Tavola Rotonda – prima parte


Il 2 dicembre 2007 si è svolta a Bologna una Tavola Rotonda con lo scopo di offrire una possibilità di confronto personale tra i membri dei “Ricostruttori nella Preghiera” e i fuoriusciti dello stesso gruppo. Tale iniziativa è stata intrapresa su sollecitazione dei fuoriusciti e di familiari di alcuni comunitari i quali lamentavano il fatto di non aver precedentemente ottenuto un dialogo franco, specialmente con i sacerdoti e i vertici del gruppo, nonostante i ripetuti tentativi di denunciare sofferenze e abusi propri o altrui a causa dei metodi utilizzati nel gruppo. L’invito a partecipare rivolto ai membri del gruppo e agli ex è stato pubblicato sul sito dell’Asaap (ora www.radoani.eu) e sul blog dedicato. Altri soggetti che potevano essere interessati alla discussione (soprattutto ecclesiastici) e che presumibilmente non leggevano il sito e il blog, sono stati informati direttamente. Le testimonianze date durante la Tavola Rotonda sono state registrate previa informazione a tutti gli intervenuti. Poiché non tutti hanno accettato di parlare al microfono e talvolta si sono sovrapposti rumori di fondo, alcuni interventi o frasi non sono chiaramente comprensibili. Nella sintesi che segue abbiamo evitato ogni possibile riferimento che permettesse di individuare situazioni personali che non fossero state già rese pubbliche in sedi diverse o in testimonianze pubblicate su questo stesso sito. Per la stessa ragione non saranno riportati i nomi delle persone che hanno partecipato alla discussione. La maggior parte dei relatori hanno invece fornito direttamente i contenuti dei loro interventi. Hanno partecipato alla Tavola Rotonda circa una quarantina di persone. I fuoriusciti del gruppo provenivano prevalentemente da province del Nord e Centro Italia. L’incontro è durato 5 ore. Sintetizzare argomenti così delicati non è stato semplice e, soprattutto, non è stato possibile riportare fedelmente i sentimenti e le emozioni che più volte hanno commosso l’assemblea. Ce ne scusiamo e restiamo comunque a disposizione degli intervenuti qualora desiderassero specificare meglio quanto da loro esposto se non ritenessero sufficientemente fedele la nostra trascrizione. Nonostante i contenuti narrati, spesso crudi e dolorosi, il dibattito si è comunque svolto in un clima di assoluta educazione e rispetto, talvolta di sincero calore umano e solidarietà. Di questo, ancora una volta, ringraziamo tutti.

Dott. Radoani: Perché abbiamo cominciato ad occuparci dei “Ricostruttori nella Preghiera”. Negli ultimi due anni, a partire dallo studio pubblicato del Dott. Bianco, sono andate crescendo le segnalazioni all’Asaap inerenti il Movimento, attraverso telefonate, mail od incontri diretti. Le testimonianze riportate sul sito sono solo la minima parte di quelle ricevute. La maggior parte delle persone si sentivano frustrate per non aver ottenuto ascolto nell’ambito del gruppo né da altre istituzioni coinvolte ed esprimevano il desiderio di unirsi in un intervento comune, soprattutto in un’ottica di aiuto e prevenzione per altre potenziali vittime del metodo adottato. Si sottolinea la neutralità dell’associazione e vengono riferite le raccomandazioni per un corretto svolgimento del dibattito, ribadendo che si tratta di un confronto e non di un “processo”. Vengono quindi presentati i relatori e annunciati altri esperti di settore in sala, disponibili ad eventualmente rispondere a domande o richieste di chiarimenti. Si riportano infine gli argomenti all’ordine del giorno, sui quali è stata raccolta ampia documentazione: cantieri, ambulatori, eventuale uso di tecniche di condizionamento, famiglie divise, sincretismo religioso, il giro di affari, i minori, le cure sanitarie, i rapporti con la Chiesa e le pratiche, più le varie ed eventuali.

Suor Cecilia: Alcuni chiarimenti sull’induismo e i possibili rapporti con il cristianesimo.(Suor Cecilia pratica l’esicasmo, ha vissuto in India per 16 anni e ha discusso una tesi di laurea sull’induismo di 600 pagine. Per questa occasione, non conoscendo direttamente il Movimento, ha preso visione di alcuni testi normalmente diffusi ai frequentatori del gruppo, in particolare “L’uomo verso l’assoluto” e “Yoga per pregare”). Nel testo “L’uomo verso l’assoluto” si vorrebbe presumibilmente indicare una via, forse quella scelta dal gruppo, per raggiungere l’Assolutezza, un contatto con l’Assoluto: questo è in effetti un concetto molto diffuso in India. Tuttavia questo aspetto risulta molto confuso nel volumetto da me consultato, in parte naturalmente perché non è possibile esaurire la descrizione dell’Induismo in poche pagine, ma soprattutto perché le diverse tesi risultano mescolate tutte insieme: dalla più alta religione Brahminica alla religiosità popolare. Occasionalmente sono poi riportati anche concetti cristiani, in particolare sono citati i Padri della Chiesa ma spesso sembra a sproposito, in quanto inseriti in un contesto indù che è di natura completamente diversa da quella cristiana. Nel testo “Yoga per pregare” sono invece estremamente dettagliate pratiche fisiche o psicofisiche. La perplessità è però legata ad un apparente legame tra queste e una realtà spirituale senza che si dia evidenza del passaggio tra i due livelli. Una tale proposta rischia di confondere l’avvicinamento o il raggiungimento di mete spirituali con semplici eccitazioni psicologiche che in tale ambito restano. Benché si citi spesso una “profondità spirituale”, non è descritto come debba avvenire la trasformazione necessaria per il passaggio dal livello psicofisico a quello spirituale. In effetti lo Yoga non si propone una meta di altissima spiritualità, come già ben sapeva l’autore dello stesso, che risale all’incirca al duecento avanti Cristo, e che è stata una persona molto onesta e molto seria tanto da non porre per lo Yoga alte mete spirituali. Le altre vie da percorrere per ottenere questa trasformazione sono esposte in questo libretto in modo molto confuso, tanto da non lasciare intendere quale sia quella di riferimento per il gruppo. Nell’induismo, infatti, esistono molte vie e molti movimenti che si propongono finalità diverse. Sarebbe necessario sentire direttamente loro per sapere quale linea abbiano preso a riferimento.

Dott. Piras: Aspetti sanitari riferiti ai “Ricostruttori nella Preghiera”. A chiarimento di quanto esposto da Suor Cecilia, viene specificato che i testi commentati sono solo alcuni tra quelli prodotti dal gruppo e viene brevemente riassunta la storia del Movimento (vedi “Storia e attività del Movimento” pubblicato sul sito: http://www.radoani.eu/ricostruttori.htm ). Vengono quindi spiegate le ragioni per le quali è stato chiamato anche un medico a commentare un Movimento religioso. Tali ragioni possono essere così riassunte: 1)Le prescrizioni dettagliate relative ai comportamenti e allo stile di vita (ad esempio vegetarianesimo con ulteriori restrizioni alimentari, tempi e modi di lavarsi, dormire per terra, digiuni, etc.); 2)Il fatto che il gruppo, già a partire dal primo corso, presenti la meditazione come una tecnica con effetti rilevanti sulla salute, quasi che la crescita spirituale e lo stato di buona salute andassero di pari passo, e contemporaneamente si potesse ottenere uno sviluppo delle capacità fisiche e psicologiche; 3) Appartengono al gruppo molti ambulatori nei quali operano medici e membri del Movimento e dove vengono proposte prevalentemente tecniche di medicina non convenzionale come descritto sul loro sito. Risulta che siano precocemente invitate adoperare in questi ambulatori anche persone non opportunamente abilitate; 4) Sono risultate presenti problematiche legate all’igiene, alle condizioni ambientali e all’utilizzo di cibi scaduti o deteriorati, talvolta coinvolgendo anche bambini (vedi “Testimonianze su alcuni Devadatta guidati soprattutto da don Guidalberto Bormiolini (Pistu)”); 5) E’ stata testimoniata la carenza di adeguate misure di sicurezza per coloro che collaborano nell’attività cantieristica; 6) Risultano incoraggiati comportamenti imprudenti, specialmente durante i ritiri, i training e i pellegrinaggi, che sono poi esitati anche in alcuni incidenti. E’ inoltre da rilevare che il Movimento si pone in atteggiamento molto critico nei confronti della Medicina convenzionale. Tuttavia le loro pratiche vengono motivate e giustificate adducendo basi scientifiche spesso non esistenti o non corrette. Andrebbero invece distinte le legittime motivazioni personali, anche religiose, da una presunta utilità se non necessità che in realtà la scienza non avvalla. (Vedi a tal proposito lo studio “Spiritualità e salute” pubblicato sul sito). In pratica, ciò che si rileva è che l’informazione data nell’ambito del gruppo è spesso parziale e/o scorretta e tendente a creare aspettative esageratamente ottimistiche nei confronti delle tecniche proposte o ingiustificatamente critiche nei confronti della medicina convenzionale con, talvolta, gravi rischi per la salute delle persone coinvolte. Sulla base delle testimonianze ricevute sono davvero molte le persone che sono state effettivamente danneggiate in tal senso, talvolta anche con gravissime conseguenze per il loro stato di salute psicofisico. Si rileva altresì che le istruzioni relative alle abitudini di vita, pur se accettabili o condivisibili a titolo personale, sono date senza discriminazioni adeguate in relazione alle caratteristiche del soggetto, alle attività svolte o alla presenza di eventuali predisposizioni o patologie in atto.

Dott. Radoani: In riferimento agli operatori che prestano servizio negli ambulatori, è stato segnalato il fatto che persone, non altrimenti competenti in ambito sanitario o riabilitativo, siano state in effetti invitate a curare altri sulla base della semplice frequentazione di un corso. A tal proposito si riporta un brano tratto dal “Direttivo sugli ambulatori” “Così, ecco che medico e terapista iniziano a lavorare insieme, e su questa relazione diciamo “legale”, altre figure possono innestarsi; sono le figure di cui parlavamo prima, lo shiatzuca, il reflessologo, il pranoterapista, tutte modalità che da sole faticherebbero a realizzarsi, e che invece inserite e “coperte” da figure mediche possono operare e svilupparsi. ”In questo contesto i medici sembrano servire a copertura di altri operatori.

Avv. Magnelli: Dall’esame della documentazione e delle testimonianze rese pubbliche può trarsi il legittimo convincimento che all’interno del gruppo si possa parlare di consumazione di reato tanto di delitto che di contravvenzione. Si tratta però di comportamenti di verosimile contenuto delittuoso. Verosimile perché ci sono comportamenti che all’evidenza potrebbero sembrare illeciti, illegittimi o comunque sindacabili magari dal punto di vista etico però non riconosciuti e quindi non perseguibili penalmente dal nostro codice penale. Infatti tutte le ipotesi di reato, delitto o contravvenzione, sono solo quelle che il nostro Codice Penale vigente definisce a tale titolo. D’altra parte “verosimili” perché comunque sono fatti che dovrebbero essere provati e quindi devono essere naturalmente supportati da idonee prove o quantomeno da indizi gravi, precisi e concordanti, i quali possono poi portare ad un giudizio di colpevolezza. Si ricorda in proposito che il nostro ordinamento afferma che vige il cosiddetto principio che “in dubbio pro reo” e quindi, nel dubbio, il reo viene assolto. Senza addentrarsi troppo approfonditamente nello specifico e sulla base della documentazione esaminata, gli illeciti che presumibilmente si sono consumati o si potrebbero consumare sono di due tipi, o meglio ci sono illeciti che possono essere perpetrati dal cosiddetto leader del gruppo nei confronti dei componenti del gruppo stesso e, invece, illeciti che possono essere perpetrati da ciascun componente del gruppo nei confronti di altri componenti. I reati ipotizzabili possono spaziare dai delitti contro l’incolumità della persona ai delitti contro il patrimonio. Mi limito ad elencarne qualcuno. I reati sicuramente più gravi consistono negli abusi sessuali, anche su minori, nella corruzione di minorenne e nelle lesioni, cioè tutti delitti contro l’inviolabilità della persona. Passiamo poi, ad esempio, alle truffe e traendo spunto da quanto riferito in ambito medico, ci sono anche delitti che consistono nello stato di incapacità provocato mediante violenza, nel trattamento idoneo a sopprimere la volontà, la coscienza altrui. Poi possiamo ipotizzare la circonvenzione di incapace. Quindi, dal punto di vista penale, le fattispecie potrebbero essere tante però con l’accorgimento detto prima, che cioè devono essere penalmente rilevanti e soprattutto devono essere supportate da prove. La prima attività da svolgersi resta quella di rivolgersi all’autorità competente quindi alla magistratura che naturalmente intraprenderà, qualora lo ritenesse opportuno, le necessarie indagini.

Dott. Radoani: A fronte delle informazioni legali fornite, viene ri-sottolineato, come precedentemente pubblicato sul sito, che il dibattito è solo un’occasione di confronto per portare alla luce problemi che ci sono stati e potrebbero ripetersi e fornire un’adeguata informazione, ma non c’è l’intenzione di fare un “processo” ai Ricostruttori. A tal proposito viene letto un comunicato dell’Arcidiocesi di Lucca in risposta all’informazione data riguardante lo svolgersi dell’attuale Tavola Rotonda, a tutti i Vescovi e Vicari generali delle Diocesi dove il gruppo è presente o si sta installando. Si specifica che si ha notizia che occasionalmente il gruppo si sia installato prima di aver formalmente informato la diocesi di competenza. L’arcidiocesi di Lucca è l’unica che ha inviato un comunicato ufficiale. In esso si riferisce che il Movimento è presente nel territorio della diocesi da molti anni e ne hanno fatto parte, in passato e attualmente, persone che sono in contatto con le loro istituzioni ecclesiali, anche attraverso periodici colloqui. Si dichiarano informati sulle attività e le iniziative del gruppo e sul sacerdote che guida il gruppo, residente a Firenze, ma regolarmente presente presso una delle sedi dei Ricostruttori sul territorio. Il Vicario generale afferma di non aver mai ricevuto segnalazioni di lamentele o critiche riguardo alle persone presenti nel gruppo dei Ricostruttori. Si informa poi che è stato pubblicato un libro, “Come l’acqua che scorre” scritto dalla Signora Maria Luisa Rinaldi, nel quale l’autrice racconta molti episodi della propria vita tra i quali la sua dolorosa esperienza con i Ricostruttori nella preghiera. Nonostante la lettura del testo lasci trapelare la sua profonda sofferenza e il suo disorientamento psicologico, l’autrice attualmente non risulta in cura psichiatrica né psicologica e svolge le sue normali attività così come la sua vita era trascorsa regolare sino all’inizio della sua frequentazione del Movimento. Ciononostante, come descritto nel libro, la signora ha subito alcuni ricoveri coatti su segnalazione dei Ricostruttori che, a fronte delle conseguenze del gravissimo trauma psicologico subito, non sono esitati in attuali indicazioni per la necessità di trattamenti farmacologici. Segue la lettura di una lettera scritta dall’autrice del libro e pubblicata su un giornale cattolico, “Tempi di fraternità”, alla quale è seguito un comunicato dei Ricostruttori, firmato dal Presidente del Movimento, a sua volta pubblicato. Successivamente è stata inviata al giornale l’ulteriore testimonianza di un’altra donna. Viene premesso che, ovviamente, chi rilascia una testimonianza è anche responsabile della veridicità di quanto esposto e si dà lettura dei testi citati

1° lettera, del maggio 2001: 10 anni fa ho frequentato i centri di Padre Cappelletto, il gesuita fondatore della comunità i Ricostruttori nella preghiera, e secondo il suo insegnamento praticavo le tre meditazioni quotidiane, non la doccia fredda che viene anche consigliata, lo yoga e l’alimentazione vegetariana. Il sabato e la domenica frequentavo i centri di Sant’Esuberanza e Sant’Apollinare. Ero entrata nel gruppo perché reduce dalla morte dei miei genitori per cancro e quindi molto angosciata. Speravo di trovare un po’ di pace nella meditazione. Sono invece stata frastornata dalle regole, dalle continue discussioni sull’alimentazione, dall’influenza della luna sui digiuni, dai contenuti del Santo Graal, sui Sufi, sulla necessità di soffrire fisicamente per divenire guaritori. Padre Cappelletto è considerato il tramite diretto con lo Spirito Santo, così ci si rivolge a lui e di lui si parla in comunità. Frattanto era nato dello scontento nella mia famiglia a causa dell’eccessiva dipendenza da parte mia nei confronti del Padre e del suo gruppo. Al termine dell’anno Padre Cappelletto mi ha fatta ricoverare con un ricovero coatto in un repartino di neuropsichiatria. Essendo cattolica osservante e praticante, non mi sono ribellata a questa iniziativa di un padre gesuita. Non sono però ritornata nel gruppo perché le medicine avevano scatenato, come effetto secondario, una forte depressione di cui ho sofferto per anni. Non ero depressa prima del ricovero e non ho mai sofferto di depressione prima. Come si esce dal gruppo si sente il forte bisogno di cercare un altro maestro da cui dipendere totalmente allo stesso modo. Il mio ricovero faceva parte delle esperienze estreme che padre Cappelletto impone in questa sua ricerca del paranormale. Col tempo mi sono liberata dalla forte influenza che il Padre esercita su tutti. E’ una figura di guru o maestro che decide senza appello sugli adepti. Ad esempio decide che non ci si deve curare con la medicina moderna, tanto meno con la radioterapia o con la chemioterapia. E’ recente il viaggio organizzato da Padre Cappelletto in Brasile con un gruppo di ammalati gravi per incontrare un guaritore miracoloso. Una parrocchiana di Don Piero Gallo ha partecipato a questo viaggio. La crisi con mio marito a seguito del ricovero si è accentuata provocando altri fatti che hanno portato alla separazione. Io sono giunta alla conclusione che se l’istituzione religiosa permette questi esperimenti di ricerca affannosa del paranormale attraverso il dolore, Dio è da cercare fuori dalla religione. Mi sono allontanata dalla religione per dieci anni e solo ora sto cercando di rientrare. Padre Cappelletto si è manifestatamene ispirato alla dottrina degli Ananda marga che presenta una serie di tecniche e credenze dettate dal maestro Anandamurti e chiunque frequenti i centri dei Ricostruttori può verificarlo. (….)

A questo segue un comunicato del Sig. Carlo Eusebio, Presidente del Movimento dei Ricostruttori: Si dice spesso che l’Italia è già terra di missione. La maggior parte della gente è lontana dal Cristo. Il problema di chi lavora per riconquistare i lontani è come avvicinarli, come interessarli ancora al messaggio e alle pratiche conseguenti. In missione non si dà per scontato che la gente venga a fare gli esercizi spirituali, tanto meno i lontani polemici e arrabbiati. Eppure c’è oggi tanta sete di spiritualità che prende direzioni ben precise, basta pensare alla fortuna di certe pubblicazioni e di certi autori e si ha già la direzione per muoverci. I temi sono sempre quelli tradizionali. Nuovo, assolutamente nuovo il modo di presentarli. Spesso è nuova solo la cornice perlopiù esoterica e orientaleggiante. Qualcuno che ha assistito a qualche ritiro nella grande cascina di Sant’Apollinare, in quel di Novara, per più di cento persone, si meravigliava di vederle prendere appunti, tutte attente al discorso che è quello solito, tradizionale in un ritiro di perseveranza, ma sono sedute per terra. Sarà solo perché si sono vendute le sedie? E invece è un piccolo sintomo esteriore di un diverso stile di vita, più semplice, più adatto ad una vita ascetica. Vogliono imparare e ce lo chiedono. Su richiesta si tiene il corso di meditazione profonda. Si tratta di un ciclo di 8 incontri teorico pratici in cui si insegna un buon rilassamento che sia preludio ad una preghiera esicastica sul tipo di quella insegnata dai celebri “Racconti di un pellegrino Russo”. La pratica quotidiana della meditazione viene accompagnata da esercizi fisici mutuati dalla tradizione yoga e dalle classiche pratiche ascetiche della tradizione monastica. Evitare fumo, alcool, carne, pesce, televisione e abituarsi a dormire sulla stuoia, rinunciando al letto. La formula sembra incontrare favore perché corsi del genere vengono ormai richiesti a Torino da 23 anni e si sono dovuti ripetere successivamente in varie città del Piemonte, a Milano, a Brescia, a Bergamo e poi a Genova, La Spezia, Arezzo, Roma, a Foggia, Salerno e ad Aci Reale. In seguito al corso di meditazione si formano piccoli gruppi di preghiera che si radunano settimanalmente e chiedono di essere accompagnati nel cammino spirituale con i soliti ritiri mensili e ritiri annuali di una settimana. Qui si può finalmente sottolineare la centralità del Cristo e far apprezzare la ricchezza dei sacramenti, cosa che non si può fare durante il corso di meditazione per non ostacolare l’avvicinamento di chi non è ancora disposto ad accettare tutta la tradizione. Interessante è che una buona parte di chi domanda questi corsi sono persone lontane dalla Chiesa e spesso in polemica con le sue strutture e nonostante questo richiedono nuove strutture, analoghe a quelle tradizionali e diventano, non senza loro sorpresa, desiderosi di portare altri su questa strada di preghiera e di spiritualità cristiana. E sanno veramente come si avvicinano i lontani perché ne conoscono il linguaggio. Si son dati ad inventare corsi di tutti i generi, corsi di relax, di yoga, rieducazione sanitaria, etc, per far capire alla gente che certi mali fisici provengono da malesseri psichici o spirituali, e anche corsi di storia delle religioni per soddisfare un sentito bisogno di oggi. In tutti questi corsi riescono ad avvicinare le persone giuste che potranno essere avviate utilmente al corso di meditazione. I frutti di tutta questa attività apostolica si vedono soprattutto nei ritiri, tante confessioni decennali, tante conversioni e trasformazioni di moralità. Una settantina di giovani hanno chiesto di vivere comunitariamente i consigli evangelici e tra questi 23 sono entrati in seminario per maturare la vocazione sacerdotale. Ora il Movimento può contare su 16 sacerdoti e 15 professionisti laici che tengono con me i corsi di meditazione. Una trentina di professionisti organizzano gli altri corsi propedeutici e parecchi medici lavorano con sensibilità apostolica in 3 ambulatori del Movimento. I ritiri mensili si tengono in centri dal Piemonte alla Sicilia. Per i ritiri annuali sono state attrezzate alcune baite sopra a Graglia nei monti del Biellese e nel Casentino. Queste strutture sono ricostruzioni, talvolta radicali, di complessi semidistrutti, che hanno dato l’occasione per la denominazione del Movimento detto appunto de “I Ricostruttori nella Preghiera”. Il Movimento è stato riconosciuto dal Vescovo di La Spezia, Monsignor GiulioSanguineti, il 10 maggio del ’93 e dal Ministero dell’Interno come Ente Morale l’8 ottobre 1997.

A questa risposta del Sig Eusebio, ha fatto seguito un’altra testimonianza che non è stata pubblicata dal giornale per motivi un po’ particolari, ma comunque è stata inviata all’Asaap con l’autorizzazione di leggerla in questa sede e che riporta le vicende di una donna la cui famiglia è stata disgregata a seguito dell’ingresso del marito nel Movimento dopo la morte per un incidente della loro figlia sedicenne (vedi testimonianza “Una donna ferita” pubblicata sul sito). Come questa, l’Asaap ha ricevuto diverse altre testimonianze, soprattutto di famiglie divise, talvolta con relazioni aperte con altri appartenenti al Movimento ma dove queste relazioni sono poi state fatte pesare a viva forza e legalmente sul coniuge non consenziente a queste relazioni. Tutte queste situazioni hanno indotto l’Asaap a chiedersi cosa ci potesse essere di vero e che cosa si potesse fare. Forse la cosa più importante è di guardare insieme dentro a questo Movimento con l’auspicio che possano essere fatte proposte costruttive da portare al Movimento stesso e da questo considerate. Sono pertanto invitati ad intervenire i partecipanti per eventuali commenti o quesiti da porre.

Partecipante: Ho vissuto un’esperienza lunga facendo la stessa vita dei comunitari pur non facendone ufficialmente parte. In riferimento ai testi commentati da Suor Cecilia e specificato di essere stato molto in contatto con Padre Guidalberto Bormolini, ammette che il sacerdote facesse spesso intendere di essere a conoscenza di dettagli per lo più sconosciuti agli altri e da rivelare a persone selezionate, in particolare a giovani, cioè persone che hanno interessi particolari nei confronti della spiritualità, del new age, etc, e gli vengono fatte queste confidenze che estrapolate dal contesto possono far sorridere ma quando si pensa che tante persone finiscono per prenderle per vere e, aldilà della loro verità, finiscono per praticarle all’interno della loro vita, ad agirle nella loro mente con dei risultati che non sono poi universalmente validi, non possono essere sempre positivi, allora la cosa dà da pensare. Riferisce come padre Guidalberto commentasse il testo “L’uomo verso l’assoluto” ritenendo che avesse un significato nascosto. In particolare, i concetti riferiti all’induismo tratterebbero anche del rapporto tra il maestro e il discepolo e delle modalità di avvicinamento, i cosiddetti triangoli di luce della tradizione indiana, con cui le persone vengono avvicinate e contattate in maniera non fisica ma sottile, tanto che all’interno del corso di meditazione, la persona che tiene il corso di meditazione è tenuta a seguire questa pratica del triangolo di luce visualizzando questo triangolo che va verso le persone per… sono parole testuali di Guidalberto Bormolini, appunto stabilire un contatto più profondo. In pratica, sarebbero fornite tante informazioni malamente cucite insieme e che alla fine non fanno capo a quella che è una tradizione indiana o meglio, data la vastità della tradizione indiana, al messaggio degli anandamarga dai quali rituali il gruppo attinge a piene mani, nonostante che questa affiliazione (….) non viene messa in risalto, anzi se ne prendano le distanze con un atteggiamento di concorrenzialità. Una logica di competizione che non dovrebbe appartenere alla sfera della spiritualità. Riconosciuta in sala una persona del movimento che ha anche un certo peso, un certo curriculum di studi (….) in relazione all’operato di Guidalberto Bormolini (….) rimando a questa persona che è presente in sala e che forse vorrà partecipare attivamente al nostro confronto.

Partecipante: (nda. Non parla al microfono e le parole non sono ben udibili, ci si scusa per eventuali errori od omissioni nella trascrizione) Dichiara di essere presente solo in qualità di uditore perché non ha ricevuto l’invito.

Dott. Radoani: ribadisce che l’invito era esteso a tutti.

Partecipante (nda. Non parla al microfono e le parole non sono ben udibili, ci si scusa per eventuali errori od omissioni nella trascrizione) No, non siamo stati invitati anche se c’è scritto che possiamo partecipare. Ribadisce di essere presente solo in qualità di uditore. Comunque non è qui che posso spiegare tutta una realtà vasta… Penso che questo non sia il contesto per riuscire a chiarire le cose.

Dott. Radoani: Pur nella libertà di scelta individuale, auspica un intervento della persona coinvolta perché se ci sono delle domande specifiche su questo Movimento, chi meglio di una persona appartenente può rispondere?

Partecipante: Descrive quelli che sono i concetti che vengono diffusi tra i comunitari, le voci di corridoio, ma che comunque finiscono con il condizionare pesantemente l’opinione e i convincimenti comuni. Ad esempio il paragone tra Yoga e l’attività di mortificazione dei Padri del deserto. Riferisce la perplessità che, anche persone studiose nell’ambito religioso, possano sovrapporre le pratiche orientali in uso nel gruppo con quelle esicastiche, soltanto sulla base della provenienza del proprio mantra. Posso dire: così sto praticando esicasmo? Non è che voglio condannare le pratiche induiste ma soltanto voglio sottolineare il fatto che è una inconsapevolezza estremamente grave. (….) E’ una differenza di percezione che poi può dare risultati devastanti. E mi sembra che qui di risultati devastanti ne abbiamo.

Dott. Radoani: Aggiunge che sulla base della documentazione in suo possesso molte delle tecniche insegnate a partire dal corso di meditazione non sembrano né propriamente esicaste né induiste. Molte sono tuttavia assimilabili a ben consolidate tecniche ipnotiche e di visualizzazione ipnotica. Tali tecniche, se usate da persone non competenti, possono provocare a volte anche problemi psichici notevoli, perché possono slatentizzare delle patologie preesistenti e che non possono essere valutate se non da personale competente. Quindi usare questi metodi diventa veramente pericoloso.

Partecipante: Conferma, soprattutto quando non c’è la consapevolezza che si tratta di metodi ipnotici e autoipnotici. Chi infatti consiglia l’utilizzo di queste tecniche in contesti diversi, avverte: “state usando l’autoipnosi”, in modo che la persona ne faccia un uso consapevole. Ma parlare di queste cose soltanto nei termini dei benefici che se ne possono ricavare è innanzi tutto un’informazione incompleta e poi un’informazione sbagliata e poi è un’informazione pericolosa. Risulta essere ad esempio incompleta l’informazione che viene data circa l’utilizzo dell’esercizio della visualizzazione dei difetti, della quale non vengono riferite tutte le implicazioni psicofisiche. L’informazione incompleta genera inconsapevolezza: va bene che si dica che una persona l’ha praticata con successo e lo si dice al corso di meditazione ma tutto il corollario che c’è dietro,…(… ) Basterebbe anche un po’ di buon senso ma quando una persona che da un lato pensa di praticare una pratica induista per praticare l’esicasmo, dove l’ha messo il buon senso?

Dott. Radoani: Chiede se altri sono disponibili a raccontare come si svolgono i corsi di meditazione e se qualcuno può meglio specificare come venga scelto il mantra personale. Chiarisce inoltre che nell’esicasmo il cosiddetto mantra comprende la ripetizione del nome di Gesù mentre, dalle testimonianze ricevute, sembra che il mantra utilizzato nell’ambito dei Ricostruttori possa anche essere estraneo alla sfera cristiana. In ogni caso, la sola recitazione di un mantra è legame troppo labile per poter definire la pratica dei Ricostruttori come esicasta.

Suor Cecilia: Riprende l’argomento del cammino verso l’assoluto, commentando l’intervento del partecipante. Quello che lui ha detto conferma quanto già supposto, anche se non esplicitato nel libro ma che trasparisce, cioè che si intenda apparentemente seguire una forma di dottrina che è la forma più alta, il Brahamanesimo: quella che vorrebbe portare all’identificazione dell’individuo con il divino. Cioè vorrebbe portare alla scoperta del divino che è in noi e che quindi ci fa identici, ci identifica a Dio. Ora questa corrente, questo fine, non è poi quasi mai raggiunto perché è estremamente difficile. Esige una contemplazione che ho visto praticare in India, per decine e decine di ore consecutive fissate su una meta unica che dovrebbe rappresentare l’assoluto, dove l’individuo si immedesima nell’assoluto e prende coscienza di essere Dio. E quindi la preghiera non esiste più, altro che esicasmo! La preghiera finisce con l’essere autocontemplazione. Non può che essere questo: questa è l’ipotesi che ho sostenuto nella mia tesi e che è stata accettata dai professori Indù. Questa corrente porta ad una forma di autocontemplazione dove la preghiera non esiste perché la preghiera suppone una distinzione fra l’individuo e Dio. Se io mi identifico con Dio, la preghiera non esiste più. Ma oltre a questo, questa corrente che insiste tanto sulla meditazione profonda (e che, se fosse applicata in questo contesto, allora è descritta in modo discutibile) dovrebbe portare a questo fine che però presuppone una presunzione grandissima da parte dell’individuo. L’individuo che si ritiene identico a Dio si ritiene sottratto ad ogni legge morale. Questo è un altro dei punti classici di questa forma meditativa, di questa forma superiore. Questa forma di presunzione porta poi ad una forma di orgoglio dove si dice: “quando sono arrivato divento eterno, infinito, onnisciente, onnipresente, perché io sono il Brahma”. La formula conclusiva di questa meditazione è appunto “io sono il Brahma”. Cioè Dio sono io, ed è la formula, uno dei mantra più frequenti che il guru dà al discepolo. Quindi è evidente che porta ad una forma di grande presunzione, di grande orgoglio e all’affermazione che io sono aldilà del bene e del male. Un titolo che ci è molto noto nella filosofia tedesca dell’ ‘800 che ha accolto nel bene e nel male questa dottrina. E questo porta ad una sottrazione ad ogni giudizio, in quanto si appartiene ad una sfera superiore dove la pratica o i precetti morali non hanno più nessun senso, non hanno necessità di essere osservati. Quindi è estremamente pericoloso per tutte le sue conseguenze. Ammesso poi che il soggetto la realizzi, cosa molto molto difficile, e comunque non con i metodi psicofisici che non hanno niente in comune con l’esicasmo e con la meditazione indù: almeno la meditazione indù è una cosa seria. Può portare a risultati catastrofici ma in sé, come è impostata, è perlomeno una cosa coerente, mentre, per quanto riguarda gli insegnamenti di questo gruppo, sembra non esserci tale coerenza ma piuttosto un disordine di accostamenti di teorie completamente diverse senza specificare e tener conto di che cos’è la vera meditazione e che cosa comporta e quali risultati può davvero produrre.

Dott. Radoani: Il corso di meditazione, proprio alla prima lezione, sostiene che attraverso queste  tecniche si raggiungono 5 livelli di coscienza e “C’è una somiglianza fra queste cose, fra questi 5 livelli e quel fatto in cui si dice che il Maestro ha portato 3 dei suoi discepoli su un alto monte e li ha messi a pregare (questo è il 1 livello, quello della concentrazione). Dopo un po’ che stanno cosi, si dice che hanno cominciato a vedere che il Maestro è diventato tutto luminoso, come se si fosse trasformato. Invece gli interpreti più avveduti dicono che non è che in quel momento il Maestro abbia emesso la luce, ma che è caduto il velo dagli occhi dei discepoli, che hanno così visto quello che c’era sempre stato. E’ il 2 livello, quello in cui si vedono i colori delle persone, la loro luminosità, l’aura, come si dice. (si nota effettivamente la mescolanza di concetti molto diversi tra loro) E poi, quando si sono abituati a questa luce, vedono accanto al Maestro due personaggi di epoche diverse del passato che parlano fra loro del futuro (Mosè ed Elia). Come se vedessimo oggi Giulio Cesare che parla con Galileo di cose future. E’ il 3 livello, quello al di là del tempo. Poi, una nube li avvolge tutti. Pietro non capisce più niente e dice quella famosa frase: “E’ bello per noi stare qui, facciamo tre tende”. E’ la gioia del 4 livello, in cui uno quasi sembra di impazzire, perché quello che percepisce va oltre la mente. Si chiama l’excessus mentis. E poi sentono una voce ec adono a terra e restano lì finché il Maestro non li richiama alla realtà. E’ il 5 livello. E il Maestro gli impone di non dire niente a nessuno, finché tutto non fosse compiuto. Queste cose sono state dette e indicano una strada, una meta altissima. (vedi il documento “Corso di meditazione”).

Suor Cecilia:  Io ritengo che tutti questi fenomeni siano di ordine psichico. In questo libro, “Yogaper pregare”, l’autore racconta del suo maestro che: Mi abituò a una perfetta respirazione, primo passo per la concentrazione. Cominciò poi a insegnarmi le tecniche più elementari per rallentare il metabolismo e le onde cerebrali, quanto cioè è indispensabile per controllare la mente e impedire totalmente le distrazioni. Dopo pochi mesi potei finalmente gustare la meditazione profonda; finalmente provavo la sensazione di offrire tutto il mio essere nella preghiera. Il corpo preparava e accompagnava la profondità della meditazione. Il respiro la cullava. La ritrovata unità di fisico, psiche e spirito orchestrava la melodia del mantra. Provavo finalmente la sensazione della profondità, la discesa nell’interiore, il lento svuotarmi per lasciar spazio all’infinito. Io credo che sia una grande illusione. Cioè il mondo secondo la concezione induista è diviso in 3 parti: il mondo materiale o terrestre, il mondo dell’aria, e il terzo è quello spirituale. Queste tecniche psicofisiche portano al secondo, che è quello psichico, cioè quello dell’aria, dove si evocano queste facoltà che possono portare a forme di esaltazione, visibili negli ashram indù, e che sono scambiate per estasi o per conoscenze spirituali superiori ma che in realtà sono fenomeni psichici. E lo si capisce dai risultati. Perché se, come dice il Vangelo, dai frutti si conosce l’albero, basta vedere i risultati all’interno di questi ashram per capire che non siamo a livello spirituale ma a livello psichico. Ci si illude, si interpretano questi fenomeni straordinari come fenomeni spirituali ma sono solo fenomeni di esaltazione psichica. Negli ashram indù si può arrivare persino all’uso di droghe per ottenere questi stati di esaltazione che vengono poi confusi con l’estasi. Io temo che in questo movimento ci sia questa confusione, che si tratti dei famosi stadi intermedi di cui parla tanto San Paolo, nella lettera ai Colossesi e nella lettera ai Galati, dove tratta di questi strati, di queste potenze dell’aria, come le definisce. Queste hanno un dominio estremo sull’uomo, possono anche trasmettere “poteri” estremi all’uomo ma che solo la potenza di Gesù Cristo ha dominato. In questo Movimento mi pare che Gesù Cristo sia troppo poco preso in considerazione mentre il cristianesimo è fondamentalmente Gesù Cristo. A me sembra che qui si trattino pratiche difficili da contestualizzare e da afferrare perché sono fenomeni un po’ strani che sono al di fuori dell’ordine naturale ma che sono ancora nell’ambito psichico, che sono nell’ambito delle potenze dell’aria, come San Paolo ben definisce.

Dott. Radoani: In effetti nel gruppo si tratta anche di altre correnti, dal tantrismo allo sciamanesimo, dai Celti all’esoterismo in un confusa miscellanea. Viene da chiedersi a cosa serva attirare le persone con questi sistemi per portarle poi a cosa? Perché, dalle testimonianze a noi giunte, noi non abbiamo ancora capito a cosa vengono portate e quasi nessuno afferma di essere stato accompagnato verso una pratica cristiana.

Partecipante: Dichiara di aver fatto parte dei Ricostruttori per un breve periodo e di aver constatato come il gruppo sfrutti soprattutto un insieme di conoscenze anche di ordine esoterico facendo un taglia e incolla generale ma riassemblato in modo da poter far rientrare anche le più svariate correnti negli insegnamenti del gruppo stesso. Concetti come il Graal e simili risultano coinvolgenti soprattutto per i giovani. Ad esempio viene detto che Padre Cappelletto è il portatore del Graal. Questa è una teoria che sulle menti dei ragazzi ha l’effetto di una bomba atomica. Il partecipante, minorenne all’epoca della sua frequentazione del gruppo, ricorda le famose serate esoteriche,  le chiacchierate in quegli scantinati a Santa Maria in Acone tenute da Pistu (Bormolini), il quale si vantava di essere conoscitore di segreti, di essere capace di trasmettere anche capacità. Nei successivi studi superiori, chi parla ha avuto modo di constatare che molti degli insegnamenti ricevuti dai Ricostruttori erano in realtà travisati o errati. Molte erano certamente solo voci, input, come il fatto che loro fossero gli eletti dell’Apocalisse di San Giovanni, ma in realtà, in quel clima e in quel contesto, erano convinzioni che facevano presa soprattutto sui giovanissimi: qui c’è veramente gente convinta che se c’è un veleno e gli fai sopra il segno della croce non ti fa niente, (….) gente convinta di poter andare contro i muri e non farsi niente, gente convinta di poter passare sui carboni ardenti. La cosa che irrita maggiormente è che alcuni di questi concetti e di queste pratiche potrebbero avere anche un loro valore e richiedere una profonda preparazione, mentre nel gruppo vengono comprese e trattate in maniera superficiale. L’impressione è che vengano usate proprio per far presa sui ragazzi che poi vengono però sfruttati per lavorare nelle loro sedi. Quindi queste conoscenze esoteriche non sono altro che una scusa.

Partecipante: Vorrei chiedere come è possibile che la gente creda a queste cose, che un ragazzo giovane possa credere a queste cose?

Partecipante: Puoi conoscere il gruppo attraverso persone insospettabili e poi, specialmente se sei giovanissimo come chi sta parlando, rimani affascinato da figure carismatiche come Padre Cappelletto o Pistu. Il fatto è che vieni preparato per l’adorazione, vieni preparato per digerire queste figure. (… ) … poi magari uno ha già l’interesse per l’oriente o per certe tipi di pratiche spirituali. Poi a questo si aggiunge la paura… (… ) sono tante le cose che possono essere interessanti per un giovane: feste, uscite. Il fatto è che poi ho travato poco di vero, di reale anche a livello spirituale, cioè mancava qualcosa. Era solo una facciata.

Dott. Piras: A proposito della domanda posta. Ci sono studi che hanno indagato su quali sono le categorie di persone che possono essere attratte da queste credenze. Spesso si tratta di persone che hanno subito traumi psicologici acuti o cronici che le hanno portate ad una sfiducia nella propria capacità di controllare direttamente la propria vita. Può trattarsi di lutti, perdite affettive, malattie ma anche l’adolescenza è, in sé, un periodo “traumatico” della propria vita. In questo caso si può tendere ad affidarsi a “poteri extrasensoriali” o ad altre persone che dichiarano di possedere capacità straordinarie. Vi sono poi, naturalmente, soggetti con disturbi psicologici di varia origine, ma non sono necessariamente la maggior parte. Infine, ci sono i soggetti con una “propensione alla fantasia”. La fantasia non è certo una patologia anche se può predisporre ad una certa suggestionabilità. Le persone veramente creative, tuttavia, raramente aderiscono per lungo tempo e in toto a regimi strettamente disciplinanti. Una volta che ci si è invece avvicinati alle credenze paranormali, entrano in gioco altri fattori che possono sommarsi a quelli predisponenti individuali. Ad esempio, l’abbassamento, etero o autoindotto, della soglia di vigilanza per periodi protratti attraverso tecniche specifiche; il desiderio personale di rinunciare alla propria capacità critica, alla propria volontà e identità, come spesso viene insegnato travisando il concetto di “Ego”; il rinforzo del gruppo che condivide le credenze. Quest’ultimo, in particolare, può agire attraverso un potente fenomeno definito come “contagio emotivo” e ben visibile nelle tifoserie degli stadi in occasione di importanti partite di calcio. L’appartenenza ad un gruppo, inoltre, rinforza il proprio senso di sicurezza e il timore di una sua disapprovazione può essere fortemente influente. In pratica si arriva a pensare: “Se tutti ci credono, allora sarà vero. Anche se i miei sensi e la mia logica mi suggeriscono che non è così”. Da quel momento, non solo saranno selezionate solo le prove a favore della credenza in questione, ma si rinuncerà anche a sottoporre le proprie esperienze a quella che viene definita “la prova della realtà”. Il processo non è ovviamente automatico e la pratica di una tecnica di rilassamento o di un esercizio di visualizzazione non è dannoso in sé quanto è piuttosto la concomitanza di più fattori che può esitare in conseguenze devastanti.

Partecipante: Tratta dell’autoreferenzialità del gruppo, considerata come una delle caratteristiche dei metodi settari, insieme alla chiusura verso l’interno e alla critica degli altri. Così come è stato riferito che si crede che Padre Cappelletto sia il portatore del Graal, altri ritengono che si tratti invece di Melchisedek. Quando questa credenza fu riferita a Padre Guidalberto, egli sottovalutò la cosa, affermando: “Ma dai, è così una brava persona che se anche lo pensa…”. Un fenomeno simile riguarda la diffusa convinzione che Padre Cappelletto compia miracoli. Uno, ad esempio, riguarda la morte di un giovane a Terni, mentre cercava una grotta. Si racconta nel gruppo che il ragazzo avesse un tumore o un angioma al cervello e che Padre Cappelletto lo avesse graziato, anche se poi morì in quell’incidente.

Partecipante: Il ragazzo era un comunitario di Lucca. Si dice che il Padre gli avrebbe imposto le mani sulla testa e gli sarebbe colato del sangue e che in conseguenza di ciò si sarebbe fatto monaco nella comunità dei Ricostruttori. E poi in un incidente è caduto da uno strapiombo.

Partecipante: Il fatto è stato poi strumentalizzato. Padre Cappelletto vanterebbe il dono della comunicazione con i defunti e, il giorno successivo alla morte del ragazzo, affermò che il giovane si sarebbe scusato per il disturbo che aveva arrecato morendo durante il ritiro. E chiedeva preghiera. E’ rimasta però la convinzione che questo avvenimento abbia favorito l’aumento del numero di persone che frequentano Terni. Si dice anche che il mantra che verrebbe dato agli avanzati nella comunità è “noi siamo gli eletti” Vorrei sapere se è vero dai Ricostruttori.

Partecipante: (nda. Non parla al microfono e le parole non sono ben udibili, ci si scusa per eventuali errori od omissioni nella trascrizione) non è vero, ma quasi tutto quello che hai detto tu non è vero. Certe verità le scopro solo adesso…

Partecipante: Dichiara di aver frequentato il corso di meditazione e qualche ritiro mensile ma che per me era soprattutto un’occasione per stare in compagnia, con gente con la quale stavi bene, perché si respirava un’aria tranquilla. Una volta ha frequentato il ritiro annuale a Sant’Esuberanza e al ritorno pensò che era una banda di matti perché erano persone che non facevano che parlare della figura e dei miracoli di Padre Cappelletto. Quindi che frequenti o non frequenti basta che ti affacci alla porta della cascina che certe voci ti arrivano. Quindi immagino che per i comunitari il lavaggio del cervello sull’argomento te lo fanno.

Partecipante: Ritiene possibile che il comportamento di Padre Cappelletto possa variare a seconda dell’interlocutore. Ad esempio a me disse che non era un veggente. Però poi si sente dire al ritiro che gli sarebbe apparso lo scrittore Dario Bellezza prima di morire, che lui avrebbe chiamato un posto la cascata degli angeli perché lì gli sarebbero apparsi gli angeli. Ciò che ne risulta è un alone di mistero.

Partecipante: sono un po’ emozionato perché sono due ore che macino cose che non conoscevo. Dichiara di aver frequentato il corso di meditazione molti anni fa e di aver poi seguito i Ricostruttori trovandone grande beneficio personale e per tutta la famiglia che è molto più unita e molto più raccolta. Sentendo quello che è stato detto qua sembrava che si parlasse di un altro movimento non di quello a cui partecipo e di cui io sono orgoglioso di partecipare e di vivere e molte cose sono state presentate in un modo diverso da quelle che conosco io. Lamenta il fatto che si siano soprattutto sottolineati gli aspetti negativi del gruppo, tralasciando invece quelli positivi. In questo momento mi sento molto come in dubbio, dove sono stato. Non ho mai visto dove ero, ho sempre avuto gli occhi chiusi, oppure qua si parla in un modo che non è quello che ho visto io? Se si sta facendo il processo a un gruppo o un processo in generale, normalmente ci sono due parti: chi dice che accusa e chi si difende e mi sembra che tutti accusino e per difendere forse ci sono io. Chiedevate di qualcun altro ma non è stato chiamato. Non si fa così, un processo non si fa in questo modo…Varie voci di fondo

Dott. Radoani: Viene ribadito che l’invito era stato esteso a tutti attraverso il sito e che non si tratta di un processo. Si sottolinea che infatti i Ricostruttori sono presenti ma hanno dichiarato di non voler intervenire nel dibattito.

Partecipante: è comunque un atto di accusa da parte di tanti. Riconosce uno dei partecipanti e ne constata il malumore: avrai subito delle cose che ti hanno fatto veramente male e mi dispiace. Non riesco a capire cosa possono essere state. Continui a dire: dicono voci di corridoio che il padre, però quando poi vai da lui, lui non ti dice sì io sono. Io ci sono andato a parlare tante volte e mi è sembrata una persona molto umana. All’altezza di quello che è, di quello che può essere con tutti gli altri. Senza mai uscire dalle righe. Mi è sembrata una persona normale perché personalmente avrei avuto paura di entrare in una setta perché se fosse così come si presenta qua sarebbe stata una setta. E sia come educazione che come formazione io ho sempre seguito i gruppi parrocchiali, sono cresciuto in parrocchia ho sempre avuto paura di potermi avvicinare ad un gruppo che comunque poteva essere in grado di farmi il lavaggio del cervello e di farmi pensare delle cose che non avrei mai voluto pensare ed è per questo che qua mi trovo molto a disagio e sento delle cose che per me non sono vere. Poi io non ho frequentato il movimento che è molto vasto in tutta Italia, può darsi anche che ci sia qualcuno che si sia comportato male e sicuramente ci può essere, in mezzo a tante persone qualcuno che ha travisato o ha agito male ma che io sappia possiamo dire che in tutti i gruppi che sono fatti da uomini, c’è sempre qualcuno che agisce male o in momenti particolari cade e arriva a compiere delle cose di cui poi si pente che però ha compiuto e ha dato dei danni anche agli altri. Io di più non so cosa dire. Soprattutto, secondo me, vedendo una persona che ha una bella esperienza e conosce tante cose (probabilmente rivolto a Suor Cecilia), mi piacerebbe che lei potesse conoscere i due aspetti del gruppo, anche dall’altra parte per poter dare un giudizio che potrebbe essere interessante anche per me. Perché se poi veramente ho preso un granchio o ho preso una strada sbagliata, in questo momento non ve lo posso dire perché mi trovo molto bene e sono molto contento però mi si possono chiudere gli occhi e potrebbero esserci delle cose di cui io non mi sono accorto.

Dott. Radoani: Ribadisce che, a seguito della richiesta di questo confronto, l’invito è stato pubblicato sul sito, anche perché non era materialmente possibile scrivere personalmente a tutti. Ringrazia sentitamente l’ultimo intervenuto per la sua correttezza e per aver accettato di riferire il suo punto di vista.

Partecipante: Dichiara di aver frequentato il gruppo per moltissimi anni e riprende il tema degli ambulatori. Mi ha sempre colpito, fin da quando ho cominciato a frequentare il gruppo, (…) che al corso di meditazione venissero dati dei consigli che non erano prettamente spirituali. Cioè rientravano in un ambito di tipo dietetica e alimentazione e venissero dati con un’autorità come se gli stessi fossero dei medici. Il partecipante stesso ha sentito Padre Cappelletto fornire indicazioni in tal senso durante il corso di meditazione. Le persone vanno da lui anche per chiedere da che medico curarsi e lui non le orienterebbe verso uno specialista adeguato alla patologia dichiarata (ad esempio uno psicologo o uno psichiatra, in caso di disturbi di ordine psicologico). E’ a conoscenza di un caso in cui un soggetto sarebbe stato inviato ad un medico non specialista in psichiatria, il quale avrebbe comunque prescritto psicofarmaci con un notevole aggravamento della sintomatologia, rientrata solo dopo aver finalmente consultato uno specialista di competenza. Più in generale, denuncia il fatto che Padre Cappelletto fornirebbe indicazioni importanti a molti e su vari aspetti della propria vita. Cita il caso di una biologa che, alcuni anni fa, avrebbe curato i tumori con una terapia basata sull’alimentazione e alla quale vennero inviate molte persone, alcune delle quali poi morirono. Cita anche il caso di un medico che arrivava dai Paesi dell’Est e che curava i tumori con un metodo ad onde elettromagnetiche. Conosce una persona che con questo metodo guarì, ma altre morirono. Infine racconta del caso del guaritore brasiliano dal quale Padre Cappelletto accompagnò molte persone e anche in questo caso, molte morirono. Padre Cappelletto sostiene anche, è stato udito personalmente, che gli ambulatori dei Ricostruttori concentrino tutte le più avanzate o recenti terapie. Ciò appare decisamente presuntuoso. Benché negli ambulatori Devadatta lavorino anche medici molto coscienziosi, ci sono anche operatori non qualificati in ambito sanitario. Alcuni sono realmente competenti e abilitati nel loro settore, ma ce ne sono altri che, ad esempio, praticano l’agopuntura solo dopo aver fatto un corso in Cina ma senza alcuna competenza medica di base. In tutte queste cose secondo me bisognerebbe stare attenti. Non voglio criticare ma voglio fare questa osservazione. La stessa presunzione si può rilevare da parte del gruppo nei confronti della Chiesa o di altri movimenti Ecclesiastici, come ad esempio Comunione e Liberazione. Naturalmente queste sono normali rivalità tra gruppi ma il Padre sostiene che solo i Ricostruttori dicono il vero. E, a proposito di autoreferenzialità, è davvero comune ritenere vera una cosa solo perché l’ha affermata Padre Cappelletto. Questo accade persino quando lui si contraddice o dà indicazioni diverse in momenti diversi. E’ ad esempio accaduto che un anno, al ritiro di Sant’Esuberanza sostenesse l’inutilità della Psicologia, mentre l’anno successivo affermava il contrario. Ringrazia l’autore dell’intervento precedente il suo, nonostante egli abbia dichiarato di non aver mai visto accadere i fatti narrati. A tal proposito cita due esperienze personali nelle quali Padre Cappelletto, a seguito di una sua richiesta di consiglio, lo ha molto molto incoraggiato, in pratica ribadendo le stesse indicazioni ad ogni incontro settimanale. In totale obbedienza sono state seguite queste indicazioni, nonostante fossero in contrasto con il proprio sentire e desiderio personale, ma esse non hanno poi sortito gli effetti desiderati. Quando è stato evidente che i consigli di Padre Cappelletto si erano rivelati sbagliati, egli ha cominciato a dire cose false su di me. Una meno grave, cioè soltanto una bugia, l’altra più grave di tipo psicologico, cioè che io avevo una malattia psicologica. Questo non è stato detto personalmente all’interessato ma ad altri: se fosse stata un’osservazione data per il bene personale, sarebbe stata data solo all’interessato. In questo caso l’interessato non ne sapeva nulla mentre è stata riferita ad altri. In ogni caso non è risultata neppure corretta, in quanto, a seguito di successivi controlli da parte di specialisti psicologi, è risultato che io non avevo niente di tutto ciò. Viene sottolineata l’abitudine di Padre Cappelletto di attribuire frequentemente malattie psichiche alle persone e questo nonostante lui non sia laureato in psicologia né sia abilitato in tale ambito. Inoltre è da biasimare il fatto che lui non rivolga le sue osservazioni all’interessato ma ad altri, quasi che voglia screditarne la credibilità. Se, infatti, fosse anche uno psicologo, non dovrebbe comunque riferire ad altri queste osservazioni inerenti una sfera così personale e delicata.

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