Ricostruttori nella preghiera: cosa è cambiato?

Qualche mese fa, episodio che mi ha fatto propendere per ritornare a scrivere sui Ricostruttori, mi è capitato di veder presentato Bormolini come antropologo, su una pagina facebook di antropologi, da un uomo che riportava le gesta di Bormolini e il “culto dei morti” presente nei ricostruttori. Ho risposto prima pubblicamente al post in maniera molto soft ma naturalmente “informata” e lo scrivente mi ha ringraziato; poi lui mi ha scritto in privato chiedendomi se ero dei Ricostruttori e chiedendo che postassi materiale su loro, sulla pagina facebook e invitandomi a leggere il curriculum di Bormolini; io ho risposto che Bormolini non poteva essere considerato un antropologo perché, ammesso che abbia veramente la licenza in antropologia teologica, questa materia non era equiparabile neanche in parte all’antropologia culturale e tantomeno medica. Il giorno seguente è letteralmente sbocciato aggredendomi con grande violenza, dicendo che io non ero nessuno e come mi permettevo di discutere… Vi allego screenshot della discussione (naturalmente cancellando il nome del soggetto). Per ingrandire basta cliccare sopra le immagini

Naturalmente non ho per esempio mai pubblicato a pagamento e non è difficile appurarlo. Una reazione evidentemente molto scomposta, tipica di chi ha già subìto una forma di condizionamento e non è pertanto più in grado di discutere la realtà. Pochi giorni dopo però il post è stato rimosso da facebook direttamente da questo signore che probabilmente è stato “imboccato” da qualcuno a cui è andato a riferire l’accaduto. Trovarmi nuovamente di fronte a un soggetto che reagisce in tal modo mi ha fatto riflettere sui metodi mai cambiati, almeno nel gruppo fiorentino (in ogni caso se i dirigenti del movimento non prendono le distanze da questi sistemi o dal gruppo, hanno la loro corresponsabilità!).

Uno dei sistemi di controllo del seguace, già appurato in diverse persone che hanno avuto a che fare con i ricostruttori è senz’altro quello di persuaderle di avere problemi relazionali o famigliari e per questo suggerire di aiutarle inviandole da psicologi esterni al movimento. E’ una tecnica molto usata in diversi gruppi coercitivi, perché se è vero che questi terapeuti non appartengono al movimento direttamente, è verissimo che sono in stretto contatto e probabilmente ne hanno anche benefici economici, se non altro perché ricevono pazienti senza fare fatica di trovarseli. In questo modo però si offre alla persona da “trattenere” l’illusione di essere libera da condizionamenti e di aver accettato solo l’offerta di aiuto perchè al movimento preme il suo benessere psicologico. In realtà viene poi incanalata da detti terapeuti ad accettare acriticamente quello che viene proposto dal gruppo e soprattutto a non provare rimorsi nel prendere le distanze o mentire ai propri amici e famigliari. Peggio è se il terapeuta sa usare tecniche ipnotiche (come per esempio è nella scuola di Nardone che pare aver stretta relazione con i ricostruttori fiorentini). Non discuto che il terapeuta sia più o meno coscienzioso nel proprio lavoro e bravo, ma è innegabile che se si presta a tale gioco non si trovi all’interno di una prassi professionale pienamente corretta.

Un’altra tecnica molto usata è quella di convocare la persona che ha qualche ripensamento o che magari si sa un po’ messa in discussione da famigliari e amici, all’interno di un cerchio formato dal leader insieme ai suoi più stretti seguaci (ricordiamo che un leader diventa un nulla se non supportato da fans adoranti, perché ha sempre una personalità narcisista), nel quale deve discolparsi di eventuali ripensamenti o riferire di qualsiasi tentativo esterno di porgli notizie critiche. E’ una specie di confessione pubblica e vi assicuro che, in quel contesto e sotto gli occhi di tanti (che spesso si scambiano occhiate furbe e sorrisini ironici come se la persona fosse comunque una stupidotta) l’impatto emotivo diventa enorme ed estremamente vincolante, finanche a generare la paura di essere riportati spesso in tale contesto, e quindi comportarsi in modo da evitare il ripetersi dell’esperienza. Nulla di nuovo sotto il sole: tali gruppi funzionano tutti allo stesso modo perché queste tecniche sono ben collaudate e funzionali.

Una terza tecnica è il controllo totale delle comunicazioni con l’esterno: questo vale tanto più per i comunitari, cui si controllano lettere, telefonate, colloqui ecc. Ma anche su chi ancora è esterno vige un controllo, allorché vengono spronati i nuovi seguaci a riferire tutto all’interno del gruppo, a mostrare quello che è possibile mostrare (per esempio le lettere o mail), pena la dissociazione o minacce varie. Sottolineo che le minacce sono più spaventose quanto sono irrazionali, per es. eventi luttuosi in famiglia, o punizioni divine, o persecuzione da parte di spiriti ecc.

Una quarta tecnica è, quando una famiglia o amici stanno cominciando a porre dubbi sull’appartenenza al gruppo, di aiutare a trovare un lavoro apparentemente esterno al gruppo. Attenzione però, come per l’aiuto a trovare uno psicoterapeuta, anche in questo caso i posti di lavoro sono strettamente connessi con il gruppo stesso e da essi vengono riferite ogni vostra attività o pensiero espresso: in questo modo nessuno che abbia dubbi o problemi avrà la possibilità di confidarsi con qualcuno che crede amico perché tutto verrà risaputo e sanzionato. Infatti è molto raro che una persona esca da un gruppo coercitivo insieme ad amici, perché sempre la delazione interna è molto alta, anche per averne agevolazioni e ricompense personali per chi accusa o riferisce.

Non sto dicendo che tutte queste tecniche siano pienamente usate all’interno dei Ricostruttori, anche se molte testimonianze a riguardo mi sono giunte. Ma se vi trovate coinvolti in una o più di queste tecniche, cominciate a drizzare le orecchie perché avete già passato il confine, siete già manipolati.

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