontari.

 RIBELLIONE AL METODO

Intanto a Lucca io ed altri iniziammo a contrastare il metodo del Bormolini. Lo affrontai una prima volta dietro consiglio di Vittorio che avevo già da tempo messo al corrente della situazione di oppressione che stavamo vivendo a Lucca. Affrontai Pistu senza peli sulla lingua facendogli capire che quello che stava facendo a Lucca e a Firenze era molto pericoloso. Gli dissi come i giovani soffrivano a Firenze e come le persone si sentivano oppresse dal suo metodo di guidare i gruppi: mi liquidò dicendo che seguiva le direttive di padre Cappelletto.

Sapevo che Cappelletto sarebbe venuto a La Spezia e andai prontamente a parlarle della situazione. Gli dissi che ormai il gruppo di Lucca era diviso in due .

Gli parlai della situazione a Firenze e che se Pistu non faceva colazione la mattina non la facevano nemmeno i ragazzi della comunità (erano tenuti all’imitazione del loro guru), che non gli faceva accendere il riscaldamento per una questione di povertà, mentre ero venuta a conoscenza che a Firenze c’erano 25.000 euro in banca, e dissi a Cappelletto “sono più importanti i soldi allora o la salute dei giovani?”. Parlai della mancanza assoluta di libertà, della dipendenza mentale e dissi anche come Pistu pretendeva la partecipazione in cascina di tutti il sabato e la domenica. Cosa ne facciamo del marito o della moglie che non fanno meditazione e quindi non vengono con noi li dobbiamo sopprimere per caso? Oppure facciamo finta che non esistono più ? Dobbiamo mettere in crisi il matrimonio? Cappelletto mi disse che avevo fatto bene a diglielo e che non ero la prima persona a farlo, che avrebbe preso provvedimento. Mi disse che ogni volta che avrei visto cose sbagliate di andarle a dire in faccia a Pistu senza paura.

 RISULTATI

Dopo alcuni giorni fui convocata dal Bormolini. Mi preparai all’evento affidandomi allo Spirito Santo e andai molto tranquilla all’appuntamento. (devo dire che Vittorio Lo Valvo era al corrente di quella convocazione e mi disse che dovevo andare da Pistu da sola) Mi affrontò con il suo solito sarcasmo dicendomi che avevo parlato male di lui alle sue spalle (ha sempre la facoltà di fare sentire le persone dei vermi) e che questo era un peccato gravissimo che mi sarei portata dietro per tutta la vita.

Gli chiesi di parlare sotto confessione per fargli capire che tutto quello che gli avrei detto era la verità ma lui si rifiutò. Mi disse che se il gruppo si era diviso la colpa era mia e di alcuni altri. – “Bene “dissi” se ti fa piacere mi posso allontanare dal gruppo così potrai agire liberamente!”

– Mi rispose “Se avessi voluto ti avrei potuto gettare via come ho fatto con altre persone!” (e fece il gesto di prendermi per i capelli e farmi roteare)

– Questo sì che è un atteggiamento cristiano da sacerdote! risposi. Uscii da quella stanza turbata ma con la consapevolezza di avere fatto la cosa giusta.

Dopo quest’episodio, fui messa da parte sia dal Bormolini stesso che da tutti i suoi fedelissimi e insieme a me furono messe da parte tutte quelle persone che non erano in sintonia con il suo metodo. Vittorio mi diceva di avere fiducia che le cose sarebbero cambiate. Ma niente cambiò vidi lo sfacelo del gruppo e dopo avere realizzato che mi stavo rovinando l’esistenza e la salute psicofisica ho deciso di abbandonare tutto.

Non è stato facile perché mi sentivo come una ammalata che ha bisogno della medicina pur sapendo che procura degli effetti collaterali. Mi sono sentita molto sola, anche se tante persone del gruppo che la pensano come me, non trovano la forza di lasciare. Dopo la mia uscita dal gruppo ho sofferto di non vedere più delle persone alle quali ero molto affezionata e sentivo la mancanza del gruppo come struttura, era un po’ come aver perso la famiglia. Ringrazio Dio che mi ha aperto gli occhi in tempo e mi batterò perché anche gli altri possano capire la verità, perché troppe sono state le persone che hanno sofferto in nome di Anandamurti celato dietro il nome di Gesù.

Lettera firmata, del 2007

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