Bressanone – A.D. 2012 – Il primo incontro
Da sempre amo l’Alto Adige, così ricco di lussureggiante natura, quanto di tradizioni, culture, paesi unici, vallate sperdute fra i monti che hanno mantenuto abitudini e caratteristiche pressoché immutate nei secoli.
Questi ultimi anni ho avuto la fortuna di insegnare antropologia religiosa proprio a Bolzano, capoluogo dell’Alto Adige: sono fiera sia di poter insegnare qui che dei miei studenti e mi trovo molto bene.
Non ho mai visitato questa regione in inverno pieno, se non una toccata e fuga diversi anni fa, con amici per farsi un giro. Così quest’anno ho chiesto ospitalità a Bressanone e mi sono presa quattro giorni di vacanza invernale per vedere i mercatini di natale tanto rinomati nel mondo e i dintorni di Bolzano.
E’ il 5 dicembre: ho girato tutto il giorno per Bressanone, mercatino natalizio, museo del presepe, palazzo vescovile, torre campanaria, cattedrale, il paese con molti palazzi affrescati, i negozi di artigianato altoatesino. Comincio ad essere stanca e faccio ritorno in camera per riposarmi, ma per le strade del centro noto un certo movimento strano, come un’attesa di qualcosa o qualcuno.
Un brusio sommesso e si vedono formarsi gruppetti di ragazzini sparsi, famiglie con i bambini e passeggini sempre più numerosi, turisti con macchine fotografiche che fino a un’ora prima non avevo notato. Non capisco, e giunta dal mio ospite gli racconto cosa ho notato e quanto trovi strano quel movimento inaspettato.
E’ calata la sera e il freddo si fa sentire, avrei quasi voglia di infilarmi sotto il magnifico piumino d’oca tipico dei Paesi nordici, ma il mio ospite mi fa una rivelazione inaspettata: è la notte dei krampus! Fra poco usciranno dai loro nascondigli, percorreranno le vie del paese per poi perdersi nella notte glaciale andando per masi e frazioni.
Krampus? Cosa sono, chiedo? La mia curiosità diventa enorme quando mi viene detto che sono sostanzialmente diavoli che escono solo la notte del 5 dicembre di ogni anno, dispettosi e irascibili ma tenuti a bada da sant’Nicholaus, il nostro san Nicola.
E ora come faccio a sapere dove sono per vederli? Non c’è problema, mi viene detto, li sentirai appena si muoveranno e poi vi sarà un flusso di persone che si sposteranno verso di loro che non potrai non capire dove si trovano.
Il mio ospite non vuole venire con me, non ama questa tradizione e anzi mi mette quasi in guardia dall’incontro con i krampus che può diventare, secondo lui, addirittura sgradevole. Ma io ormai sono assai incuriosita, torno in camera, mi lavo il viso, mi cambio le scarpe, mi copro meglio e ridiscendo le scale in fretta per inoltrarmi nelle vie del centro paese. Per fortuna Bressanone è piccola e non devo percorrere chilometri prima di incontrare assembramenti di gente. Si cominciano a vedere alcune transenne e diversi carabinieri, vigili e poliziotti che fanno spostare le persone dietro le transenne, soprattutto chi ha bambini o anziani accanto. Si crea in questo modo un lungo corridoio di turisti e curiosi, insieme a tanta gente della zona scesa a valle per l’occasione, ma rimango impressionata dalla calca che comincia a generarsi, a fronte di un quasi tombale silenzio: tutti parlano sottovoce e stanno alle regole dettate dalle forze dell’Ordine.
Io, che sto girando con le stampelle, dopo un intervento a un tendine, chiedo di potermi mettere all’interno del corridoio, anche perché desidero fare foto e forse registrare. I carabinieri prima mi negano il permesso dicendo che è pericoloso trovarsi nel raggio d’azione dei krampus, ma poi, dietro alle mie insistenze perché mi sento più in pericolo tra la folla con le stampelle e non voglio credere che questi mai visti krampus se la possano prendere con una donna in difficoltà a camminare, mi lasciano passare ma mi dicono che loro non ne risponderanno e che comunque devo cercare di rimanere raso muro e di non muovermi di fronte a loro. Accetto e passo.
Sono le 17,00 passate, ora in cui mi hanno detto si svolge la sfilata. Mi metto raso muro e rimango in attesa: prima o poi qualcosa avverrà. La gente si accalca sempre di più, comincia ad esserci dell’attesa nell’aria mista a curiosità e trepidazione. Gruppi di adolescenti si tengono stretti per mano e camminano raso muro verso il fondo della via, altri più coraggiosi camminano dritti in mezzo alla strada ma sempre tenendosi stretti gli uni agli altri. Mi accorgo che molte persone, di ogni età hanno segni di fuliggine o di grasso nero sul viso: che strano, penso, ci sarà stata qualche festa paesana alla quale hanno partecipato e sono rimasti sporchi.
Improvvisamente si sentono urla e una valanga di ragazzini spaventati inizia a correre sulla via contro senso, rispetto a dove si dirigevano inizialmente, e investono tutto e tutti coloro che incontrano sul loro cammino. Poi improvvisamente come avevano iniziato, si calmano e pian piano tornano sui loro passi. Effettivamente, se un pericolo esiste per chi si trova all’interno delle transenne, è dato da questi giovanissimi senza controllo, quasi in preda al panico, che si ritrovano accecati nella loro fuga.
Torna il silenzio e il buio e il freddo fanno da padroni. Mamme ansiose trattengono a forza i propri bambini dietro gli angoli delle case e soprattutto dietro le recinzioni di protezione. Gli anziani implorano i figli di tornare a casa per non affrontare ciò che sta per avvenire. I carabinieri e i vigili si muovono avanti e indietro nervosamente, i negozi hanno abbassato le seracinesche e i banchetti del mercatino che fino a poco prima erano sfavillanti di luci, colori e suoni natalizi, ora sono chiusi e bui.
Ecco di nuovo un’altra ondata, un’onda enorme di ragazzini che corrono per la via spaventati, e conseguente ritorno indietro quasi a sfidare le proprie paure. Poi queste ondate si susseguono sempre più ravvicinate nel tempo, fino a che si cominciano a sentire rumori di fruste e catene e urli animaleschi lungo la via. Ecco, arrivano! La gente mormora. Fate attenzione, non avvicinateli che sono pericolosi!
In realtà e in questo caso di pericolo effettivo ce n’è proprio poco, come capiremo anche più avanti, ma la leggenda e la tradizione si alimenta anche così e la paura e l’ansia di tanti è davvero palpabile. Sono pericolosi, ripetono gli astanti, e imprevedibili!
Le urla animalesche si avvicinano e i ragazzi presenti pensano ora solo a fuggire, a scappare in tutte le direzioni. Se i krampus li prendono sono guai, vengono picchiati con fruste e scope di bacchetti di legna, o sporcati di grasso animale nero e fuliggine (ecco perché tanti si dipingono preventivamente il volto: per far credere di essere già stati a contatto con i krampus ed essere lasciati in pace), o rincorsi e ammoniti con urla feroci.
Eccoli i krampus: sono ricoperti completamente di pelli di animali, hanno alla cintola e al collo catene e campanacci grossi e pesanti, alle estremità inferiori hanno una specie di moon boot di pelo animale, hanno volti e mani ricoperti interamente da grasso nero (pochi con guanti neri), spesso hanno lenti a contatto che deformano gli occhi e li rendono simili a quelli di serpenti o gatti, ma soprattutto hanno sulla testa possenti corna animali, rigorosamente autentiche.
All’inizio ne arrivano diversi a piedi agitando catene e fruste e rincorrendo i ragazzi, senza disdegnare però di avvicinarsi di soppiatto a qualche spettatore magari distratto in quel momento e fargli paura soffiandogli sul collo o sporcandolo di grasso. E guai indignarsi o ribellarsi agli agguati e agli scherzi dei krampus! Non ti lasciano più in pace e ti assalgono in massa. Fa parte del gioco e se si è lì si deve essere consapevoli che può succedere e non ci si può rivoltare, men che meno rispondere loro male. Assai meglio subire in silenzio: in questo caso si stancano subito e se ne vanno abbandonando la preda e la competizione.
Diverso è invece il caso dei ragazzi e soprattutto delle ragazze che scendono in paese in massa proprio per farsi prendere dai krampus, e anche per farsi menare da loro. E’ evidentemente un antico rito di iniziazione, una sorta di passaggio segnato alla vita adulta con le sue lotte contro il male, gli imprevisti, il dolore. I ragazzi sfidano apertamente i krampus, li stuzzicano, li aizzano e, pur con paura negli occhi e nei gesti, aspettano di essere presi di mira, per far vedere ai compagni quanto sono stati coraggiosi. Così i krampus li rincorrono ovunque, li incantonano sui portoni e li picchiano sulle gambe con le fascine, li riempiono di grasso nero in modo che non possano più avvicinarsi ai compagni.
Ma a Bressanone, come nella stragrande maggioranza dei comuni dove si è mantenuta questa usanza, l’uscita dei krampus è una manifestazione pubblica, perciò controllata e folkloristica. Non si assiste a veri e propri disordini, né a percosse troppo pesanti da sostenere o vandalismi. I turisti accorsi a vedere la sfilata, hanno bisogno di una grande messa in scena, per cui i gruppi krampus si ingegnano ogni anno a mettere in atto allestimenti e recite di grande impatto scenografico.
In questo caso dopo i primi krampus sono arrivati carri allegorici che riproducevano scene infernali ed erano guidati e sormontati da altri krampus. Quello che ho notato è che anche i calderoni sulfurei o le lampade o le torce sui carri erano alimentate, accese da lampadine rosse e mai da fuoco vero: probabilmente era stato vietato per ragioni di ordine pubblico. I trattori che trainavano i carri erano a loro volta ricoperti di pelli animali. E alla fine un grande carro con sopra sant’Nicholaus: vestito da vescovo impartiva benedizioni a destra e manca, mentre i suoi fidi angioletti distribuivano caramelle ai bambini presenti. Il santo però aveva compiuto un passaggio veloce fra la folla, mentre i krampus avevano girato per il paese anche dopo che egli se n’era andato.
Personalmente la scenografia non mi aveva fatto un grande effetto, mentre invece il tipo di travestimento, di costume portato da questo gruppo, era davvero suggestivo, molto più dei gruppi che mettono sul volto terribili maschere intagliate nel legno o, al giorno d’oggi, di plastica. Maschere horror sicuramente, ma che fanno un po’ decadere questa tradizione a livello di sfilata carnevalesca o di halloween.
I suoni continui dei grossi campanacci e delle catene creava un frastuono spesso assordante, mischiato alle continua urla dei krampus e dei malcapitati che finivano nelle loro mani o correvano disperati per sfuggirvi.
Durante il percorso non sono stata toccata dai krampus, visto che avevo appunto le stampelle ed avevo difficoltà a camminare, ma verso la fine della sfilata, quando ormai i krampus e i carri erano andati ben avanti e intorno a me c’erano pochissime persone, mi sono recata a prelevare ad un bancomat che si trovava all’interno di una grossa vetrata della banca. Silenzio attorno a me e nessuno in giro. Mentre sto per ritirare il denaro mi sento battere sommessamente su una spalla, mi volto e….quasi mi prende un infarto! Un nerissimo e minaccioso krampus era entrato di soppiatto nell’atrio, e al mio voltarmi aveva il suo viso vicinissimo al mio con un ghigno feroce. Devo ammettere che non me lo aspettavo proprio e non lo avevo sentito entrare, per cui mi sono presa davvero paura. Ma lui, felice di avermi colta di soppiatto, mi ha sorriso, mi ha sporcato il naso di fuliggine e se n’è andato di soppiatto come era entrato.
Quando sono uscita dalla banca c’erano pochissime persone in giro e i krampus ormai si stavano decisamente allontanando.
Ho fatto un altro giro per la vicina piazza centrale e poi, visto che non c’era più nessuno per il paese mi sono avviata verso un ristorante che si trovava nei pressi, memore che non avevo cenato (erano le circa le 20). Sono rimasta nel ristorante circa una mezzoretta e poi mi sono diretta verso casa. Ma appena fuori dal locale, l’atmosfera mi è sembrata quasi irreale; luci basse o spente, nessun’anima viva in giro, un silenzio tombale mischiato al gelo della ormai notte del nord Italia. Improvvisamente un lontano rumore di catene e risate leggermente inquietanti: la signora del locale mi richiama e mi dice di non andare a casa da sola perché i krampus si aggirano tutta la notte per il paese e possono essere molto aggressivi e spiacevoli se incontrano qualcuno per la strada.
Ma io la tranquillizzo: sono a meno di 100 mt dall’alloggio, in quel tratto di strada non si scorge proprio nessun movimento e ho le stampelle: anche se li incontro non mi faranno niente, ne sono certa. E così mi avvio pian piano, con negli occhi e nel cuore ciò che avevo visto e vissuto e seguita da lontano dallo sporadico rumore di catene e di risate infernali.
Silvana Radoani – copyright 2014
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