Pieve di sant’Agata nel Mugello

pubblicato in: Misteri | 0

 

Una bella giornata di sole, una delle poche in questo piovoso luglio 2014: mi viene voglia di fare un giro per l’alta toscana, il Mugello, con i suoi paesini medioevali o rinascimentali e il suo paesaggio tipicamente toscano, fatto di lunghe file di cipressi, sterminati campi di girasoli, palazzi medicei che qua e là si affacciano improvvisi sulle strade percorse.

Vaglia e la sua villa alchemica Demidoff, lo struggente crocifisso del Donatello nella chiesa sperduta di Bosco ai Frati, la difficilmente raggiungibile rocca di san Piero a Sieve dove si dice si aggirino ancora fantasmi, lo stupendo campanile di Borgo san Lorenzo dalla pianta irregolare che non si comprende a tuttora per quale motivo sia stato eretto in quel modo, Scarperia e il suo splendido palazzo dei Vicari, poi la campagna con i resti di tante chiesette dimenticate o in rovina.

Proprio girando nei dintorni di Scarperia, vedo una piccola insegna turistica che mi segnala la Pieve di sant’Agata e mi ci reco senza indugio. Penso che questa chiesa non è segnalata come rilevante dalle mie guide turistiche e su di essa, in Internet, non si trova quasi nulla. Strano…

Entro nel piccolo borgo che mi fa precipitare immediatamente in un’altra epoca, in epoca medioevale suppongo io, quasi come in un deja vu che mi fa sentire l’aria famigliare.

Parcheggio nella piccola piazzetta e subito, alla mia sinistra, si staglia maestoso il campanile della pieve, che immagino di epoca romanica, ma che poi, a ben guardare, non comprendo immediatamente a quale epoca si riferisca (probabilmente rimaneggiato nel corso dei secoli).

IMGP3328

Aggiro il campanile e mi ritrovo a percorrere il lungo muro laterale della pieve che appare in tutto il suo fascino guardando le pietre che non sono le une uguali alle altre: tutte diverse di forma e colore, tutte scolpite a mano con perizia certosina. Ma seppur affascinata dalle pietre, balza davanti ai miei occhi la prima grande particolarità: una grande scacchiera incastonata sul muro. Non sono molte le chiese in Italia con la presenza della simbologia della scacchiera, anzi credo si possano contare sulle dita di una mano; e tutte hanno una lunga, affascinante quanto enigmatica storia alle spalle.

IMGP3321

 

IMGP3320

 

Come si può notare dall’immagine qui sopra, la scacchiera è davvero di dimensioni notevoli per passare inosservata o essere un simbolo che deve rimanere quasi segreto: essa è lì per essere un faro per chi la incontra. L’alternanza di quadrati neri e bianchi è lo spazio in cui si affrontano forze opposte ed è di conseguenza il simbolo spirituale della battaglia da condurre. La scacchiera rappresenta anche la scena della vita dove gli opposti devono giungere a un perfetto equilibrio, che deve diventare anche il fine spirituale della vita stessa.  E chi poteva desiderare questo faro in questa landa quasi sperduta della Toscana? Penso che a pochi chilometri di distanza c’è il passo appenninico della Futa, che veniva attraversato dalla famosa Flaminia Militare (chiamata ora la Via degli Dei, della quale rimangono ancora tracce segnate), una strada che in epoca romana portava condottieri, commercianti e pellegrini a valicare l’Appennino per recarsi a Roma. E questa via Flaminia quasi sicuramente intercettava e includeva per lunghi tratti la ancor più famosa via Francigena, la strada che i templari e i pellegrini usavano per recarsi nella città eterna e da lì verso le crociate.

Se questo corrisponde al vero, allora non è difficile ipotizzare questo luogo come adatto alla sosta dei pellegrini e ancor più come luogo di riparo e di momenti rituali e fraterni dei cavalieri templari: una vera comanderia templare o più probabilmente chiesa e monastero templare (ricordiamo che i templari erano monaci guerrieri).

Riflettendo su questa ipotesi mi metto alla ricerca di altri indizi che avvalorino la mia tesi.

IMGP3314

Sul davanti della chiesa, proprio sul portone d’accesso, noto il classico nodo di Salomone sovrastato dalla croce (molto irregolare ma chiarissimo) e a fianco una incastonatura della quale mi sfugge il senso, visto che è troppo poco profonda per “contenere” immagini o simili: mi lascia pensare invece a una specie di simbolo del martirio di sant’Agata che oltretutto è presente anche su un’architrave del chiostro, come se fossero stati incastonati nella pieve in epoche successive alla loro collocazione primitiva. L’iconografia di sant’Agata infatti la vuole raffigurata con in mano un piatto circolare che ha ai lati i suoi due seni tagliati.

IMGP3310

Un interessante articolo su questa pieve lo trovate alla pagina:    http://www.paolocampidori.eu/articoli/chiesa_cr.htm

Tornando ai nodi così irregolari essi hanno il senso di lavorare su se stessi, con un percorso interiore, per liberarsi davvero dai legami che opprimono l’uomo e che lo tengono legato alla terra, incapace di librarsi verso Dio. Il senso di questa costruzione è evidente: un accesso al Cristo per via sapienziale, esoterico, iniziatico, che i pellegrini e i monaci dovevano compiere all’interno di questa chiesa.

Entro in chiesa, in un silenzio assordante; nessun rumore filtra dall’esterno: una pace profonda e la penombra mi avvolgono come in un mantello, come in un chiostro monacale sperduto. L’interno è semplice e bello: mi balzano agli occhi gli architravi del tetto in legno che poggiano direttamente sulle alte colonne di pietra: non avevo mai visto un tetto simile.

IMGP3283IMGP3294

Interessanti quadri alle pareti e anche affreschi recenti (1600-1800) rispetto alla storia evidente della chiesa. Su una colonna a sinistra, davanti all’altare vedo un’acquasantiera ancora una volta dall’aria famigliare: una conchiglia scolpita nella pietra, con le iniziali CPA.

Sulla parete di destra invece, scolpita nella roccia della parete stessa, una strana “porticina” di legno, con sopra ancora una volta una conchiglia. Potrebbe essere un antico tabernacolo ma è poco profondo per contenere il calice con l’eucarestia; appare anche inutile per contenere immagini (perché la porticina davanti?) o candele per l’illuminazione.

IMGP3275   IMGP3274

Sicuramente tutti indizi interessanti, ma non sono nulla di fronte allo spettacolo del battistero, che si trova quasi nascosto al primo sguardo, in fondo alla chiesa, accanto alla porta d’entrata, sulla sinistra.

IMGP3266

IMGP3260    IMGP3261

Il suo recinto fu ricostruito nel XVII secolo usando delle formelle che costituivano l’antico pulpito, distrutto in un terribile terremoto del XVI secolo. Noto immediatamente la stessa iconografia e la stessa simbologia della più nota Basilica di san Miniato al Monte a Firenze (qui sotto una parte del pavimento di san Miniato).

IMGP6258by

Immagini stilizzate di soli, di bianco e nero, di leoni gemelli (l’effige del doppio leone indica, in alchimia, lo spirito e l’anima che devono essere aggiunti e sottratti al corpo (solve et coagula), in modo che da due leoni ne risulti uno), e di altro che dirò poco più avanti.

Come in san Miniato, a sant’Agata la simbologia è spesso racchiusa in un cerchio, a sua volta inscritta in un quadrato. Questo, nel linguaggio alchemico indicava l’unità tra cielo e terra, poiché il cerchio rappresentava il cosmo e il quadrato indicava la terra.

Il leone indicava l’istinto animale insito nell’uomo. Pertanto il tutto faceva percorrere al neofita che si avvicinava al fonte battesimale il cammino iniziatico prestabilito: gli istinti terreni, la dualità che è nell’uomo e che spesso porta a fare quello che non vorremmo, deve essere trasfigurata, superata, attraverso la congiunzione tra cielo e terra. Nel fonte battesimale il divino si unisce indissolubilmente alla natura umana e la trasfigura e, esotericamente parlando, si compie quello che è stato descritto da Hermes Trismegisto nella Tavola Smeraldina (datata tra il VI e VIII sec d.C.): E’ vero senza menzogna, certo e verissimo / Ciò che è in basso è come ciò che è in alto, e ciò che è in alto è come ciò che è in basso per fare i miracoli della cosa una / E poiché tutte le cose sono e provengono da una, per il pensiero di una, così tutte le cose sono nate da questa cosa unica mediante adattamento / Il Padre di tutto, il Telesma di tutto il mondo è qui. La sua forza o potenza è intera se essa è convertita in terra / Separerai la terra dal fuoco, il sottile dallo spesso, dolcemente e con grande industria /Sale dalla terra al cielo e nuovamente discende in terra e riceve la forza dalle cose superiori e inferiori / Con questo mezzo avrai la gloria di tutto il mondo e per mezzo di ciò l’oscurità fuggirà da te / E’ la forza forte di ogni forza, poiché essa vincerà ogni cosa sottile e penetrerà ogni cosa solida / Così è stato creato il mondo / Da ciò saranno e deriveranno meravigliosi adattamenti il cui metodo è qui / E’ perciò che sono stato chiamato Hermes Trismegisto, avendo io le tre parti della filosofia di tutto il mondo.

Ricordiamo che da Hermes (messaggero degli dei) deriva il termine ermeneutica, ovvero l’arte dell’interpretazione delle scritture che, secondo i principi alchemici, dovrebbe svolgersi in quattro modi: naturale, soprannaturale, umano, divino. Ecco allora la profusa presenza di rombi, quadrati, e poligoni quadrangolari, bianchi e neri, presenti in chiese costruite attraverso i principi esoterici.

IMGP3259

 

Il bellissimo fonte battesimale in pietra è datato 1608, ma è evidente che sia stato aggiunto molto dopo la creazione di quello che doveva essere l’ambone della prima chiesa.

Infatti sul pavimento della chiesa attuale, è ancora evidente il perimetro e l’abside della più antica chiesa (spostato di quasi 45 gradi rispetto alla chiesa attuale). In nessun caso però troveremmo questo ambone e relativo altare in posizione corretta rispetto alla chiesa: un rebus.

L’ulteriore stranezza sta nel fatto che anche qui troviamo una porticina scolpita nella roccia, in tutt’altra posizione rispetto la prima descritta ma simile nell’aspetto, che quindi con grande difficoltà poteva contenere le Sacre Specie.

Ma grande meraviglia ho provato invece nel vedere che sotto al “tabernacolo” c’è chiaramente la simbologia dei sacri vasi, la stessa iconografia del sacro Graal. Essa consta di ben 4 vasi in un gioco di chiari e scuri che ben simboleggia il percorso iniziatico per la trasformazione della materia in sublime. Non sono in grado di capirla appieno e spero che qualcuno un giorno possa spiegarmela.

IMGP3270

Qui sotto la facciata di san Miniato al Monte a Firenze, con la simbologia del sacro Graal, il vaso sacro che contenne il sangue di Gesù (per alcune scuole esoteriche) o la prima eucarestia, il vino dell’ultima cena (per altre scuole). Il mistico Vaso conteneva anche la Parola, la Sapienza Creatrice, matrice del cosmo e chiave di tutti i misteri esoterici, oltre che porta d’accesso alla Sapienza vera e divina.

IMGP6199

Ma non è finita qui. Sul fianco di questo ambone, in alto sopra al fonte battesimale, vi è un’emblematica statua di un monaco che calpesta un leone che tenta di rivoltarsi. Il monaco (ricordiamo di nuovo che i templari erano monaci e professavano i voti) calpesta gli istinti umani, le passioni, per innalzarsi al Supremo, mentre il leone tenta di ribellarsi. La statua, di davvero pieno stile templare, ha in mano un libretto che inizia con la parola “libera”, ma il resto non ho compreso bene cosa significhi.

IMGP3255   IMGP3255a

Appena scorta la statua mi sono immediatamente chiesta dove l’avessi già vista. Ma sì! Sempre a san Miniato al Monte! Essa si trova sul leggio nell’ambone della parte superiore della basilica e, secondo me, non raffigura uno dei quattro evangelisti (dove mancherebbe però Luca, rappresentato dal toro), ma un monaco che attraverso la Parola (il leggio) può innalzarsi dai propri istinti animali, che vengono calpestati, e spiccare il volo verso l’Eterno come un’aquila (la Bibbia usa spesso questa immagine). E ricordiamo che la statua del monaco di sant’Agata apparteneva anch’esso al leggio del pulpito originario. La particolarità sta nel fatto che, mentre in san Miniato la statua è vestita come un monaco rinascimentale, in sant’Agata è vestita proprio come un monaco medioevale.

IMGP6229d

Anche la statua di sant’Agata ha gli occhi ben fissi davanti a sé, a ricordo della Scrittura dove dice “chiunque mette mano all’aratro e poi si volge indietro, non è adatto al Regno di Dio(Lc 9,57-62)”. Mentre il leone tenta di rivoltarsi verso chi lo calpesta ma appare quasi spaventato dalla forza e la decisione che emana il monaco.

Un’ultima cosa ha messo in risalto la vicinanza di questa chiesa sperduta con la vicina san Miniato al Monte di Firenze: su uno dei frontali dell’ambone, disegnati geometricamente vi è scolpita una data 1175.

IMGP3300

Ricordiamo che in san Miniato, sul pavimento tra la raffigurazione dello zodiaco e l’ingresso si trova una misteriosa iscrizione: Hic valvis ante. Celesti numine dante. MCCVII remetricus et iudex. Hoc fecit condere Joseph. Tinent de ergo rogo cristum, quod sempre vivat in ipsum. Tempore mte.

Che più o meno significa: imprimendo la regola celeste davanti a queste valve, indicando le misure e controllandone la rispondenza, Giuseppe fece realizzare questa opera. Dunque prego Cristo di prendervi dimora per sempre. In questo spazio sacro il tempo e la morte perdono il loro potere. 1207.

Ora, se nel 1207 si è conclusa quella magnificenza che è san Miniato, la nostra piccola chiesa di sant’Agata risale ad un’epoca antecedente, il 1175! Quindi non è affatto escludibile che questa sia stata edificata come avamposto, come prototipo di quella basilica tipicamente esoterica che avrebbe poi avuto il suo pieno compimento in san Miniato.

In realtà antichissimi documenti fanno risalire questa chiesa addirittura al IV-V secolo d. C. e la prima datazione certa è del 984. Non è difficile allora capire che bellezza, fascino e interesse rivesta questa chiesa.

Per concludere vorrei lasciare altri “ricordi” di questo posto.

Annesso alla chiesa vi è il resto di un antichissimo complesso monastico che, seppur restaurato e sistemato, ha mantenuto il suo impianto originale e anche alcuni “luoghi” dell’impianto originario, come il lavabo, il camino e altro, tutti scolpiti nella pietra.

IMGP3306   IMGP3303  IMGP3302

Avviso che generalmente questa parte non è visitabile, se non si riesce a convincere il prete che ogni tanto da Firenze arriva a dire messa. Gente del borgo favoleggia che all’interno di questa struttura vi siano due stanze, al piano superiore, chiuse a chiave che non possono essere aperte da nessuno e che si aggiri in essa il fantasma di un uomo dai lunghi capelli neri e con un “cappellino” sulla testa (forse simile allo stile rinascimentale?) che afferma sconsolato di essere stato condannato ingiustamente. Ogni tanto sarebbe stato visto anche dal precedente parroco (ormai deceduto) che abitava in loco. Dette queste poche parole l’apparizione sparirebbe attraverso i muri, lasciando sconvolti o increduli coloro che vi hanno assistito.

Nella struttura è presente anche un antichissimo archivio storico e etnografico che vede appunto le tracce della chiesa primitiva attorno al secolo X. Questo archivio è documentatissimo (dicono i borgatari) ma completamente mancante di qualsiasi riferimento per un paio di secoli, proprio quelli del periodo della presenza templare in Italia. Quasi come se si fosse voluto cancellare qualsiasi memoria templare, dopo la loro soppressione. Naturalmente non ho avuto modo di verificare.

Accanto alla chiesa vi è anche un museo d’arte sacra e un ancor più interessante centro di documentazione archeologica con i ritrovamenti preistorici in zona e la ricostruzione di un villaggio preistorico a scopo didattico.

Infine si perde nella notte dei tempi l’usanza, riscontrabile solo in questo luogo, di una specie di offerta votiva a sant’Agata, creata con la cera da alcune donne del borgo, e che viene appesa davanti alla chiesa e in due o tre altre finestre del borgo stesso.

Nessuno ha saputo spiegarmi da dove prende origine questa usanza, ma è chiaro anche qui il simbolismo dello scudo (solitamente rosso e legato da cordoncino rosso, come l’esoterismo vuole) sul quale vi sono simbologie geometriche confezionate con la cera. Oltretutto la cera richiama la parola Cerere, la dea del paganesimo e il fuoco e le candele della Candelora. Cosa c’entra, direte voi… c’entra c’entra.

IMGP3308    IMGP3324

Mi preme sottolineare che nei secoli le manifestazioni popolari legate al culto di sant’Agata, richiamavano gli antichi riti precristiani alla dea Iside, per questo la santa con il simbolismo delle mammelle tagliate e poi risanate, assume una possibile trasfigurazione cristiana del culto di Iside, la benefica Gran Madre, anche se era appena una quindicenne. Ciò spiegherebbe anche il patronato di s. Agata sui costruttori di campane, perché è risaputo che nei culti precristiani la campana era simbolo del grembo della Mater Magna.

Traggo da Internet: “1175 è la data che si legge su uno specchio del recinto battesimale nella riedificata pieve di Sant’Agata nel Mugello, grande e magnifico edificio romanico, dove un rito di propiziazione prevede ancora per la sua festa l’accensione di ceri agli ingressi del paese.

Inutile citare di quante chiese è titolare questa Santa, la quale fu sempre presente nella devozione popolare. Meglio indagare in ciò che ha visto la gente in questa singolare figura. Dice un proverbio assai diffuso: Per Sant’Agata la terra rifiata, che comunemente s’intende come un liberarsi della terra dalla morsa del gelo per rianimarsi come nella ripresa di un respiro vitale che libera la vita nascosta dei germi in preparazione della primavera. A noi pare il cuore dell’inverno, ma il contadino già vede il prepararsi della ricomparsa della vegetazione, avverte l’allungarsi delle giornate (quasi un mese e mezzo dopo il solstizio d’inverno). Questo fa dire a un altro proverbio: Per Sant’Agata l’oca fa l’uovo è un proverbio segnatempo per indicare che l’oca comincia a deporre le uova per la nuova cova più tardi della gallina che inizia in pieno gennaio.

Nella vita del passato questa festa si allacciava per molti aspetti con quella della Purificazione: la Candelora. La luce e il fuoco sono comuni alle rispettive ritualità. A Catania il periodo di festeggiamenti della Santa abbracciano anche la Purificazione, si portano in giro le fiaccole, ceri colossali, come insegne della Santa e si chiamano Candelore. Questo fuoco sacro avvia all’ipotesi suggestiva che non si tratti di un fuoco materiale, ma sia un simbolo, di un calore che scalda dall’interno la terra e la spinge a generare. Questo sarebbe il significato delle fiaccole nel buio che si accendono come germi nelle viscere della terra. …Tutto questo e altro ci rimanda a un mistero pagano, cosa di cui qualcuno non dubita. Alexandre Haggerty Krappe, nel libro Mythologie universelle (Parigi 1930) sostiene appunto che l’Agathè Theà (buona dea) ellenica si nasconde in parte sotto la figura di Sant’Agata. Gli elementi che uniscono la dea Demetra a Sant’Agata sono sorprendenti. La divinità pagana presiede all’agricoltura, alle messi e alle biade, è madre di Persefone, personificazione della vegetazione che sta sotto la terra in inverno ed esce con la buona stagione. Rapitale da Plutone la figlia, Demetra la cercò per la Sicilia accendendo due pini alle fiamme del vulcano e agitandoli nella notte; aveva il centro del culto a Catania, dove si trovava il suo sacello segreto custodito da sole sacerdotesse; ebbe il seno come simbolo della vita e dell’abbondanza, nel latte «esuberante» che ne esce come fuoco dal vulcano; allattò quindi Trittolemo, attraverso il quale insegnò agli uomini la coltivazione; il suo culto arrivò presto a Roma. Un curioso particolare: a Cerere si sacrificava una scrofa gravida, quale animale più prolifico e benefico.”

La gente del luogo mi diceva che non solo la storia della chiesa è avvolta nel mistero, ma anche che hanno grande difficoltà a divulgare l’interesse per questo luogo perché subentrano sempre inghippi che mantengono nella nebbia tutta la zona.

Starà quindi a voi scoprire tante altre affascinanti particolarità di questo luogo quasi sconosciuto ai più. Io spero di aver dato il mio contributo alla conoscenza di questa chiesa misteriosa e affascinante.

Una raccomandazione: posti come questi fanno fatica a sopravvivere al degrado e all’incuria, anche perché le persone che si occupano di questi beni preziosi sono sempre meno. Quindi, se potete e se ne comprendete l’importanza, andate a visitare luoghi come questo e lasciate un’offerta in chiesa o a chi se ne prende cura. Avremo così l’onore di contribuire, nel nostro piccolo, al mantenimento di un luogo così particolare e della memoria che altrimenti andrebbe irrimediabilmente perduta.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *