Olocausto dei rom

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Dalle baracche del Zigeuner Camp vedevamo gli ebrei
colonne incamminate diventare colonne verticali
di fumo dritto al cielo, erano lievi
andavano a gonfiare gli occhi e il naso
del loro Dio affacciato.

Noi non fummo leggeri.
La cenere dei corpi degli zingari
non riusciva ad alzarsi al cielo di Alta Slesia.
In piena estate diventammo nebbia corallina.
Ci tratteneva in basso la musica suonata e stracantata
intorno ai fuochi degli accampamenti,
siepe di fisarmoniche e di danze,
la musica inventata ogni sera del mondo
non ci lasciava andare.

Noi che suonammo senza uno spartito, fummo chiusi
dietro le righe a pentagramma del filo spinato.
Noi zingari d’Europa, di cenere pesante
senza destinazione di oltre vita
da nessun Dio chiamati a sua testimonianza
estranei per istinto al sacrificio
bruciammo senza l’odore della santità
senza residui organici di una pietà seguente,
bruciammo tutti interi, chitarre con le corde di budello.

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Erri de Luca “Solo andata – righe che vanno troppo spesso a capo”, ed. Feltrinelli, pag. 47

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